Mandrake Il Mago – Recensione Mondadori Comics

Pubblicato il 14 Ottobre 2014 alle 16:40

Ritorna un classico del fumetto americano! Non perdete le prime, storiche avventure di Mandrake il mago, l’immaginifico personaggio ideato dal grande Lee Falk incluse in questo corposo volume pubblicato da Mondadori Comics!

Mandrake - il mago

Il mese scorso Mondadori Comics ha riproposto in un corposo volume le prime storiche avventure di Phantom, antesignano dei tanti giustizieri mascherati ancora oggi dilaganti nel mercato fumettistico americano, creato dal maestro Lee Falk. E ora è la volta di un altro suo importante personaggio, Mandrake il mago, che per lui rappresentò il primo successo della carriera. Il riscontro di Mandrake fu immediato ed entusiasmò un numero enorme di lettori, grazie alle abilità narrative e all’inventiva di Falk. Mandrake esordì nel 1934 e anticipò diverse cose. È stato in fondo lui il modello dei vari stregoni presenti nei fumetti del periodo successivo. Pur con le dovute differenze, il Dr. Strange marvelliano deve qualcosa a Mandrake con quei baffetti che rimandano appunto al prototipo di Falk.

Come avrete modo di scoprire in questo volume, il ritmo delle storie è indiavolato e Falk, partendo da un semplice pretesto, costruisce story-line complesse, articolate e ricche di colpi di scena. Naturalmente, trattandosi di un’opera realizzata negli anni trenta del secolo scorso, risente delle convenzioni narrative del tempo. Le trame in alcuni momenti risultano ingenue e i testi sono spesso verbosi e didascalici. Ma bisogna appunto collocare Mandrake nell’ambito del periodo in cui venne creato.

Lee Falk quindi introduce un mago dalle incredibili capacità che, coadiuvato dal fido Lothar, è coinvolto in pericolose avventure. L’episodio iniziale peraltro segna anche l’esordio del perfido Cobra, criminale dedito alla magia nera che intende conquistare il mondo e che diventerà la principale nemesi di Mandrake. Molte delle situazioni narrative si collegano alla cultura popolare dell’epoca. Falk si fa influenzare dai racconti pulp, da certe storie di Conan Doyle, da quelle immaginifiche di Edgar R. Burroughs e dai film horror. Non bisogna dimenticare che in quegli anni le pellicole con Bela Lugosi e Boris Karloff andavano per la maggiore.

Perciò nelle storie di Mandrake incluse nella raccolta avrete a che fare con spettri, lupi mannari, creature che sono il risultato di esperimenti sulla falsariga di quello di Frankenstein, mummie viventi, trasformisti e così via. Sono concetti che altri autori riprenderanno e va evidenziato in particolare l’episodio conclusivo del libro, ambientato in una terra preistorica nascosta dai ghiacci dell’Antartide e popolata da dinosauri, uomini di Neanderthal e muscolosi guerrieri che fanno pensare a Tarzan. Se a qualcuno viene in mente il Ka-Zar della Terra Selvaggia di Lee e Kirby può intuire l’importanza anticipatrice delle intuizioni di Falk. E persino le atmosfere dei film di Indiana Jones, in fondo, devono qualcosa a queste saghe.

Certo, l’autore non è ‘politically correct’. I villain che sfidano Mandrake sono quasi sempre non occidentali: arabi infidi coinvolti nello schiavismo, per esempio, o cinesi sadici. Come nel caso di Phantom, pure Mandrake è un bianco americano senza macchia che si oppone a tutto ciò che è straniero e diverso, in ambientazioni caratterizzate da esasperato esotismo. Le figure femminili, d’altro canto, sono bambole passive e prive di carattere, a cominciare dalla bella principessa Narda, destinata a diventare la compagna di Mandrake. E Lothar è un nero ottuso, descritto sia nel comportamento sia nell’abbigliamento sulla base di stereotipi che oggi verrebbero bollati come razzisti e che occupa una posizione subalterna rispetto a quella del suo mentore.

Ma, ripeto, Mandrake va inserito nel contesto del tempo e si tratta di un’ottima lettura di intrattenimento che al di là di questi aspetti non ha perso nulla del suo fascino. I disegni sono di Phil Davis, penciler che sarà

identificato con il mago. Il livello grafico è però discontinuo. Le prime tavole, pur efficaci, sono appena abbozzate e piuttosto grezze; ma striscia dopo striscia lo stile si affina fino a raggiungere splendidi risultati con le chine di Ray Moore che in seguito illustrerà Phantom. È con Moore che Davis costruisce pagine valorizzate da dinamismo e giochi d’ombra suggestivi. E non vanno trascurati i particolari degli sfondi di molte vignette. Insomma, Mandrake è un classico e se avete voglia di scoprirlo o di riscoprirlo questo è il volume che fa per voi.

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