L’Uomo d’Acciaio – La seconda Recensione

Pubblicato il 1 Luglio 2013 alle 20:00

Torna finalmente sul grande schermo il capostipite dei supereroi: Superman ! E lo fa in grande stile grazie al talento visionario del regista Zack Snyder e alla sceneggiatura di David S. Goyer, già artefice della fortunata trilogia del Cavaliere Oscuro diretta da Christopher Nolan, che qui riveste il ruolo di produttore

luomo dacciaio poster italiano

L’Uomo d’Acciaio

Titolo originale: Man of Steel
Genere: Supereroi – Fantascienza
Regia: Zack Snyder
Interpreti: Henry Cavill, Amy Adams, Michael Shannon, Russell Crowe, Kevin Costner, Diane Lane, Laurence Fishburne, Antje Traue, Ayelet Zurer, Christopher Meloni
Provenienza: USA
Durata: 143 min.
Casa di produzione: Warner Bros., Legendary Pictures, Syncopy, DC Entertainment, Third Act Productions
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 14 giugno 2013 (USA), 20 giugno 2013 (Italia)
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Superman è indubbiamente un personaggio che ha fatto la storia del fumetto e non solo. Un’autentica icona, che però rischia di non trovare più un suo spazio per via di un pubblico sempre più esigente e smaliziato, che ha già visto mille uomini volare o sparare raggi laser dagli occhi, e che tende a preferire gli antieroi agli eroi, meglio ancora se violenti, molto complessati e vestiti alla moda.  Per cui, la domanda che nasce spontanea è:  si può attualizzare anche per il nuovo millennio un personaggio classico per definizione come Superman ???

L’ardua impresa  è stata affidata al talento visionario di Zack Snyder, regista già apprezzato per altri fortunati cinecomics come Watchmen e 300. Al suo fianco, poi, ci sono le menti che hanno dato vita al maggior successo della Warner/Dc di questi ultimi anni, ovvero la trilogia di Batman diretta da Christopher Nolan, che qui ricopre unicamente il ruolo di produttore, mentre lo sceneggiatore è sempre lo stesso, David S. Goyer, a cui si deve anche il rilancio, anni prima, del vampiro marvelliano Blade.

Man of Steel / L’Uomo d’Acciaio è sicuramente un film che ha il chiaro intento di svecchiare in qualche modo il personaggio e renderlo accattivante anche per le nuove generazioni. I temi classici legati alle origini dell’eroe e alla sua formazione infatti ci sono tutti, solo che sono raccontati con un taglio più moderno e spettacolare, grazie ovviamente all’apporto della CGI e delle attuali possibilità nel campo degli effetti speciali. Questo ha permesso di mostrarci il pianeta natale di Kal-El/Superman in tutto il suo splendore, con futuristici palazzi e astronavi fluttuanti, oltre a giganteschi animali che ricordano molto quelli che spesso spuntavano nella nuova trilogia di Star Wars.

Anche i costumi che si vedono su Krypton sono veramente ben realizzati e rispecchiano perfettamente la freddezza austera della loro popolazione. Le armature in particolare sono molto imponenti e particolareggiate, così come la nuova uniforme di Superman, più moderna  ( ormai anche nei fumetti sono stati aboliti i mutandoni rossi ) e soprattutto in linea con lo stile tipico kryptoniano. Perfino la famosa esse sul petto qui è più stilizzata e senza il classico sfondo giallo, ma soprattutto gli viene furbescamente conferito un altro “significato”….

Già dalle prime sequenze sul pianeta natale di Superman ci rendiamo conto di trovarci davanti a un film altamente spettacolare e movimentato, anche perchè un Jor-El interpretato da Russell Crowe non poteva certo limitarsi a fare il padre premuroso, per cui gli viene affidato un ruolo molto più attivo rispetto a quello che fu di Marlon Brando, composto da diverse scene d’azione e combattimento, perlopiù con il granitico Micheal Shannon, che veste i pesanti panni del generale Zod. Il motivo del contendere è la conservazione del codice genetico della stirpe kryptoniana, racchiuso in appositi teschi/manufatti, che rischiano di andare distrutti insieme a tutto il pianeta, ormai prossimo alla fine.

Zod tenta un colpo di stato, ma alla fine viene fermato da Jor-El e imprigionato, insieme ai suoi fedelissimi. La sua condanna sarà quella di essere esiliato nella Zona Fantasma, mentre Jor-El, ferito a morte durante il combattimento, porterà a compimento il suo piano grazie alla moglie Lara, programmando il lancio della navicella che porterà il loro figlio e il codice genetico di Krypton sulla Terra.

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Per non rendere lo svolgimento della storia troppo lineare e prevedibile, un po’ come accadeva nel vecchio film di Richard Donner, ciò che avviene dopo l’invio di Kal-El sul nostro pianeta e la sua giovinezza vengono raccontati con una serie di flashback, inseriti più che altro per movimentare maggiormente la narrazione e renderla più interessante e coinvolgente. Così come nell’acclamata miniserie Superman: Birthright, scritta da Mark Waid, in questo film Clark Kent girovaga per il mondo alla ricerca di se stesso, mantenendo sempre un basso profilo e sfruttando i suoi poteri per salvare le persone in pericolo. Durante questo percorso ripensa agli anni passati alla fattoria con i suoi genitori adottivi, Jonathan e Martha Kent, interpretati da due attori di razza come Kevin Costner e Diane Lane. Entrambi hanno fatto di tutto per inculcare al giovane valori e principi morali sani, senza lasciare che desse sfoggio dei suoi poteri, visto che il mondo non sarebbe stato pronto ad affrontare la sua vera origine; e a questo fatto sarà legata, a dire il vero in maniera piuttosto forzata, anche la successiva morte di Jonathan…

L’impossibilità di Clark di esprimersi  a pieno e di non essere in grado di saper gestire le sue incredibili capacità lo porta ad isolarsi dagli altri e sentirsi un emarginato, sempre più frustrato e represso, un po’ come gli X-Men di casa Marvel. La paura del “diverso” che riscontriamo nelle avventure dei mutanti, infatti, è esattamente la stessa che la gente prova nei confronti dell’alieno Superman, che finora non si era volutamente rivelato al mondo. Ma sono proprio le frustrazioni legate alla sua provenienza che, paradossalmente, rendono il personaggio più umano, creando un’empatia con il pubblico.

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Henry Cavill è il super-fisicato attore scelto per il ruolo del protagonista, che si discosta dai suoi predecessori con un look più realistico, trasandato e scapigliato quando non indossa il costume, più austero invece quando veste i panni del supereroe, ma sempre con un lato umano che spesso esce fuori, mettendo in risalto lati del suo carattere o debolezze tipiche di un terrestre. Degno di nota è sicuramente l’emozionante e liberatorio primo volo dell’eroe, in cui Snyder lo fa assomigliare ad un vero e proprio “razzo umano”, con tanto di onda d’urto che si sprigiona sotto i suoi piedi !

Durante il suo percorso Clark incrocia anche la giovane e intraprendente reporter Lois Lane, che ben presto diventerà il grande amore di Superman, e qui interpretata da una Amy Adams piuttosto insipida, di cui si salvano giusto gli occhioni da cerbiatta… In questo caso il gioco della doppia identità non dura molto e si preferisce focalizzarsi sul rapporto di fiducia e di immediato feeling che si instaura fra i due, e che ovviamente verrà subito sfruttato da Zod per abbattere l’eroe.

Non passerà molto infatti prima che Zod e i suoi seguaci localizzino l’ultimo figlio di Krypton, liberati dalla Zona Fantasma proprio grazie alla dirompente esplosione del loro pianeta. Il loro arrivo sulla Terra porterà caos e distruzione, senza nulla da invidiare a invasioni aliene come quelle viste ne La guerra dei Mondi o Indipendence Day.  Zod vuole far rinascere Krypton sulla Terra e per questo ha bisogno di ciò che possiede Superman , e di certo non si fermerà di fronte a nulla, caricato ancora di più dalla rabbia per il destino che Jor-El e i capi del suo popolo gli avevano riservato.

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Questo costringerà l’eroe a rivelarsi al mondo, sperando che la gente possa accettarlo e fidarsi di lui, ma prima dovrà fermare Zod e la sua armata, in una battaglia che avrà proporzioni epiche. Tutti i kryptoniani infatti, a contatto con l’atmosfera terrestre e le radiazioni solari, riescono a diventare potenti quanto un dio ( e da qui scaturiscono anche i vari riferimenti cristiani e messianici che spesso vengono attribuiti a Superman… ). Non a caso Zod è uno dei più classici ( e potenti ) avversari dell’Uomo d’acciaio insieme a Lex Luthor, in quanto si tratta di un alieno della sua stessa razza, che però ha una visione del mondo completamente opposta, in quanto rappresenta in pieno il militarismo scellerato e l’ottusità che ha portato alla distruzione del suo popolo.

Ma è proprio sulla battaglia finale che sia Snyder che Goyer si lasciano prendere un po’ troppo la mano, uno dal lato visivo e l’altro da quello concettuale e di trama. Tutta la spettacolarità e la fracassonaggine insite nel regista vengono fuori all’ennesima potenza in questa pellicola, che non lesina scene di distruzione catastrofiche e super-scazzottate roboanti, che sicuramente hanno lo scopo di mostrare l’incredibile potenza dei personaggi e la portata dello scontro, ma alla lunga risultano fin troppo ridondanti e marcate. Sul lato tecnico, però, non possiamo che fare tanto di cappello ai responsabili degli effetti speciali, i quali hanno realizzato davvero un ottimo lavoro, confezionando alcune delle sequenze più spettacolari mai viste al cinema !

L’altra esagerazione di cui parlavo si riferisce proprio al tanto discusso finale, che non rivelerò per chi ancora non avesse visto il film…. Goyer sicuramente ha voluto stupire, facendo compiere all’eroe un’azione che non ci saremmo mai aspettati, ma si tratta obiettivamente di una risoluzione piuttosto forzata, anche per come è stata costruita, che vuole a tutti i costi “sporcare” un personaggio altrimenti troppo limpido e perfettino, rischiando però di snaturarlo e di farlo diventare un altro tipo di supereroe.

Nonostante questo, però, penso che nel complesso Snyder abbia centrato l’obiettivo, offrendoci una versione di Superman finalmente  diversa da tutto ciò che avevamo visto finora, più moderna e al passo coi tempi. I difetti ovviamente non mancano, soprattutto a livello di sceneggiatura, ma non sono comunque tali da inficiare sull’esito finale della pellicola. A differenza del noioso polpettone di Bryan Singer del 2006, L’Uomo d’Acciaio punta tutto sull’azione pura e la spettacolarità, senza per questo dimenticare anche il lato più emozionale, intrattenendo e coinvolgendo lo spettatore per tutta la durata del film.


Voto: 7

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