Recensioni Comics
Iron Man di Spencer Ackerman e Julius Ohta – Recensione
Tobia Brunello 08/08/2025

- Autori: Spencer Ackerman, Julius Ohta
- Formato: 17X26, S., 32 p.
- Prezzo: 3,00 euro
- Casa editrice: Panini Comics
- Data di uscita: 13 feb. 2025
Nell’ottobre 2024 la Marvel ha deciso di affidare la nuova serie regolare di Iron Man a Spencer Ackerman, giornalista vincitore del Premio Pulitzer e autore di saggi come Reign of Terror. I disegni sono affidati a Julius Ohta, artista in ascesa fresco da Hellverine e Alien.
Ackerman porta nella testata il suo background da reporter su temi di sicurezza pubblica, potere istituzionale e geopolitica: elementi che permeano tutta la narrazione. Il primo arco, intitolato The Stark‑Roxxon War, è costruito come un conflitto corporativo: Stark Unlimited contro Roxxon e A.I.M., in una guerra fra armature d’acciaio e decisioni sporche di lusso e potere.
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Colpito a sorpresa da un nemico che riesce ad attaccare su più fronti (il che tradotto in un’universo come quello Marvel significa una certa commistione tra finanza, superpoteri e anche magia) Tony Stark ricostruisce dal nulla un’armatura improvvisata per guidare, nei panni di Iron Man, la resistenza contro un consiglio di amministrazione spietato, indagando scelte aziendali oscure, e affrontando questioni di morale. Ackerman scrive dialoghi asciutti e funzionali, evita il fan service in stile cinema (scegliendo invece di pescare a piene mani dalla storia editoriale di Iron Man, più e meno recente), e punta su ritmo e tensione nelle sequenze politiche e tecniche.
Julius Ohta, affiancato da Alex Sinclair ai colori, esprime un tratto pulito e realistico, con esplosioni luminose e ombre su armature dettagliate. L’impatto visivo è quello di un’azione che brilla ma non diventa fumetto da cartone: riflette il tono teso, serio, ma non privo di spettacolo. Niente gag, solo energia concentrata su ogni splash page.
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Ackerman non è un autore “supereroico” nel senso tradizionale: viene da reportage su sorveglianza, mercato degli armamenti, potere aziendale e instabilità geopolitiche. Applica quel bagaglio narrativo ad un fumetto Marvel (e rilancia in maniera ancor più marcata nel suo secondo story arc, Il Ribelle Iron Man, inserito nell’affesco narrativo geopolitco di Un Mondo Sotto Destino), inserendo riferimenti coerenti a tecnologie militari, boardroom, colpa sociale, ingiustizia aziendale. Il tutto ben calibrato nel contesto di capacità prodigiose e armature high-tech.
Non è un revival delle classiche Armor Wars di Iron Man, né un racconto ultra-emotivo: è piuttosto una riflessione moderna sul capitalismo bellico, sull’etica della tecnologia e sulla responsabilità del creatore. Risulta meno adatta ai fan delle storie di introspezione pura, ma perfetta per chi vuole vedere un Tony Stark consapevole, in guerra contro se stesso e il suo passato.
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La serie Iron Man di Ackerman e Ohta è un debutto potente nel panorama Marvel: scrittura da reporter, costruzione narrativa solida, e un protagonista che agisce con logica fredda ma determinata. Se cercate il riflesso delle attuali dinamiche geopolitiche e industriali in un fumetto mainstream, qui lo trovate. Anche il disegno contribuisce in modo efficace a questa visione pragmatica ma spettacolare.
Purtroppo la serie non è stata premiata con il successo di pubblico negli Stati Uniti e la gestione di Ackerman si è chiusa con il decimo numero, che ha segnato la conclusione dell’arco narrativo legato a Un Mondo Sotto Destino nonché la chiusura della serie, che verrà sostituita dalla serie legata a Age of Revelation Iron & Frost. Il futuro di Iron Man dopo la saga mutante è ancora sconosciuto, ma purtroppo non ci sarà più Ackerman a scriverne le gesta.
In breve
Storia
7.5
Disegni
6.5
Cura editoriale
6.5
Sommario
Un Iron Man scritto in maniera molto intelligente da un autore che proviene dal giornalismo: grande spazio a riflessioni sull’attualità geopolitica, forse un po’ troppo poco sull’animo del personaggio. Disegni molto buoni senza particolari guizzi. Una gestione molto interessante che purtroppo non è durata tanto a lungo da poter esprimere tutto quello che poteva dire.


