Recensione – The Leftovers 2×7: l’atto d’amore più grande, l’epilogo più sconvolgente

Pubblicato il 17 Novembre 2015 alle 20:00

L’argomento fede contro scienza è molto caro a Damon Lindelof. Chi ha visto Lost sa di cosa sto parlando. In A Most Powerful Adversary questo concetto viene estremizzato all’amore e al sacrificio, alla psicosi e alla follia. Kevin viene messo di fronte ad una scelta che può salvare o distruggere per sempre la sua relazione con Nora, e addentrarsi sempre di più nella tana del coniglio è solo il primo passo su un sentiero impervio. Al termine del quale lo attendono la scelta più difficile di tutte e i suoi demoni più oscuri.

Sarà una giornata dura.

Queste le prime parole di Patti, il fantasma che da mesi tormenta Kevin Garvey. L’ex poliziotto di Mapleton si sveglia a letto incatenato (consuetudine stabilita con la sua compagna, Nora, per evitare che il suo sonnambulismo lo porti ad andarsene in giro per la città nel cuore della notte) e scopre che Nora è sparita. E si è portata via Lily.

In compenso Jill è rimasta, capisce che suo padre ha rovinato tutto un’altra volta e il suo odio nei suoi confronti riaffiora tutto all’improvviso, e Kevin rimane da solo, incatenato a letto, insieme al fantasma di Patti che solo lui può vedere e che lo sta facendo impazzire un po’ di più ogni secondo che passa.

Fin dalla primissima scena il protagonista è messo di fronte ad una serie di ostacoli che lo tormenteranno dal primo raggio di sole al chiarore della luna, e man mano che la giornata prosegue Kevin capisce di essere arrivato alla resa dei conti coi suoi demoni interiori. O la va o la spacca, ma finisce oggi.

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A Most Powerful Adversary è semplicemente fantastico. Ho amato questo show fin dal primo episodio, ma a volte ho avuto la sensazione che il protagonista, Kevin, venisse oscurato dai personaggi secondari. Le sue drammatiche stranezze autolesioniste spesso non brillavano tanto quanto i commoventi episodi dedicati a Nora, e a volte risultavano inferiori anche alle avventure di Matthew.  Anche in questa seconda stagione, con l’introduzione dei Murphy, i personaggi interessanti e ben costruiti a rivaleggiare con quello di Kevin non sono certo mancati.

Ma questo episodio è stato il migliore finora. Per Kevin, per l’attore che lo interpreta, e per l’intero show. Anche se analizziamo il lavoro che Justin Theroux  ha fatto nella prima stagione. In A Most Powerful Adversary Kevin Garney combatte talmente tanto che noi, seduti sul nostro divano ad osservare inermi ed impotenti, semplicemente stentiamo a credere quanto sia risoluto e forte e combattivo.

Il tema “Scienza contro Fede” analizzato a più riprese durante le sei stagioni di Lost (forse è meglio dire che quello era il tema principale dello show) qui si amplia e si arricchisce in un modo più magico ed inquietante: paradossalmente, un concetto così universale viene applicato ad un solo individuo e funziona comunque alla grande.

In pratica, l’episodio porta Kevin a due soluzioni: la prima, fornita da Virgil (di cui scopriamo anche la storia personale: è il padre di John Murphy, ed è stato proprio John a sparargli liberandolo dal suo personale fantasma: pare che Virgil abbia abusato di suo figlio) è quella di “morire temporaneamente” per combattere Patti faccia a faccia, nel suo regno, nell’aldilà. La seconda, suggerita da Laurie, la sua ex moglie, è che Patti altro non è che la sua immaginazione, che sta avendo un crollo nervoso e sta diventando psicotico proprio come suo padre prima di lui.

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Ecco, quindi. Scienza contro Fede. Psicologia contro Amore. Perché, ovviamente, gli sceneggiatori sono furbi abbastanza da mettere Kevin con le spalle al muro e le mani ben legate prima della scena finale: Nora lo ha abbandonato, ma ha promesso di tornare qualora Kevin riuscisse a risolvere i suoi problemi.

Il periodo in riabilitazione suggerito da Laurie non solo sarebbe troppo lungo e duro da affrontare, ma lo etichetterebbe per sempre come pazzo. Quindi, nonostante le spiegazioni scientifiche (Scienza) fornite da Laurie, per Kevin Patti è fin troppo reale (abbastanza da nascondere fisicamente un biglietto lasciatogli da Nora sulla sedia vicino al letto, uno dei momenti più inquietanti della puntata) e così decide di credere (Fede) al metodo di Virgil.

Una boccetta di veleno, che servirà come overdose di eroina. Una siringa di epinefrina che il vecchio Murphy gli somministrerà entro un paio di minuti per farlo riprendere, dopo avergli dato il tempo di liberarsi del suo fantasma una volta per tutte.

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Abbiamo anche scoperto che Kevin non ha cercato di suicidarsi gettandosi nel lago con il blocco di cemento legato alla caviglia: la sua versione sonnambula era già stata da Virgil, che gli aveva già spiegato che per liberarsi di Patti doveva morire e rinascere, e quella notte il Kevin Sonnambulo aveva deciso di agire immediatamente. Era stato il fantasma di Patti a dirgli che aveva tentato il suicidio, e il Kevin Sveglio le aveva creduto, sprofondando ulteriormente nei suoi problemi emotivi.

Le spiegazioni scientifiche e psicologiche fornite da Laurie sono sembrate estremamente convincenti, tanto che per un istante anche Kevin sembrava averle definitivamente abbracciate. Patti riferiva a Kevin solo cose che nel suo inconscio lui già conosceva, ma che aveva dimenticato, e alla presenza di Laurie Patti non ha osato mostrarsi, perché Laurie avrebbe potuto chiederle di dire a Kevin cose che solo loro due sapevano. E che Patti e Kevin sono una sola persona lo scopriamo definitivamente nel finale, quando Kevin si è ormai convinto a buttare giù il veleno e il fantasma gli urla di non farlo.

Ora, gli ultimi cinque minuti di A Most Powerful Adversary si fanno guardare con la mascella spalancata e gli occhi sgranati. Non è solo l’idea in sé di una scena così forte, o l’ottima regia, o il magnifico lavoro degli attori, ma soprattutto la tensione che la scena suscita e la domanda che noi tutti ci facciamo: “Saremo disposti a farlo noi, per amore?”

E poi c’è quella battuta di Virgil “Ogni vita è preziosa”, fatta subito prima di passare a Kevin la boccetta di veleno: un ossimoro cinematografico così potente, così vibrante, che racchiude in quattro parole ed un semplice gesto l’intera filosofia che sta dietro a questo episodio.

Perché l’unico motivo che spinge Kevin a buttare giù il veleno è il suo amore per Nora. Vuole che torni da lui. Ed è qui che il pugno arriva a colpirci dritto in faccia, lasciandoci completamente indifesi.

Mentre Kevin soffoca nel suo vomito e viene scosso dalle convulsioni dell’overdose, Virgil spruzza l’antidoto sul pavimento, tira fuori una pistola e si spara in bocca. E Kevin muore.

Ora, perchè Michael non ha fatto niente? Perchè non ha avvertito Kevin, il padre della sua ragazza, di quello che suo nonno voleva fare? Lui, un ragazzo così timorato di Dio, complice di tutto questo? E dev’essere complice, perchè rientrando nella roulotte trova i due cadaveri e si, è in lacrime, ma non è affatto sconvolto, come se già sapesse. Sappiamo che il palinsesto televisivo è pieno zeppo di show che ci illudono con finte morti, ma qui la questione non è tanto “Kevin è morto”, quando “Mio Dio, questa serie è totalmente imprevedibile e assolutamente, terribilmente geniale”.

Perchè Nora ha deciso di andarsene così facilmente, nonostante Kevin fosse stato onesto con lei rivelandole il suo segreto? E Kevin aveva già deciso di andare da Virgil, nonostante le spiegazioni fornitegli dalla sua ex moglie (le spiegazioni meno sovrannaturali e più realistiche possibili)? Per questo è andata a prenderla al motel per portarla a casa da Jill, così che qualcuno si sarebbe preso cura della ragazza qualora il piano di Virgil non avesse funzionato?

E inoltre, Kevin si è perfino incastrando consegnando a John Murphy l’impronta della mano destra. Eh si, proprio una giornata dura!

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