Vikings 6×04 – All the Prisoners | Recensione

Pubblicato il 24 Dicembre 2019 alle 20:00

La sesta stagione concluderà la saga di Ragnar e dei suoi figli, esplorando nuovi orizzonti in attesa dello spin-off.

Manuel Lucaroni
Manuel Lucaroni
2019-12-24T20:00:10+00:00
Manuel Lucaroni

La sesta stagione concluderà la saga di Ragnar e dei suoi figli, esplorando nuovi orizzonti in attesa dello spin-off.

Col quarto episodio, All the Prisoners, ci avviciniamo alla metà del primo blocco di episodi di questa sesta stagione di Vikings, con la narrazione ormai ben divisa in quattro coesi blocchi: mentre Ubbe gestisce Kattegat con Torvi e Gunnhild, Bjorn è messo alle strette da re Olaf dopo il disastroso assalto.

Nel frattempo Ivar, in territorio Rus’, continua ad assistere il crudele principe Oleg, capace di eliminare chiunque osi mettersi tra lui e il potere totale sui vichinghi russi, mentre Lagertha ha ben presto abbandonato la vita da semplice contadina per impugnare nuovamente la spada e preparare le shieldmaiden del suo villaggio a difendersi dai banditi.

SOPRAVVIVENZA E GIOCHI DI POTERE

Ospite e ormai fido alleato del principe Oleg, Ivar continua a coltivare la sua amicizia col piccolo Igor, col tentativo di metterlo al corrente della sua posizione politica e sociale; il rapporto con Oleg comincia ad inasprirsi, con Ivar che ripresenta le sue ambizioni e la sua capacità di stringere nuove convenienti alleanze.

Ubbe, “reggente” a Kattegat, prova a dare ancora fiducia a Hvitserk, che risulta ormai sempre più in balìa dei suoi incubi psichici, in preda ad una follia ormai quasi irreversibile. D’altro canto, Bjorn (in continua tensione con Kjetil, accusato dell’omiciodio di Floki) si troverà a stringere un sorprendente accordo con Re Olaf, con re Harald costretto ad accettare passivamente le decisioni dei due.

E mentre la vita politica del mondo scandinavo procede tra battaglie e fragili equilibri politici, Lagertha, nella sua fattoria sperduta, dovrà fronteggiare con le donne, gli anziani e i bambini del suo villaggio una nuova incursione dei banditi, che lascerà dei segni drammatici indelebili.

SPIRITUALITÀ E LOTTA

All the Prisoners segna un piccolo step verso il culmine della tensione drammatica di questo primo blocco di episodi dell’ultima stagione, cominciando a proporre e sviluppare gli eventi motrici delle trame principali.

Un primo “picco” drammatico per questa stagione viene registrato dalla battaglia nel villaggio di Lagertha dove, a differenze di tanti altri scontri visti nella serie, non c’è in ballo il potere o l’onore, ma la semplice sopravvivenza.

Questa nuova situazione permetterà di esplorare un diverso lato (molto meno politico e attivo e più umano e spirituale) della famosa shieldmaiden, ormai agli sgoccioli della sua vita e del suo percorso nella serie (ma questo, come gli altri personaggi, d’altronde).

Mentre non sorprendono gli scenari che Ivar innesca nel territorio dei Rus’, ben conoscendo ormai le caratteristiche del personaggio, emerge in maniera netta e decisa, in questo episodio, la sorprendente figura di re Olaf, ambiguo re a metà tra un vecchio folle e un saggio visionario.

Sulla scia di Olaf, sembra prendere spessore a livello di caratterizzazione Gunnhild, di cui si scoprono qui nuove peculiarità che rimandano ad Aslaug, la seconda moglie di Ragnar; la donna si candida così (come già segnalato precedentemente) ad un ruolo da protagonista nel proseguo della stagione e non (come molti potevano pensare) a semplice “ombra” di Bjorn la Corazza.

All the Prisoners risulta dunque un primo tentativo di “assestamento” delle vicende principali della serie, toccando in alcuni momenti ottimi picchi di drammaticità accompagnati da un’ottima (come sempre) realizzazione scenica. In attesa di vedere, già dal prossimo episodio, una forte accelerazione di intensità narrativa.

In Breve

Giudizio Globale

7.5

7.5

Punteggio Totale

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