Kamandi Challenge Vol. 2 | Recensione

Pubblicato il 16 Agosto 2018 alle 11:00

La sfida di Kamandi si conclude con il secondo strepitoso volume di una miniserie dedicata al leggendario Jack Kirby! Che cosa succederà all’ultimo ragazzo sulla terra impegnato nella ricerca dei suoi genitori? Di tutto, come ci racconta un nutrito gruppo di maestri dei comics!

L’anno scorso la Marvel e la DC hanno celebrato il centenario della nascita di Jack Kirby. Era doveroso, dal momento che il leggendario Re dei comics, nel corso della sua straordinaria carriera, fece molto per le due etichette (e, se è per questo, pure per altre case editrici), dando un indispensabile contributo alla delineazione dei rispettivi universi narrativi. Nel caso specifico del DCU, Jack ideò la complessa Saga del Quarto Mondo che includeva personaggi del calibro di Mr. Miracle, i Nuovi Dei e un villain di primo piano come Darkseid, tuttora usati dalla DC.

Ma Kirby inventò altri character e tra essi si distinse Kamandi, l’ultimo ragazzo della terra, protagonista di una serie amata e apprezzata anche in Italia negli anni settanta. L’ambientazione del comic-book era fantascientifica e si collocava nel contesto del cosiddetto Grande Disastro, un cataclisma che, in un lontano futuro, aveva reso intelligenti gli animali e i pochi uomini sopravvissuti bestie da schiavizzare. E’ qui che finiva Kamandi, dotato della capacità di pensare e di parlare, coinvolto in vicende che diedero modo a Kirby di dare libero sfogo alla sua sfrenata fantasia.

La testata era chiaramente ispirata a film sul genere Il Pianeta delle Scimmie che all’epoca andavano per la maggiore ma Jack aveva pure rielaborato alcuni elementi di una sua vecchia storia pubblicata negli anni cinquanta in una delle tante riviste sci-fi del mercato statunitense. Resta il fatto che Kamandi è ancora oggi ricordato con nostalgia dai fan e di tanto in tanto la DC l’ha fatto apparire nei suoi albi. La miniserie Kamandi Challenge è un sentito e affettuoso omaggio a Jack e presenta caratteristiche peculiari.

L’idea è nata da Dan DiDio che ha scritto un breve prologo in cui Kamandi finisce nel mondo futuribile dominato dagli animali. Il seguito della storia è firmato da sceneggiatori diversi. Ognuno di essi, però, conclude il singolo episodio con un colpo di scena, inserendo il povero Kamandi in situazioni difficili da sviluppare dal punto di vista narrativo. Spetta allo scrittore successivo accettare la sfida, trovare il modo di cavare fuori dai guai il protagonista e proseguire con la story-line.

Questo secondo volume include i nn. 7-12 di Kamandi Challenge ed è persino migliore del precedente. Gli episodi sono infatti firmati da nomi di tutto rispetto del comidom. I vari autori continuano a narrare le rocambolesche vicissitudini del protagonista alla disperata ricerca dei genitori che considera ancora vivi. Ma è davvero così oppure si illude? Le risposte non arriveranno subito e il lettore avrà a che fare con ambientazioni sempre diverse e situazioni fantascientifiche che rievocano le atmosfere visionarie e immaginifiche di tante opere kirbyane del passato.

Ci saranno quindi animali parlanti, quasi sempre poco amichevoli; viaggi spazio-temporali e creature mostruose. Ciò che più colpisce positivamente è l’interpretazione personale che ogni autore dà dell’immaginario di Kirby. Ognuno di essi tratta con affetto il materiale kirbyano, senza stravolgerlo, e alcuni di essi raggiungono vette espressive di grande livello. E’ il caso, per esempio, del bravissimo Tom King che narra un episodio inquietante, influenzato dalla new wave fantascientifica britannica, e ci presenta il mondo di Kirby in un’ottica oscura e disturbante.

Lo stesso vale per la brava Gail Simone che si diverte a richiamare lo stile e le situazioni dei fumetti della Silver Age e non si può non provare commozione per l’ultimo, struggente capitolo firmato dal veterano Paul Levitz che fa apparire lo stesso Re Jack nel ruolo di deux ex machina, riuscendo ad evidenziare l’importanza di Kirby con pochissime indovinate descrizioni.

Dal punto di vista dei disegni, inoltre, la sequenza conclusiva di Kamandi Challenge è spettacolare. Tra i penciler coinvolti ci sono Dan Jurgens, con il suo stile plastico e dinamico; lo straordinario Steve Rude che ci dona tavole deliziosamente retrò; Kevin Eastman che impreziosisce la straordinaria sceneggiatura di Tom King con il suo segno tratteggiato e ombroso; l’elegante e fluido Shane Davis che propone pagine di grande raffinatezza estetica; il contorto Walt Simonson che rielabora il gigantismo kirbyano in maniera personale; la delicata Jill Thompson e l’incisivo Ryan Sook; e infine un altro nome storico della DC, il dettagliato José Luis Garcia-Lopez che chiude degnamente il volume.

Insomma, Kamandi Challenge è davvero un esempio di buon fumetto. Se la DC intendeva dunque rendere omaggio al genio di Re Jack in maniera sentita e rispettosa, ha centrato il suo obiettivo. Da provare.

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