Pokémon Detective Pikachu: emozioni live-action

Pubblicato il 9 Maggio 2019 alle 14:30

Mentre il pubblico continua a rimanere commosso da Avengers: Endgame, si appresta a debuttare nelle sale un film “semplice”, nel significato più genuino e positivo del termine, intento ad iniziare una “rivoluzione” – seppur non armata, perché la fedeltà al mondo originale è uno dei cavalli di battaglia di questa pellicola- inevitabilmente portatrice di un nuovo modo di  vivere il mondo dei Pokemon.

Pokemon Detective Pikachu non è solamente una storia di legami, tra umani e tra Pokémon e umani, tutte tematiche apprezzate da ormai più di vent’anni quando si parla di Pikachu & Co: è una vera e propria evoluzione nel modo di concepire, anche visivamente, i mostriciattoli tascabili amati da grandi e piccini. Mai prima d’ora qualcuno aveva osato provare a portare sul grande schermo un live-action dedicato ai Pokémon e, se vogliamo dirla tutta, le ragioni sono anche comprensibili: con un franchise così amato, il rischio di flop è sempre dietro l’angolo e risultano esserci più rischi che vantaggi acquisiti. Questo live-action, già dal principio, sembra non accetti una via di mezzo nel giudizio: o una totale delusione, o qualcosa di epico da mandare letteralmente fuori di testa. Rob Letterman e tutta la produzione è riuscita però a realizzare qualcosa che va oltre ogni singolo giudizio, qualcosa inevitabilmente destinato a scrivere la storia e ad aprire una grande parentesi nella lunga e gloriosa storia del franchise nipponico, attraverso un unico ma fondamentale ingrediente: la semplicità, che fa propendere il parere sicuramente verso la seconda ipotesi.

Se semplice non è di certo la realizzazione tecnica – a dir poco fenomenale e creativa nel rappresentare i Pokemon in carne ed ossa –  lo è il tono generale, degno delle classiche storie alle quali ci hanno abituato anche i tanti lungometraggi d’animazione. Il mondo dei Pokémon non è fatto di supereroi, né tanto meno, in fin dei conti, di allenatori pluridecorati: il vero cuore pulsante di questo mondo è sempre stato, e sempre sarà, la gioia di poter condividere la propria esistenza con creature capaci di donare un amore che va al di là di qualsiasi attacco o evoluzione. E’ questo l’elemento prepotente che traspare dal live-action, con una nuova storia – collegata comunque, come i più attenti potranno notare, agli storici lungometraggi animati – e un nuova ambientazione sì, ma con quella ricchezza tipica del mondo Pokémon,  enfatizzata dai piacevoli Easter Eggs (tra i più amati, forse, quelli relativi agli Squirtle) sparsi in tutto il film.

Per questo, per aver portato in maniera del tutto naturale lo spirito del mondo Pokemon sul grande schermo, non avendo sbagliato mai quasi un colpo – l’unico elemento discutibile, almeno in parte, è la diversa riproduzione dei versi di alcuni Pokemon del film, giustificabile comunque col diverso contesto narrativo e di certo ininfluente nell’alterare il giudizio finale –  Rob Letterman e tutto il team di produzione meritano un plauso speciale. In un contesto dove è il mercato a creare una “poetica” realizzativa, dove è la moda a indirizzare il modus operandi, si è deciso di lavorare a stretto contatto con The Pokemon Company per cogliere la vera essenza di un marchio che, lo ricordiamo ancora una volta, è amato inesorabilmente da più di vent’anni. E se poi la scelta risulterà essere fruttuosa e redditizia, tanto meglio: d’altronde, con un mondo come quello dei Pokemon, non c’era altra strada se non quella di mostrare, in una maniera visiva innovativa, il legame d’amore che lega indissolubilmente umani e Pokemon aprendo le porte a un nuovo futuro e rappresentando, finalmente, emozioni live-action.

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