Abbiamo davvero bisogno di Dragon Ball Super?

Pubblicato il 18 Aprile 2017 alle 12:00

Perché Dragon Ball affascina ancora dopo 30 anni?

Diverse volte negli ultimi mesi mi è stato chiesto cosa ne pensassi di Dragon Ball Super e più specificatamente se avessimo davvero bisogno di una nuova declinazione di questo inossidabile franchise.

La prima istintiva reazione è stata quella di rispondere: “sì certo! così come abbiamo ancora bisogno di storie di Superman ogni mese” e non è un caso che la mente accostati Goku a Superman, ma questa forse è un’altra storia.

A distanza di 30 anni cosa coinvolge generazione dopo generazione milioni di lettori e spettatori?

Dragon Ball è una formula perfetta in cui convivono ritmo, linearità e crescita: non c’è decostruzione ma continua costruzione.

Ma facciamo un passo indietro, ancora prima di Superman, il vero eroe che Goku – e tutta l’epopea di Dragon Ball – ricorda è Ulisse e l’Odissea omerica, di fatto riferimento dalla sensibilità spiccatamente mediterranea e quindi inequivocabilmente più vicino a noi se non altro perché tutti in un modo o nell’altro lo abbiamo conosciuto e studiato a scuola.

Ricordate Dragon Ball, la sua prima seminale serie, nasce come “omaggio” al celeberrimo Saiyuki, il poema cinese che narra il viaggio verso Occidente, un nostos – cioè un poema che canta un viaggio – come l’Odissea. Il percorso di crescita dell’eroe attraverso prove sempre più ardue rappresenta la spina dorsale del genere shonen  così come insidiose sono le tappe che Ulisse compie nel suo viaggio di ritorno ad Itaca.

Ulisse e Goku poi condividono più di una caratteristica, prima fra tutte la kalosagatia ovvero entrambi sono virtuosi e di bell’aspetto. Ma più interessante è la caratteristica che Toriyama “ostenta” in Dragon Ball e che “ricalca” quella dell’Odissea: in Dragon Ball Goku ha sempre ragione così come Ulisse. Che si debba affrontare un nuovo nemico o una nuova tappa del ritorno ad Itaca i due protagonisti raramente sbagliano e raramente i loro atteggiamenti, comportamenti o soluzioni sono errati.

La tensione che muove i due personaggi è poi la stessa: Ulisse oscilla fra la curiosità ed il tanto agognato ritorno a casa nelle braccia di Penelope, Goku fra il perfezionarsi come guerriero, la ricerca di nuove sfide ed i doveri coniugali verso Kiki incarnando quell’ideale di eroe positivo e “tradizionale” che lo stesso Toriyama mutua con tutta probabilità dal contesto storico e sociale degli anni della serializzazione di Dragon Ball.

Eroi perfetti? Forse no, almeno a giudicare dai rumor che vogliono Goku “vero cattivo” di Dragon Ball Super, ma sicuramente perfettibili. Ed è questa la prima fonte di attrazione di Dragon Ball: Goku affronta un nemico per volta, non ha/vuole distrazioni, il problema è uno, così come la soluzione è una ma non perché sia quella giusta piuttosto perché è già nella decisione – nella chiarezza di intenti – la risoluzione.

L’attrattiva è presto spiegata: in un mondo di estremo relativismo e di “bombardamento decisionale” Dragon Ball è continua affermazione di auto-nomia.

Dragon Ball ha accompagnato almeno 4 generazioni, soprattutto in fasi spesso delicate della vita come l’adolescenza e la post-adolescenza, in decisioni difficili e complesse come ad esempio scegliere se andare all’università dopo il diploma oppure cambiare città se non addirittura nazione pur di trovare un lavoro migliore.

Ognuna di queste decisioni equivale ad ogni singolo combattimento di Dragon Ball – Goku non va incontro ai suoi nemici spontaneamente se non quando questi minacciano la Terra – le nostre decisioni e gli scontri sono speculari, sono cioè situazioni che eccedono il singolo.

Dobbiamo decidere. Anche se gli avvenimenti ci travolgono e ci colgono spesso impreparati, troviamo la forza dentro di noi rompendo spesso gli schemi del buon senso e della logicità per uscirne trasformati e sentirci un pò Super Saiyan – affaticati, a volte feriti ma trasformati e positivi.

Dragon Ball ha trovato un forma quasi impeccabile per raccontare quella che il filosofo Kierkegaard chiamava “follia della decisione”: ogni volta che decidiamo compiamo un follia nella misura in cui non applichiamo una semplice regola cosa che deve avvenire soprattutto quando in ballo ci sono scelte difficili come quelle indicate poco sopra.

L’idea di decisione e di eccedenza poi trovano in Dragon Ball Super una dimensione davvero super – scusate il gioco di parole – sfondando letteralmente il piano della realtà e arrivando al Torneo per la Sopravvivenza degli Universi – cuore narrativo di questa nuova incarnazione.

L’idea è semplice: ci sono 12 universi lì fuori, 12 mondi reali ma non attuali. Di cosa sono popolati questi altri 12 universi? Di potenti guerrieri ovviamente ma anche di potenti possibilità.

Mescolando le teorie di meccanica quantistica e quelle del filosofo Leibniz questi universi sono controfattuali sono idealmente specchio di quello che poteva essere se le decisioni che abbiamo preso fossero state diverse. Ho fatto bene ad iscrivermi a questa facoltà piuttosto che a quest’altra? ho fatto bene a rifiutare quel lavoro?

Questo mondo, questo universo sarà sempre quello “giusto” o meglio quello migliore perché è quello in cui noi abbiamo esercitato la nostra auto-nomia decisionale attualizzando un mondo.

Abbiamo sbagliato? Forse. Ma l’errore è parte della natura divina del tutto, come dice un altro filofoso ovvero Cartesio, e Goku questo ce lo ricorda cercando la trasformazione definitiva ovvero quella in Super Saiyan God, quella cioè che legittima la sopravvivenza di questo universo rispetto ad un altro e che chiude il cerchio delle infinite possibilità che non si potranno mai perfezionare ed attualizzare.

Abbiamo bisogno di Dragon Ball Super soprattutto perché una nuova generazione ha bisogno di eroi che affrontino decisioni, ansie e timori a testa alta.

Così come sono cambiati i modi di presentarsi di queste ansie e paure così è cambiato e sta cambiando Dragon Ball ed è in definitiva questo il motivo per cui l’epopea di Toriyama è un classico perché si è saputa riadattare pur mantenendo inalterato il suo cuore positivo ed incoraggiante.

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