Art Ops Vol. 2 – Pop Art | Recensione

Pubblicato il 29 Dicembre 2017 alle 10:00

Si conclude una delle serie più strampalate della Vertigo: Art-Ops! Le opere d’arte sono impazzite ed è difficile tenerle sotto controllo, come scopriranno a loro spese i componenti della squadra di guerrieri culturali più stramba del mondo!

Negli ultimi tempi la Vertigo è stata ridimensionata e, bisogna ammetterlo, non sono state molte le serie meritevoli di attenzione. Una di esse è certamente Art-Ops, ideata da Shaun Simon, scrittore influenzato da Grant Morrison. Nel corso della sua straordinaria carriera, infatti, il folle autore di Glasgow ha spesso tratto ispirazione da numerose correnti artistiche. E’ evidente, per esempio, in lavori come Doom Patrol o Sebastian O, giusto per citarne alcuni, ed era dunque inevitabile che presto o tardi il suo stile avrebbe fatto scuola.

L’arte è la tematica fondamentale di Art-Ops. Simon immagina che le opere d’arte siano creature senzienti che a volte decidono di andarsene in giro per conto proprio, combinando un sacco di guai. Esiste dunque una squadra di guerriglieri culturali, una specie di team di supereroi denominato Art-Ops che dà la caccia alle opere fuggiasche, cercando di farle tornare al loro posto. Il gruppo era stato fondato dall’eccentrico Danny Doll. Costui bazzicava gli ambienti artistici e aveva intrecciato una relazione con la seducente Gina, pure lei membro fondatore dell’Art-Ops.

Ma poi le cose tra loro sono peggiorate e Danny se n’è andato, dopo aver messo incinta Gina. Nel corso del tempo, la donna ha guidato la squadra e ha allevato il figlio Reggie Riot, un punk ribelle che in seguito a uno spietato scontro con un’opera d’arte ha perso il braccio, sostituito da una protesi di vernice vivente. All’inizio della serie, Gina è sparita in circostanze misteriose e Reggie, suo malgrado, è stato costretto a confrontarsi con il mondo impazzito delle creazioni artistiche, in compagnia di personaggi stravaganti come la blogger J. Gorgeous, il supereroe Corpo e altri.

In questo secondo volume che porta a conclusione la serie, il padre di Reggie riappare e la situazione diventerà sempre più pericolosa e delirante. Simon chiude tutte le vicende in sospeso e finalmente scopriremo quali sono le vere origini della squadra e che fine ha fatto Gina. Naturalmente non mancano momenti surreali, visionari e assurdi, con opere d’arte impazzite, polipi giganti, riferimenti alla controcultura punk e al pop, e l’autore trova anche il tempo di prendere in giro i fumetti e soprattutto la voga dei cinecomics e il sistema spietato di Hollywood.

Testi e dialoghi sono frizzanti e sarcastici, molto curati, e il ritmo della trama è sincopato. Leggere Art-Ops è come sperimentare un trip (ci sono parecchi richiami all’estetica psichedelica degli anni sessanta) e questo è altresì dovuto ai disegni dei penciler coinvolti. Due episodi, quelli relativi al passato di Danny Doll, sono illustrati dal bravissimo Eduardo Risso di 100 Bullets che concepisce tavole di grande bellezza formale, impreziosite dallo stile fluido ed essenziale che lo rende un maestro dei comics.

Altri sono disegnati dall’ottimo Mike Allred, perfetto per una serie del genere. Il suo tratto influenzato dal pop di Lichtenstein è una gioia per gli occhi e i personaggi, nelle sue mani, sono tutti ottimamente caratterizzati. Altri capitoli sono purtroppo realizzati da Matt Brundage e Rob Davis che hanno uno stile grezzo e legnoso che abbassa un po’ il livello qualitativo del volume.

Ciò non toglie che Art-Ops sia stata una serie originale e senz’altro diversa dal solito. Varrebbe dunque la pena prenderla in considerazione. Potrà piacere ai fan storici della Vertigo e a coloro che cercano fumetti che si discostano dal mainstream dilagante.

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