The Promised Neverland 1 | Recensione

Pubblicato il 1 Febbraio 2018 alle 10:10

Lo shonen dell’anno arriva in Italia edito da J-Pop!

Sono un’orfana… o almeno così pensavo…

Grace Field House, l’orfanotrofio gestito dalle amorevoli cure di ‘mamma’ Isabella, è pieno di bambini e tra di loro i più movimentati sono Emma, Norman e Ray. Gli orfani sembrano godere di una vita confortevole; non manca loro nulla: cibo, abiti puliti, un’ambiente perfetto per imparare… uno splendido idillio che però viene macchiato all’improvviso dall’oscuro segreto scoperto per caso una sera da Emma e Norman. Un segreto dietro cui si cela un’atroce verità che trasformerà una Terra Promessa in un’ Isola Promessa che non c’è.

Arriva finalmente in Italia, grazie a J-Pop, The Promised Neverland gioiellino Shueisha scritto da Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu sulla rivista Weekly Shonen Jump dall’estate 2016. Il manga, adorato da critica e lettori, in Patria ha già più di 2 milioni di copie vendute nel solo territorio giapponese e tutte le premesse per diventare un cult del genere thriller mistery.

Senza indugiare né scendere troppo nei dettagli, onde evitare odiosi spoiler al lettore, per comprendere appieno il grande valore di quest’opera basterà tratteggiare una descrizione dei suoi brillanti protagonisti, partendo da Emma che è la prima che ci viene presentata. Solare, generosa, piene di idee ed energia, la bimba non tradisce la sua natura di leader incontrastata nemmeno dopo la raccapricciante scoperta, rifiutando di arrendersi al suo destino con tutte le sue forze.

Serio e posato, naturalmente predisposto a gestire tutto con la logica, Ray si trova a un bivio di fronte alla dura realtà di una vita che non era quella che stava credendo di vivere; le sue certezze crollano e il pessimismo ha il sopravvento. A salvare la situazione è Norman, il più furbo dei tre che lo dimostra approntando velocemente un piano per scoprire cosa si nasconde dietro le macchinazioni di ‘mamma’ e per progettare la fuga dell’enorme bugia che è stata loro raccontata sin dalla nascita.

E poi c’è lei: Isabella, o come la chiamano i suoi orfani, ‘mamma’, un demone in terra, il male personificato che sciocca il lettore trasformandosi da mamma tenera e amorosa in crudele fattrice pronta a immolare sull’altare demoniaco i suoi agnelli sacrificali, accompagnandoli con un sorriso che fa più male di un pugno allo stomaco. Uno dei personaggi più controversi e da un certo punto di vista, magnifico, mai letti. Una madre che diventa una matrigna di leopardiana memoria.

Il primo volume di The Promised Neverland ha tutti gli ingredienti che lo rendono un manga destinato a un grande successo. Riguardo alla storia e alla trama ci troviamo di fronte a un lavoro certosino di assemblaggio tra tutti i punti focali: le premesse, il focus del plot, l’ambientazione, i protagonisti, il colpo di scena che rimescola tutte le carte… il tutto concentrato in poco più di 200 pagine.

Pur dai ritmi lunghi, non ci sono pagine né balloon che possano definirsi noiosi; la storia di Emma, Ray e Norman è una partita a scacchi mentale a chi riuscirà a spuntarla sull’altro senza sapere quale mossa sta escogitando a sua volta. L’unico neo, come già accennato in precedenza, è la partenza a diesel; l’opera, infatti, si prende tutto il suo tempo ma non per vezzo, solo per necessità. Ogni tassello deve combaciare in modo perfetto così che ogni spiegazione risulti logica e puntuale, e l’autore affida il compito di istruire il lettore a lunghi dialoghi.

Shirai è affiancato da Demizu, che con i suoi disegni riesce in un lavoro straordinario. I protagonisti sono tutti resi con le proprie peculiarità, tratti distintivi che li rendono unici e facilmente distinguibili. Grande risalto viene dato all’espressività dei volti che si accendono di speranza, sprofondano nell’orrore, ostentano e dissimulano. Bellissima la copertina, che sembra quasi un acquerello con i suoi colori vividi e cangianti.

L’edizione è molto ben curata, con pagine a colori, sovraccoperta e un comodo formato.

The Promised Neverland è un manga che qualsiasi lettore appassionato di thriller e mistery dovrebbe leggere. In mezzi a una overdose di trito e ritrito del genere è un’opera che spicca per la sua perfetta complessità artistico-narrativa.

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