The Innocents – Stagione 1 | Recensione

Pubblicato il 26 Agosto 2018 alle 20:00

June e Harry sono due adolescenti in fuga alla ricerca della verità sulla misteriosa capacità di June di prendere le sembianze delle persone che tocca quando si trova in un particolare stato mentale ed emotivo.

The Innocents è una serie originale Netflix di produzione britannica e narra la storia di June McDaniel, una ragazza che vive in pratica segregata in casa (se si fa eccezione per la scuola) insieme a suo fratello agorafobico Ryan e al padre adottivo John. Il giorno del suo sedicesimo compleanno, la ragazza prenderà la decisione, già contemplata da un po’ di tempo, di scappare di casa insieme al suo ragazzo, Harry Polk.

Sarà proprio durante la fuga che la ragazza scoprirà di possedere la anomala capacità di assumere l’aspetto di chiunque tocchi direttamente, con un contatto pelle a pelle. Ciò che scatena la trasformazione di June è la paura, ma ben presto la ragazza scoprirà che questo potere rischia di mettere in pericolo la vita stessa delle persone in cui si trasforma, oltre che la sua, essendo braccata da un uomo misterioso che vuole, per qualche motivo, rapirla:

  • Un amore sovrannaturale

Perno della narrazione è la giovane storia d’amore fra gli altrettanto giovani protagonisti, June e Harry, ma forze esterne ai ragazzi cercheranno di spingerli l’uno lontano dall’altra. Da The Innocents si evince però che i ragazzi percepiscono il mondo e il loro stesso amore in maniere differenti, proprio a causa della straordinaria nuova capacità di June: mentre la ragazza vive nel terrore di essere scoperta o, peggio, rapita, e desidera scoprire la verità su questo potere e sui motivi che hanno spinto sua madre ad abbandonare la famiglia tre anni prima, Harry vive un conflitto interiore: da un lato, ama profondamente June, ma dall’altro ne è a tratti letteralmente terrorizzato. Per questo motivo, l’unico desiderio di Harry è tenere la sua amata al sicuro, anche a costo di spingerla lontana dalla verità.

In linea di massima, ciò che emerge è che, fra i due, chi vede il rapporto d’amore in maniera più matura è Harry: pur con alti e bassi, il giovane non smette mai di amare June, e cercherà sempre di proteggerla, per quel che può, rischiando spesso in prima persona, mentre la protagonista principale della storia tenderà a essere altalenante, proprio a causa della sua natura di mutaforma: la situazione è estrema per entrambi, e spesso June vivrà nel dubbio che Harry possa lasciarla sola, il che, a volte, la spingerà a dubitare delle azioni del suo compagno.

D’altro canto, anche Harry teme che June possa essere pericolosa per se stessa, per lui e anche per altre persone, e il conflitto interiore che attanaglia i ragazzi è percepibile.

  • Narrazione in slow motion

La tematica del teen drama si inserisce all’interno di una narrazione un po’ più complessa e che solleva una serie di dubbi: da dove deriva il potere di June? Perché sua madre ha abbandonato la sua famiglia, e dov’è adesso? Chi è l’uomo che vuole rapirla? Perché suo padre la faceva uscire di casa così di rado? Ci sono altre persone come lei? E cos’è il Santuario?

Guardando i primi due episodi della serie, si evince che l’intento principale è quello di spiazzare gli spettatori, fornendo una serie di informazioni temporalmente volutamente frammentarie e svincolate dall’ordine cronologico, un po’ come avviene in Memento, per citare un film il cui protagonista è Guy Pearce, uno degli antagonisti principali in The Innocents: questa inizia nel presente, per poi tornare indietro a un punto non meglio precisato del passato, che però non è l’inizio della storia, il che rende inizialmente complicata la comprensione della storia, dei personaggi e dei loro ruoli.

Questo senso di smarrimento ha però una duplice funzione: da un lato, non si vogliono scoprire immediatamente tutte le carte in gioco, svelando tutti i misteri presentati nelle prime puntate (le varie sfaccettature del potere stesso di June di mutare forma vengono svelate gradualmente, un po’ come avviene anche in Sense8), dall’altro si vuole trasmettere agli spettatori la stessa sensazione di smarrimento provata da June, che si ritrova tutto d’un tratto a dover fuggire non solo da suo padre, ma anche da Steinar, un uomo mai visto prima che vuole portarla via con sé.

Il rovescio della medaglia è però la costruzione di alcuni episodi o sezioni di essi che scorrono molto, a volte troppo lentamente, e che, per questo, fanno calare l’attenzione e l’interesse degli spettatori.

  • Narrazione e simbolismo

Nel corso di The Innocents vengono fatti anche espliciti riferimenti ad alcune opere d’arte e tecniche, al fine di fornire una chiave di interpretazione simbolica della serie stessa.

Nella stanza di Harry è presente una riproduzione dell‘opera Galleria di Stampe, realizzata dal Maestro Maurits Cornelis Escher nel 1956:

La presenza della Galleria di Stampe nella camera di Harry suggerisce che, prima o poi, il ragazzo si sentirà come il protagonista dell’opera stessa, che è al contempo spettatore e protagonista di qualcosa che osserva dall’esterno pur trovandosi al suo interno, creando un effetto straniante.

In un’altra scena, che si svolge proprio in una galleria d’arte, viene invece mostrata un’opera realizzata con la tecnica dell’anamorfosi, la quale consiste nella rappresentazione fortemente deformata del soggetto, che permette una corretta visione e comprensione dell’opera stessa soltanto se la si guarda da uno specifico punto di vista, che è uno e uno soltanto, o grazie all’impiego di un cilindro a specchio:

In questo caso, l’anamorfosi è impiegata come metafora della capacità stessa dei mutaforma di assumere le sembianze di qualcun altro: le cose non sono come sembrano a uno sguardo superficiale, ma è sufficiente cambiare punto di vista per poter giungere alla comprensione della verità.

  • Sono sola, ma non sono sola

Durate le scene girate in notturna in particolar modo, è possibile notare come, spesso, ci si trovi davanti a rappresentazioni piuttosto desolate, con la presenza di pochissimi esseri umani nelle inquadrature. Anche questo è un espediente narrativo, funzionale alla trasmissione agli spettatori di ciò che prova June: un senso attanagliante di solitudine.

Anche in questo caso, esiste però un dualismo: se da una parte è vero che June si sente a volte disperatamente sola e terrorizzata, intrappolata in un corpo di cui non ha sempre il pieno controllo e braccata da due fronti (suo padre e Steinar), dall’altro la ragazza sa di non essere sola, grazie alla presenza di Harry e di altre figure familiari, che vogliono solo il suo bene e starle accanto.

  • Conclusioni

The Innocents è una serie a tratti un po’ pretenziosa e che a volte si trascina lentamente, facendo così calare l’interesse dello spettature. Tuttavia, la forza di alcuni tratti della storia e le ottime performance degli attori lo rendono intrigante e godibile. Il finale aperto, inoltre, lascia intendere che ci siano già dei progetti per una seconda stagione.

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