Platinum End 2 | Recensione

Pubblicato il 17 Marzo 2018 alle 17:00

Gli autori di Death Note e Bakuman avranno saputo mantenere quanto di buono visto nel primo volume?

Mirai, orfano e oppresso dai suoi zii che l’hanno adottato, vive miseramente; decide così di suicidarsi il giorno del diploma di scuola media. Un attimo prima della sua morte, però, gli appare l’angelo Nasse, che intende ridargli la voglia di vivere, dicendogli che è stato scelto come candidato per diventare Dio. Ma per farlo dovrà confrontarsi con altri 12 candidati, tra cui Metropoliman, che si fa passare come un supereroe, ma che mira in realtà a far uscire allo scoperto i suoi rivali.

Mentre si sta dirigendo alla cerimonia d’inizio anno scolastico, Mirai viene trafitto alle spalle da un’angelica freccia rossa che lo fa innamorare. Saki, amica di Mirai, è la colpevole, in quanto anche lei candidata a diventare Dio. Intanto Metropoliman si è messo nuovamente in azione…

Nella recensione del primo volume avevo sottolineato come Mirai apparisse già come il più giusto ed il più sensato tra tutti gli altri personaggi. Avevo inoltre indicato come fosse un difetto che aveva già colpito il personaggio di Light Yagami in Death Note fino all’arrivo di Elle. Metropoliman si sta rivelando l’Elle di Platinum End. Non certo per il carattere, dato che Metropoliman non ha assoltamente senso della giustizia e, come vedrete leggendo il volume, non si fa alcuno scrupolo ad uccidere i suoi rivali, a prescindere dalla loro età o dal loro sesso. Ma è comunque un personaggio molto intelligente e con un grande senso della strategia, cosa che, per ora, lo mette in netto vantaggio rispetto a Mirai, che, pur coscienzioso e di sani principi, deve ancora farne di strada per poter mettere in difficoltà il suo rivale. E il suo angelo Nasse, angelo speciale per la purezza che la caratterizza, non è certo di aiuto. Revel, l’angelo di Saki, da questo punto di vista la batte senza troppi sforzi.

Non tutto però è perfetto come sembra: il primo volume, come detto, si concludeva con Saki che lanciava una freccia rossa contro Mirai, che era già innamorato di lei. Peccato, però, che il colpo di sceneggiatura, che lasciava presagire interessanti sviluppi, venga bruciato in poche pagine nel volume due, più che altro a causa delle caratteristiche del personaggio, che sembra privo di personalità, stando sempre silenziosa ed essendo estremamente pudica.

Se dunque le aspirazioni shojo sembrano frustrate subito, quelle thriller sono mantenute, con un Ohba che continua ad eccellere in quello che gli riesce meglio: costruire situazioni complicate, ma credibili, in cui la strategia la fa da padrona. L’azione ne risente, ma chi aprezza le trame di Ohba sa che i suoi manga si basano sul sapersi nascondere e sullo studiare le mosse dell’avversario, nello stringere allenze e nel saper colpire al momento opportuno.

Certo, quello strizzare gli occhi in questo volume ai super sentai potrebbe far storcere il naso a qualcuno.

L’arte di Obata si dimostra anche qui eccellente. Anche in questo volume i personaggi sono ben caratterizzati graficamente, anche se gli angeli sono un po’ in secondo piano rispetto al primo numero, ma comunque svolgono bene il loro ruolo di fan service. Interessante la cura grafica delle armature dei “supereroi”, che si richiamano espressamente, anche per i colori, a quelle dei super sentai.

Per quanto riguarda l’edizione italiana, il volume è un classico brossurato come quello di Death Note, con una cover davvero accattivante.

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