Marvel Masterworks – Devil vol. 1 – Recensione

Pubblicato il 15 Febbraio 2012 alle 11:43

Finalmente disponibile in Italia il primo Marvel Masterwork dedicato all’Incredibile Devil! Seguite Matt Murdock all’inizio della sua attività di giustiziere nelle storie scritte dal Sorridente Stan Lee e disegnate da autentici maestri del fumetto USA!

Marvel Masterworks – Devil vol. 1

Autori: Stan Lee (testi), Bill Everett, Joe Orlando, Wally Wood, Bob Powell, John Romita Sr. (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 27,00, 17 x 26, pp. 312, col.
Data di pubblicazione: febbraio 2012

I volumi della serie Marvel Masterworks sono pregevoli e hanno l’indiscutibile merito di mettere a disposizione dei lettori storie ormai considerate classici del fumetto americano e di difficile reperibilità. E ciò vale soprattutto per la produzione Marvel dei sixties. Di conseguenza, un Masterwork che include i primi quindici episodi di Daredevil non può passare inosservato.

Tutti conoscono Devil, uno degli eroi Marvel più amati di sempre; ma forse i fan attuali hanno in mente la versione moderna del character, quella, in poche parole, delineata negli anni ottanta da Frank Miller e successivamente approfondita da altri ottimi autori: per esempio, Ann Nocenti, J.M. De Matteis e D.G. Chichester; o i più recenti Brian Michael Bendis ed Ed Brubaker. Costoro hanno accentuato l’elemento noir delle storie del Diavolo Rosso e si può dire che Daredevil è da parecchio uno dei comic-book più sofisticati e adulti della Casa delle Idee.

Ma in origine Devil era differente. Stan Lee, fedele al motto ‘supereroi con super problemi’, inventò un eroe metropolitano, una specie di giustiziere alla Batman che non affrontava minacce cosmiche come nel caso dei Fantastici Quattro. Era più assimilabile all’Uomo Ragno e i suoi nemici erano pazzoidi in costume pacchiani e farseschi, lontanissimi dagli psicopatici Bullseye di oggi. Per giunta, Devil era cieco, benché dotato di un senso radar simile a quello dei pipistrelli, e l’idea fu peculiare per gli standard dell’epoca. Indossando una divisa gialla, rossa e nera, simile a quelle dei lottatori di wrestling, Devil si confrontava con criminali che sembravano usciti da un film di serie b o da un racconto pulp.

Nella sua identità civile di Matt Murdock, inoltre, Devil lavora come avvocato, coadiuvato dal fido Foggy Nelson, ed entrambi sono innamorati della splendida segretaria Karen Page (elemento cardine del lato romantico e soap operistico del serial). Ma sin dal principio, tuttavia, emerge un elemento fondamentale di Devil: il forte senso della giustizia, dettaglio che non verrà mai trascurato dagli sceneggiatori successivi.

E le atmosfere degli episodi inclusi nel volume sono diverse da quelle che ci si può aspettare. Daredevil voleva essere un fumetto sì influenzato da stilemi polizieschi e thriller ma ironico e divertente. Il Devil dei primordi è sarcastico, irriverente e spesso e volentieri si mette nei guai (non a caso Daredevil significa ‘scavezzacollo’) e Lee gli fece combattere criminali già noti come Electro e altri decisamente kitsch come Killgrave, il Gufo, Stilt-Man, il Matador, Mr. Fear e così via. Pure il look dell’eroe cambiò varie volte fino a giungere alla celeberrima divisa rossa nel settimo, eccezionale episodio che vede Devil lottare contro un furibondo Sub-Mariner.

Dal punto di vista dei disegni, Daredevil inizialmente si differenziò dal Marvel style. Lee non si affidò agli onnipresenti Kirby o Ditko ma si rivolse ai leggendari Bill Everett, penciler legato alla Golden Age (fu lui a creare Sub-Mariner) e Joe Orlando (che Alan Moore omaggerà nel capolavoro Watchmen). E non si può non citare Wally Wood, con il suo tratto fluido ed elegante, che realizzò una delle più convincenti versioni del giustiziere cieco. Wood non era un artista Marvel ma Lee lo ammirava moltissimo ed è lui che disegnò l’episodio in cui Devil indossa il costume definitivo. Dopo alcuni episodi, l’incarico passò a Bob Powell, altro artista legato alla Golden Age e caratterizzato da influssi alla Wood, appunto.

Tali storie hanno più il sapore di un giallo tradizionale che di avventure supereroiche propriamente dette ma non hanno perso nulla del loro fascino. A un certo punto, comunque, Lee ritenne che il mensile dovesse essere più al passo con i tempi e chiamò il grande John Romita Sr. che proprio con Daredevil iniziò ad illustrare supereroi per poi occuparsi di Amazing Spider-Man con le conseguenze che conosciamo. Nel primo Masterwork dedicato a Devil, quindi, avrete a che fare con questi maestri e leggerete autentici gioielli d’annata. Non fatevelo sfuggire.

Voto: 7,5

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