Le 7 Vite dello Sparviero – Historica 6 – Recensione

Pubblicato il 14 Giugno 2013 alle 11:00

Continua la serie Historica con un volume ambientato durante il regno di Enrico IV! Non perdete Le 7 Vite dello Sparviero, capolavoro di area bd scritto da Patrick Cothias e disegnato da André Juillard! Quando storia e avventura si uniscono in un connubio ben riuscito!

Historica vol. 6 – Le 7 Vite dello Sparviero

Autori: Patrick Cothias (testi), André Juillard (disegni)

Casa Editrice: Mondadori

Genere: Storico

Provenienza: Francia

Prezzo: € 12,99, 21 x 28, pp. 202, col.

Data di pubblicazione: aprile 2013

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La collana Historica della Mondadori continua a proporre materiale di qualità eccelsa realizzato da maestri del fumetto franco-belga e imperniato su vicende avventurose inserite in precisi contesti storici. Il sesto volume ha a che fare con la Francia di Enrico IV, sposato con Maria de’ Medici. E i due sovrani, così come il delfino Luigi, hanno un ruolo preponderante nella story-line ideata dall’esperto Patrick Cothias che alcuni forse conoscono per Masquerouge che questo mese inizia ad essere pubblicato da Cosmo Edizioni.

Bisogna chiarire comunque che ci sono altri personaggi e che anzi la complessa e articolata vicenda ideata da Cothias ha un’impostazione corale e determinanti sono pure Ariane, figlia del malinconico barone Yvon de Troil, e un misterioso giustiziere dalla maschera rossa dal quale la ragazza è attratta. Anzi, in un riuscito parallelismo, lo scrittore racconta le vicissitudini della casata reale e di questi ultimi personaggi con abilità e perizia, riuscendo ad essere comprensibile e leggibile, nonché avvincente.

Il ciclo de Le 7 Vite dello Sparviero di cui vengono tradotti i primi quattro episodi è violento ed estremo. L’atmosfera mortifera della trama è palese sin dalle prime pagine: in una desolata pianura innevata, una donna muore dando alla luce Ariane, con l’immagine ricorrente di uno sparviero che funge da simbolo lugubre che influenza la storia. È importante anche un’anziana strega che commenta gli avvenimenti, a volte in maniera esplicita, in altre con affermazioni metaforiche di grande valenza suggestiva, quasi a mo’ di coro da tragedia greca.

Malgrado l’opera sia realistica, non mancano momenti che rimandano al fantastico, tramite incubi, visioni e profezie. L’occulto conta molto: la vecchia infatti legge le carte; un albero che cade rappresenta un cattivo auspicio e l’incubo del diavolo e del peccato ossessionano alcuni character.

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La presenza della Chiesa con la sua sessuofobia è una tematica essenziale. Cothias denuncia l’ipocrisia degli ambienti ecclesiastici e dei suoi rappresentanti che usano la fede e la religione come strumento di oppressione delle coscienze. Infatti, abbondano preti corrotti, schiavi del vizio e delle loro malvagie pulsioni, che vivono nel lusso alla faccia del popolo ridotto in miseria. E la saga può essere considerata una critica dell’ordine costituito che opprime i più deboli. Ciò è esplicitato da un allucinante inquisitore che usa la sua posizione per dare libero sfogo alle sue perversioni. In questo senso, quindi, lo spadaccino mascherato rappresenta la ribellione.

Se la trama si basa sul conflitto tra razionalità e superstizione, un altro elemento ricorrente è l’erotismo. I character descritti da Cothias non frenano i loro appetiti sessuali, a cominciare dal sovrano (e nemmeno la regina è esentata dal discorso), e ci sono riferimenti espliciti alla bisessualità e alla pedofilia (significativa la sequenza di Ariane insidiata dagli inquisitori o quella di un soldato che cerca di stuprare una bambina) e il sesso, la carne e l’istinto animalesco sono autentici rovelli. C’è un’aura di erotismo deviato persino nel momento in cui un vecchio, completamente nudo, è inseguito da una torma di cani famelici e c’è pure nelle battaglie.

Tuttavia, questo materiale narrativo acre e, oserei dire, sadiano è alleggerito dall’ironia, espressa con vere e proprie esagerazioni. Basti pensare, per esempio, all’inquisitore che usa una katana e sarebbe perfetto per un racconto pulp; o a Enrico IV che possiede ripetutamente la corpulenta Maria de’ Medici in maniera francamente poco credibile e che conferisce un tono grottesco alla situazione.

Le 7 Vite dello Sparviero è intrigante anche perché costituisce un curioso mix di suggestioni disparate. È evidente  l’influenza dei romanzi d’appendice dell’ottocento e della grande tradizione avventurosa; ma i dettagli sanguinolenti rimandano ai libri low-brow, ai b-movies, all’estetica hard-boiled. Di conseguenza, il fumetto è una perfetta commistione di cultura ‘alta’ e suggestioni pop che non può lasciare indifferente nessuno. E i testi di Cothias sono curati, con dialoghi profondi.

Il penciler André Juillard, dal canto suo, svolge un lavoro sopraffino. Il tratto è realista nell’impostazione e c’è una sorprendente attenzione nei confronti dei particolari, a volte infinitesimali, degli ambienti rappresentati. È sufficiente riflettere sugli interni delle maestose dimore regali o sullo squallore delle locande malfamate frequentate da ubriaconi e prostitute per accorgersene; ma c’è la stessa cura per i paesaggi, le pianure assolate del territorio francese, i boschi intimidenti che assumono una valenza tenebrosa e inquietante, e i personaggi sono ben caratterizzati.

Juillard rivela inoltre un indiscutibile senso cinetico nelle pagine degli inseguimenti e dei duelli che evocano dinamismo e velocità. Insomma, per l’ennesima volta Historica si conferma una delle proposte editoriali migliori degli ultimi tempi e non potete lasciarvi sfuggire l’inizio di una delle opere più memorabili di area bd.


Voto: 8 ½

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