Recensioni Comics
Superman: Stagioni, di Jeph Loeb e Tim Sale | Recensione
Marco -Spider-Ci- Novelli 09/09/2025

- Autori: Jeph Loeb, Tim Sale
- Formato: 20.5X31, C., 368p.
- Data di uscita: 28 ago. 2025
- Casa editrice: Panini Comics
- Prezzo: 58,00 euro
Quattro stagioni, che rappresentano un po’ anche quattro stati d’animo, alla base di altrettanti racconti che esplorano il passaggio da ragazzo adolescente a uomo (ma anche mito e simbolo di speranza) di Clark Kent/Superman, il più grande dei supereroi.
E’ questo l’incipit di Superman: Stagioni, una miniserie del 1998 realizzata da una coppia che è ormai una garanzia nel mondo dei comics: Jeph Loeb e il compianto Tim Sale. Le opere che li hanno fatti salire alla ribalta, sia in Marvel che in Dc, sono sostanzialmente rivisitazioni degli esordi di alcune delle principali icone delle due case editrici.
Loeb, da scafato scrittore e sceneggiatore, sia televisivo che cinematografico, ha la capacità di rielaborare e rendere più moderne e accattivanti le storie del passato, mantenendo in tutto e per tutto la loro essenza, le atmosfere e le loro caratteristiche principali, ma con elementi e suggestioni in più, oltre a una maggiore introspezione e profondità, che ce le fanno rivedere con occhi diversi, senza le ingenuità degli anni Quaranta o Sessanta.

A tal proposito è impossibile non citare la loro opera probabilmente più famosa, ovvero Batman: Il Lungo Halloween, e anche il suo seguito Vittoria Oscura, che di fatto hanno riscritto e rimodellato per il pubblico moderno l’intero universo batmaniano, mostrando buona parte della rogue gallery dell’Uomo Pipistrello, e di conseguenza l’avvento di strambi e variopinti freak al posto dei vecchi gangster e criminali comuni. L’attenzione in particolare si focalizzerà sul rapporto di collaborazione tra Batman, Jim Gordon e Harvey Dent, l’arrogante e intraprendente procuratore distrettuale che verrà risucchiato dalla spirale di morte e violenza che affligge Gotham, diventando lo sfigurato Due Facce, ovvero uno degli stessi criminali che prima combatteva…
Potremmo parlare anche della famosa “quadrilogia dei colori”, realizzata dai due autori per la Casa delle Idee, con toccanti storie dedicate a Daredevil, Spider-Man, Hulk e Capitan America, ma in questo caso è meglio rimanere in ambito Dc, e analizzare il medesimo approccio che hanno utilizzato per raccontare il supereroe per antonomasia: Superman, l’Ultimo Figlio di Krypton.
Sin dal primo capitolo, è chiaro che a Loeb interessi soprattutto parlare di Clark Kent, il mite ragazzo di campagna cresciuto a Smallville, nel Kansas, da due anziani signori, Martha e Jonathan Kent, che nonostante l’abbiano trovato all’interno di un razzo spaziale, lo hanno sempre trattato come un figlio “normale” e non un alieno, infondendogli i valori più sani e genuini che una buona famiglia possa insegnare.

Le incredibili abilità di Clark, però, verranno presto fuori, in maniera sempre più eclatante, e il salvataggio di alcune persone da un violento tornado gli farà capire che il suo talento non può limitarsi a una piccola cittadina di campagna, ma deve poter aiutare chi è in difficoltà dove c’è più bisogno, come ad esempio nella grande e futuristica città di Metropolis.
Jonathan e Martha sapevano che alla fine quel giorno sarebbe arrivato, e a malincuore dovranno accettare la sua scelta di trasferirsi. Al contempo, la sua amica del cuore Lana Lang, da sempre innamorata di lui, rimane sconvolta dallo svelamento dei suoi poteri e dal conseguente abbandono di Smallville da parte di Clark, vedendo infrangersi di colpo tutti i suoi sogni di creare una famiglia insieme a lui.
Questo tema verrà ripreso anche nell’ultimo capitolo, dove sarà proprio Lana la “voce narrante”, la quale dovrà mettere da parte la rabbia e la delusione, accettando il “bene superiore” a cui è destinato il ragazzo che amava, non solo come protettore degli innocenti, ma anche come simbolo di libertà e giustizia, contro qualsiasi oppressore e minaccia.

E se si parla di minacce, non può che saltar fuori il nome di Lex Luthor, il miliardario che ha sostanzialmente cambiato il volto di Metropolis, rendendola una delle città più avveniristiche e tecnologicamente avanzate. Il suo sviluppato intelletto, supportato da risorse pressoché illimitate, lo rendono uno degli uomini più potenti del pianeta, e lo dimostra il fatto che non si faccia scrupoli a esercitare la sua influenza per ottenere tutto ciò che vuole e piegare chiunque al suo volere.
E’ ovvio che l’arrivo di Superman a Metropolis lo destabilizzi non poco, in quanto il kryptoniano è l’unico essere dotato di un potere superiore persino al suo. Ciò che lo irrita ancora di più è il fatto di non conoscere l’origine dei suoi poteri e la loro effettiva portata, lasciandolo in una posizione di svantaggio che non può tollerare.
Sapendo che uno scontro a livello fisico lo vedrebbe sicuramente sconfitto, Luthor decide di attaccare l’Uomo d’Acciaio sul fronte psicologico, dove sa di poterlo colpire. La sua mente diabolica partorirà un piano machiavellico, che sfrutterà proprio l’altruismo e la propensione nei confronti del prossimo da parte dell’Azzurrone contro di lui, manipolandolo affinché arrivi a dubitare di sé stesso e delle sue capacità, quando non sarà in grado di salvare una sua ammiratrice (in realtà avvelenata da Luthor).

Questa mossa subdola della sua nemesi lo costringerà a una “pausa di riflessione”, e la necessità di tornare alle proprie radici, nella sua Smallville. Il calore e l’affetto di amici e familiari, oltre a un pericolo alluvione da sventare, si riveleranno la miglior medicina per ritrovare fiducia e nuovi stimoli per la sua missione, grazie a quei valori con cui è stato cresciuto e che lo hanno spinto a diventare l’uomo (e l’eroe) che tutti conosciamo.
Non sono il mantello o la grande esse sul petto a fare di Superman un eroe, infatti, ma è l’uomo che li indossa. Non puoi comprendere a pieno Superman, se non conosci Clark Kent e la profonda umanità che lo caratterizza. Quella bontà d’animo che lo porta a sfruttare i suoi poteri per fare del bene e dare tutto sé stesso per salvare gli altri, nonostante possa frantumare un palazzo con un pugno e imporre la propria volontà come un tiranno.
Loeb esprime questi concetti essenziali attraverso le parole di chi gli ha voluto più bene, ovvero Jonathan (voce narrante del primo capitolo), e Lana Lang (voce narrante dell’ultimo) primo amore di Clark, nonché amica e confidente, che ricopre in questo caso un ruolo decisamente più rilevante di quello di Lois Lane, da sempre nota come la dolce metà dell’Azzurrone, ma qui ancora “semplice” collega di Kent al Daily Planet, dove lo vede più come un rivale da battere che un possibile amante.

Quello che colpisce di Superman: Stagioni è la delicatezza con cui lo scrittore affronta questo percorso, tenendo come punto di riferimento l’alternarsi delle stagioni, con una voce fuori campo che cambia ogni volta, fornendo quindi anche un punto di vista differente, che però racconta sempre lo stesso personaggio: che sia un figlio, un collega/rivale, un amore o un nemico da sconfiggere, l’essenza di Superman non cambia. E’ un eroe infaticabile e determinato, che antepone sempre gli altri a sé stesso.
Non c’è bisogno, dunque, di battaglie spettacolari e roboanti per rappresentarlo, perché qui parliamo soprattutto di sentimenti. Questa è la storia di come un umile ragazzo del Kansas sia diventato non solo un eroe, ma anche un mito, una leggenda, un esempio da seguire e imitare. Tutti infatti possiamo fare la nostra parte per vivere in un mondo migliore, anche senza superpoteri.

Tim Sale come al solito aggiunge poesia e spessore al racconto, grazie al suo stile semplice e immediato, quasi “fiabesco”, complice anche la colorazione pastello, calda e soffusa di Bjarne Hansen, che riempie le linee morbide e sinuose del compianto artista. Le sue tavole sono immediatamente riconoscibili, così ariose ed espressive, proprio perché minimali e perfettamente centrate a livello di storytelling.
Anche la caratterizzazione dei suoi personaggi è inconfondibile e sempre molto “fumettosa”, in quanto Sale ci tiene a trasmettere la loro essenza, anche in maniera esagerata, fregandosene di proporzioni ed elementi realistici.

Salta subito all’occhio, infatti, il suo Superman mastodontico e imponente, che sembra quasi gonfiato, tanto sono pronunciati i suoi muscoli e il collo. Una versione che per certi versi ricorda quella di Bruce Timm e la serie animata anni Novanta, arrivata in scia al grande successo di quella di Batman. Mentre di Lex Luthor colpisce il fatto che sia ispirato graficamente alle sue primissime apparizioni degli anni Quaranta, quando aveva ancora i capelli rossi, a cui Sale aggiunge comunque una evidente stempiatura e delle folte sopracciglia, del medesimo colore. Se dobbiamo fare un paragone anche con le controparti televisive e cinematografiche, sicuramente il suo Luthor si avvicina di più (anche anagraficamente) a quello di Gene Hackman, apparso per la prima volta nel mitico film del 1978 di Richard Donner.
Superman: Stagioni si può quindi considerare un’opera intramontabile, imprescindibile se si vuole comprendere a pieno l’essenza di questo personaggio, ormai tornato alla ribalta grazie alla pellicola di James Gunn del 2025. Forte di questo traino, la Panini l’ha ripubblicata praticamente in tutti i formati possibili, da quello pocket al cartonato, fino alla più recente edizione Absolute, di grande formato e ricca di contenuti extra.
In sostanza, dunque, non avete più scuse per non recuperarlo, aldilà di quanto pesi il vostro portafoglio…
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