Sulle acque della Salvezza: intervista a Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso | Etna Comics 2018

Pubblicato il 19 Giugno 2018 alle 11:00

Un caldo argomento di questi giorni illustrato (letteralmente) dalla coppia di autori siciliani nel graphic novel pubblicato per Feltrinelli Comics.

Una storia traboccante di storie, un graphic novel denso di racconti, di vite e di speranze che in mezzo alla guerra e alla disumanità non volevano stare. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso raccontano il punto di congiunzione tra la fine di un viaggio in fuga dagli orrori della guerra e l’inizio di una nuova avventura in terreni ignoti. Salvezza, pubblicato per la collana Feltrinelli Comics, profuma di salsedine, scotta come la gomma calda sotto al sole e suona come lo sciabordio delle onde che sbattono contro il gommone, tra lamenti e pianti di bambini.

Dopo tre settimane a bordo dell’Aquarius (la nave di ricerca e soccorso della ONG SOS Méditerranée, che in questi giorni è protagonista di una vicenda politica europea), gli autori hanno portato su carta la loro esperienza e le loro emozioni vissute tra centinaia di immigrati in fuga. Affascinati dalla narrazione, abbiamo intervistato Rizzo & Bonaccorso per conoscere i dettagli della loro esperienza che non sono riusciti a narrare.

MF: Grazie per la disponibilità! Perché avete scelto di fare proprio Salvezza e non un graphic novel fantasy?

MR: (ride) Perché siamo due tristoni e due testoni! Scherzi a parte, ci piace fare “roba utile”. Non che il fantasy non lo sia, anzi io stesso sono un grande divoratore di fumetti di vario genere e inoltre lavoro con Panini Comics sui fumetti di supereroi. Siamo stati specializzati dalla vita a fare questo tipo di fumetti, un po’ per caso un po’ perché abbiamo capito che questa è la nostra strada, che ci diverte e al tempo stesso ci dà soddisfazioni. Quando abbiamo avuto l’occasione di fare un’opera del genere, direi che il tutto ci è venuto anche abbastanza naturale. L’argomento l’avevamo affrontato precedentemente, ne L’immigrazione spiegata ai bambini, dove i protagonisti erano degli animali. Ci interessava approfondire la questione e raccontarla in maniera differente, prendendo in esame il momento del “contatto”, che è stato trattato precedentemente con più leggerezza.

MF: Da dove è nata l’idea del viaggio sull’Aquarius?

LB: Tito Faraci, curatore della collana Feltrinelli Comics, ha chiesto a Marco Rizzo e a me di presentargli qualche idea da pubblicare per la sua nuova collana. «Fateci imbarcare su una nave di una ONG (ancora non sapevamo fosse l’Aquarius) per fare un reportage sui migranti che vengono soccorsi in mare>. Inizialmente pensavamo che ci dicessero di no, ma sorprendentemente ci appoggiarono perché Feltrinelli sposa a pieno le nostre idee e condivide i nostri ideali. Ci hanno aiutato dall’inizio alla fine (e continuano a farlo), tant’è che a bordo ci sentivamo con Tito per dargli costanti aggiornamenti su ciò che succedeva.

MF: Quali sono state le aspettative prima di imbarcarvi? In corso d’opera se ne sono create altre? Avevate già un impianto narrativo strutturato?

MR: Assolutamente no, è tutto è frutto di ciò che abbiamo vissuto sia a bordo che appena sbarcati. Non sapevamo se avremmo incontrato una storia più interessante delle altre, che avrebbe dovuto avere più spazio di quello immaginato, così come non eravamo sicuri se avremmo assistito ai salvataggi (ci sono stati in passato dei giornalisti che hanno assistito solo ai trasbordi). Però eravamo sicuri che avremmo raccolto i racconti delle vite degli immigrati e degli operatori.

LB: Sapevamo di trovare storie tragiche, ma ciò che abbiamo trovato è stato decisamente peggiore. Vedere da vicino il livello di sofferenza e ascoltare l’immensa quantità di storie di situazioni al limite dell’umana natura ci ha profondamente segnati. Speriamo che questo traspaia dalle pagine di Salvezza. Gli immigrati, nonostante un po’ di ritrosia iniziale, ci chiedevano di raccontare le loro storie: «Fate in modo che il mondo venga a conoscenza del massacro che sta avvenendo nei lager libici».

MF: A livello di emozioni, sensazioni e sentimenti, con quale cuore avete affrontato il viaggio? Ci sono stati strascichi emotivi al vostro ritorno?

MR: Le emozioni provate erano veramente tante, troppe: tutti quei bambini, le donne incinte, i loro racconti… Loro stessi ci pregavano di raccontare a tutti le loro storie. Credo che il lettore possa provare una forte sensazione di rabbia, perché al di là della commozione, che potrebbe essere fine a se stessa, nasce una voglia di impedire che queste cose accadano ancora e potrebbe essere anche un piccolo gesto, come una donazione di 10€ a Medici Senza Frontiere o SOS Méditerranée.

LB: Sì, quando siamo tornati eravamo arrabbiati. Abbiamo visto tante ingiustizie di cui si parla troppo poco: quegli esseri umani sono ridotti a numeri che diventano parte di statistiche. Comunque queste sono esperienze che ti lasciano delle cicatrici; in questo senso, la stesura delle 120 pagine di Salvezza (in quattro mesi) è stata “terapeutica”. Abbiamo messo parte di questa sofferenza nelle pagine.

MF: E si vede! Parlando dell’aspetto grafico, i volti e le immagini sono stati costruiti sul momento o supportati da fotografie in seguito al vostro ritorno?

LB: Quando sono partito, SOS Méditerranée ci ha chiesto una lista degli oggetti che avremmo portato con noi. Oltre a macchine fotografiche e videocamere (che per loro sono all’ordine del giorno, dato che l’Aquarius ha ospitato più di 150 giornalisti), io ho inserito anche sketchbook, pennelli e acquerelli. Sono stati per me fondamentali: quando incontravo le persone le ritraevo (i ritratti non sono contenuti nel libro, li ho usati come materiali di riferimento). Il bello fu che loro stessi si divertivano a farsi ritrarre e quando guardavano il risultato finale mi chiedevano: «Ma questo sono io?». Così recuperavano quella identità che è stata calpestata per tanto tempo. Era molto più semplice approcciarli in questo modo e fare sì che ognuno di loro raccontasse la propria storia, anche perché diffidavano molto dell’essere ripresi, in quanto temevano di essere riconosciuti e di subire ritorsioni.

MF: Riguardo la scelta cromatica, campeggiano principalmente due colori: il grigio e l’arancione, del quale spiegate la scelta all’interno di Salvezza stesso. Come mai avete prediletto questi colori?

LB: Onestamente, quando sono partito non avevo idea di come raccontare graficamente la nostra esperienza. In seguito, abbiamo optato per la scelta dei colori grigio e arancione (tranne per le pagine con le infografiche). Già con Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia (BeccoGiallo) avevo usato questo grigio e mi piaceva l’effetto che dava, quindi ho pensato di riutilizzarlo in Salvezza, anche perché immaginavo che a colori non mi sarebbe piaciuto. Posso affermare che è un effetto simile a quello della bambina con il cappotto rosso nel film Schindler’s List (ride).

MF: Vi è un autore del genere graphic journalism a cui vi ispirate?

MR: Il mio grande maestro è Joe Sacco! Ho fatto una tesi su di lui all’università e continuo a studiarlo tuttora. Credo che lui faccia una sintesi perfetta tra le necessità, gli stilemi, le pratiche, le tecniche giornalistiche e il linguaggio del fumetto. Insomma, è un fumettista consapevole del lavoro del giornalista. Ho provato a rubare anche al di fuori di questo genere: ad esempio, le infografiche inserite all’interno di Salvezza sono più ispirate a quelle che si possono trovare all’interno di un giornale piuttosto che rivisitate in “chiave fumettistica”.

MF: Salvezza è un libro che può leggere chiunque, dal ragazzino all’adulto fino all’anziano. Ecco, avete già portato il vostro libro all’interno delle scuole, per mostrare la realtà degli immigrati che attraversano il Mediterraneo?

LB: Abbiamo ottime esperienze pregresse con i nostri testi pubblicati da BeccoGiallo e abbiamo già incontrato migliaia di ragazzi. Con Salvezza siamo partiti da poco e abbiamo un sacco di richieste. Il libro è uno strumento fondamentale: chi vorrà capire ciò che è narrato all’interno, capirà. Noi forniamo dati verificabili, raccontiamo storie di salvati & salvatori, al fine di creare un movimento empatico nei confronti della Storia che stiamo vivendo e far aprire gli occhi sul presente.

MR: Proprio con Peppino Impastato abbiamo avuto un nutrito numero di ragazzi che hanno partecipato ai nostri incontri: con Salvezza partiremo all’inizio del prossimo anno scolastico. Speriamo di riuscire a passare ai giovani certi messaggi sull’immigrazione, prima che vengano incastrati e incatenati in una marea di “stronzate” che costruiscono pregiudizi innaturali. Quando andiamo nelle scuole elementari, vediamo bimbi di tutti i colori giocare insieme, fregandosene dei pregiudizi stessi: quando crescono, c’è il rischio che assorbano falsità bugie e luoghi comuni, che rischiano di avere delle gravi ripercussioni quando si partecipa alla vita democratica.

MF: Essendo Salvezza una graphic novel, il linguaggio usato (quello del fumetto, appunto) è più immersivo e c’è il “rischio” che il lettore sprofondi all’interno del testo e viva la storia al 100%. In seguito alla lettura, il pubblico adulto potrebbe rivedere la propria opinione in merito ai fatti di cronaca. Come sono stati i feedback a riguardo? [L’intervista si è svolta prima dell’allontanamento dell’Aquarius dalle coste italiane N.d.R.]

LB: Ottime. Siamo contenti di avere a che fare con persone che ci ringraziano perché abbiamo palesato loro situazioni ed eventi di cui non erano a conoscenza. Ricordo che, ancora prima che uscisse il libro, venne pubblicata una critica sul giornale di Belpietro, La Verità, che ci ha definito dei «radical chic annoiati che pescano maomettani e negri». Noi lo prendiamo come uno stimolo per lavorare di più e meglio.

MR: Il rischio che corriamo è che questo libro lo legga chi già la pensa come noi (un rischio che si corre per quanto riguarda tematiche simili). Può sembrare che qualcuno, per gioco di propaganda, abbia voluto sfumare i confini tra bene e male, far pensare, gettare fumo negli occhi sull’azione delle ONG, calunnie. Questo comporta che una copertina come quella del libro può essere respingente per alcuni. Finora non ci sono stati casi di gente che ha letto Salvezza e che abbia cambiato idea, ma in molti mi hanno rivelato che non erano a conoscenza di alcune procedure e/o situazioni politiche. Mi auguro che Salvezza sia regalato allo zio fascista o al cugino fascista o al nonno leghista (ride).

MF: Avete in programma qualcos’altro insieme?

LB: Abbiamo lavorato per un Dylan Dog Color Fest, ma ancora non sappiamo quando uscirà (probabilmente tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo). Probabilmente lavoreremo a un nuovo titolo per Feltrinelli, ma per ora siamo impegnati per la promozione di Salvezza.

Si ringrazia Manuel Lucaroni per la collaborazione.

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