Dampyr 214 | Recensione

Pubblicato il 13 Gennaio 2018 alle 10:00

Il 2018 si apre per Dampyr con una gustosa storia che omaggia il cinema espressionista degli anni ’20 e ’30, e centra in pieno il bersaglio.

Dampyr ultimamente non sta sbagliando un colpo. Lo scorso 3 gennaio è stato pubblicato l’esordio del nuovo anno dampyriano, e l’albo Il Giocattolaio si è dimostrato essere il migliore tra i numeri della serie pubblicati negli ultimi mesi.

La storia si apre nella Magbeburgo degli anni ’30, dove il giocattolaio Hans Vogel fabbrica giochi meccanici piuttosto particolari, coadiuvato dal Maestro della Notte Shrek. Insieme vanno alla ricerca di bambini da torturare e uccidere.

Ad interrompere questa sagra del delitto saranno la Seconda Guerra Mondiale ed i bombardamenti su Magdeburgo, che provocheranno la morte di Vogel e la distruzione del suo negozio di giocattoli. Ma sarà il Maestro della Notte Shrek a riportare in vita il giocattolaio, donandogli l’immortalità, proseguendo insieme il cammino di sangue e morte per le strade della città tedesca.

Il flashback s’interrompe qui, riportandoci ai giorni  nostri, a Magdeburgo, dove dopo diversi decenni di pace, sono ricominciati i delitti. Harlan, Kurjak e Tesla saranno chiamati a risolvere il caso dietro al quale si nasconde ancora Vogel (in versione Fantasma dell’Opera, con una maschera che copre il viso sfigurato dai bombardamenti), ed un nuovo oscuro personaggio che manovra il giocattolaio rimasto “orfano” di Shrek.

Il Giocattolaio sembra essere un vero e proprio omaggio al cinema horror anni ’20 e ’30, soprattutto quello di matrice europea ed espressionista. Grazie ad un espediente narrativo che richiama il potere magico ed illusorio di un Maestro della Notte, anche la Magdeburgo dei giorni nostri si trasforma spesso in quella dei primi decenni del Novecento, mantenendo quella magia evocativa dell’architettura nordica europea del secolo scorso.

In questo modo il richiamo ad un certo tipo di immagini e visioni prese dal repertorio cinematografico classico si succedono frequentemente nel corso dell’albo (evidente ad esempio il richiamo fatto in alcune pagine a Il Gabinetto del Dottor Caligari).

La Magdeburgo degli anni Trenta non è esattamente la Vienna del Dopoguerra, ma ci assomiglia abbastanza da porre delle suggestioni e accostamenti anche con il film Il Terzo Uomo (interpretato da Orson Welles). I cinefili potranno quindi sguazzare tra i suggerimenti visivi e narrativi di questo albo.

Isomma, grazie ad un bel soggetto e ad un’ottima sceneggiatura di Claudio Falco in casa Dampyr-Bonelli hanno fatto centro. Dopo una storia, anch’essa molto cinefila, interamente dedicata allo slasher-horror ( Horror Movie da noi recensito qui ) non perfettamente riuscita, Il Giocattolaio si è dimostrato un numero piacevolmente sorprendente e suggestivo. Unica pecca dell’albo è un finale tirato via in maniera molto rapida, e che propone il solito combattimento tra Harlan ed il Maestro della Notte di turno, risolto, peraltro, in pochissime pagine.

Certo, lo scontro tra Harlan ed i Maestri della Notte è uno dei punti fissi dell’intera serie di Dampyr, e proprio per questo motivo dev’essere un momento costruito con attenzione ed inventiva. Invece, anche in alcuni dei migliori albi, si ha talvolta la sensazione che l’approssimarsi delle ultime pagine debba portare al momento topico da inserire sempre e comunque, a volte anche in maniera non molto brillante.

Ma il Giocattolaio si è ugualmente dimostrato un ottimo albo, e ad impreziosirlo, dandogli ulteriore suggestione, sono stati i disegni di Gino Vercelli, molto attenti nel seguire uno stile classico da fumetto Golden Age, non perdendo però un’attenzione al dettaglio figlia di un modo di disegnare moderno, più vicino ai nostri tempi.

Insomma, Il Giocattolaio è un albo di Dampyr che soddisferà i lettori più fedeli ma saprà anche catturare coloro che sono “di passaggio”, magari spingendoli a proseguire la lettura per un ulteriore albo. Dampyr ha aperto il suo 2018 nel migliore dei modi.

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