Starman n. 3: Recensione

Pubblicato il 17 Settembre 2011 alle 18:15

Continua la saga di Starman, scritta da James Robinson e considerata una delle più avvincenti, sperimentali e anti-convenzionali saghe supereroiche della DC Comics!

Starman n. 3

Autori: James Robinson (testi), Gene Ha, J.H. Williams III, Brett Blevins, Michael Zulli, Tony Harris, Mark Buckingham, Steve Yeowell, Richard Pace, Mitch Byrd, Drew Geraci, Stefano Gaudiano, Dusty Abell, Phil Jimenez, Lee Weeks, Robert Campanella (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 38,00, 16,8 x 25,7, pp. 432, col.

Coloro che oggi apprezzano le storie di Superman scritte dal britannico James Robinson dovrebbero, se non lo hanno ancora fatto, naturalmente, leggere quelle di Starman e si accorgerebbero senz’altro che il livello è completamente diverso.

Non fraintendetemi: credo che Robinson abbia fatto un lavoro più che valido con l’Uomo d’Acciaio. Ma il meglio di sé lo ha dato proprio nel periodo in cui ha delineato le complesse e stravaganti vicende di Jack Knight, alias Starman, figlio del glorioso Ted, il primo Starman della Golden Age.

Il comic-book di Starman, a prima vista, potrebbe essere inserito a pieno titolo nella categoria dei fumetti supereroici e non c’è dubbio che le vicissitudini riguardanti supertipi in calzamaglia costituiscono uno degli elementi preponderanti dell’opera. Tuttavia, sin dal principio Robinson inserì particolari che resero Starman un prodotto anomalo nel comicdom statunitense: riferimenti letterari e artistici, citazioni di vario tipo, suggestioni mutuate dall’occultismo e dall’esoterismo e un curioso mix di generi narrativi che spaziava dal noir alla fantascienza, dal western alle storie di pirati. Per giunta, con situazioni e caratterizzazioni eversive che resero questo fumetto la perfetta linea di demarcazione tra i mensili mainstream della DC e quelli più sofisticati di impronta Vertigo.

Jack Knight, dopo la morte del fratello David, decide, anche se controvoglia, di accettare il ruolo di Starman, che un tempo apparteneva al padre. E le dinamiche padre/figlio sono rilevanti per l’economia narrativa del serial. Come scopriranno i lettori del terzo volume, il legame tra Jack e Ted, malgrado le passate incomprensioni, si è rinsaldato e uno dei punti di forza delle sceneggiature di Robinson consiste nelle conversazioni quotidiane che li vedono coinvolti.

Ma non mancano, naturalmente, momenti di azione e nemmeno banali, considerando che Robinson, nel corso degli episodi precedenti, ha disseminato numerosi elementi narrativi, a cominciare da quelli riguardanti la famiglia di poliziotti O’Dare (e uno di essi è l’incarnazione di un classico western hero della DC, Scalphunter), le macchinazioni della perfida e psicopatica Nebbia, figlia di un nemico di Ted, e che ha concepito un figlio con Jack; nonché la presenza misteriosa di uno Starman alieno, Mikaal.

In questo libro, che comprende i nn. 31-38 di Starman, nonché il secondo annual del comic-book e uno speciale, Robinson si sbizzarrisce ulteriormente, giocando con villains come Solomon Grundy e Copperhead o con psicopatici come il Dr. Pip o la coppia dei Bodine, assassini ispirati al Natural Born Killers di Oliver Stone. Ma Robinson, dimostrando di conoscere in maniera approfondita il DC Universe, non si esime dal far apparire la Lanterna Verde Alan Scott, Batman, la Justice Society e, in ossequio al mix narrativo di cui scrivevo, characters come Scalphunter, appunto, e il Pirata Nero, leggendario bucaniere dei fumetti DC degli anni cinquanta.

La struttura delle story-line è sofisticata e spesso Robinson alterna monologhi di vari personaggi, testi mutuati dalla tradizione epistolare (come nel caso della lettera che Diane Belmont, compagna di Wesley Dodds, il Sandman della Golden Age, invia a Jack), diaristici, con un approccio post-moderno che non può non intrigare il lettore. Lo scrittore, inoltre, arriva addirittura a recuperare un ennesimo (e misconosciuto) Starman, Will Payton, a suo tempo protagonista di un comic-book di scarso successo; o persino a far fuori una versione bislacca della Justice League Europe, in un episodio che suscitò l’animosità dei fans.

Il volume, già di per sé intrigante, è impreziosito da un altro gioiello: la miniserie di quattro numeri The Shade, dedicata all’Ombra, uno dei personaggi più carismatici e interessanti del serial (da non confondere con l’omonimo eroe di Steve Ditko, in seguito rinnovato da Peter Milligan). In un’avventura ambientata in epoche diverse, fosca, inquietante, a tratti macabra, Robinson ci rivelerà qualcosa del passato dell’amorale avventuriero. E non mancano gli inserti scritti, imperniati sulle pagine di diario dell’Ombra, in cui Robinson conferma la sua maestria nella delineazione di short stories dalla forte allure gotica.

La parte grafica è valida. Tony Harris, che in questi numeri incomincia a rivelare uno stile più complesso (quello che in seguito sfoggerà in Ex Machina, per esempio) fa un ottimo lavoro, alternandosi a numerosi pencilers, alcuni di bravura decisamente stratosferica: tra i tanti, personalmente, ho apprezzato Gene Ha; ma vanno segnalati anche il Mark Buckingham di Fables, Brett Blevins, Michael Zulli, J. H. Williams III e Richard Pace. Insomma, Starman è un must e non potete assolutamente perderlo. Ed è un peccato che, pure in questa occasione, ci sia qualche refuso, sebbene non in maniera eccessiva. Sappiatevi, quindi, regolare.

Voto: 8

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