Noi di Jordan Peele | Recensione

Pubblicato il 5 Aprile 2019 alle 20:00

Il nuovo film del premio Oscar Jordan Peele è attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche italiane.

Dopo il successo di Scappa – Get Out è andato, insieme a Jason Blum, a produrre per Spike Lee il film di successo BlackKklansman, arrivato con merito dallo scorso Festival di Cannes fino agli Oscar 2019: anche senza considerare l’arrivo dell’ormai imminente reboot della storica serie televisiva Ai Confini della Realtà, basterebbe questo per cementare lo status di Jordan Peele nel panorama hollywoodiano contemporaneo, che a ragion veduta lo considera un nuovo faro da seguire attraverso il cinema di genere.

Con il suo secondo lungometraggio Noi l’autore riesce nel difficile compito di confermarsi e soprattutto consacrarsi, allestendo un horror dall’impianto filmico eccellente per idea allegorica, interpretazioni attoriali e realizzazione tecnica, in grado di divertirsi e di divertire attraverso un sapiente uso delle impalcature della tensione dell’opera hitchcockiana e di quelle sofisticate dell’horror di stampo romeriano (La Notte dei Morti Viventi e La Terra dei Morti Viventi sono opere fondamentali per la comprensione di Noi).

Ambientato un po’ ai giorni nostri e un po’ nel 1978 lungo l’iconica costa della California del Nord, il film ha come protagonista l’attrice premio Oscar Lupita Nyong’o nel ruolo di Adelaide Wilson, una donna che torna alla sua casa d’infanzia sul mare con il marito Gabe (il Winston Duke di Black Panther e Avengers: Infinity War) e i due figli per trascorrere le vacanze estive. Tormentata da un trauma ancora irrisolto verificatosi nel periodo dell’infanzia proprio sulla sabbia della spiaggia nei pressi di quella casa, Adelaide inizia a notare una serie di inquietanti coincidenze che la portano alla convinzione dell’imminente materializzarsi delle sue paure più recondite.

E dopo un’intensa giornata trascorsa in spiaggia con i loro amici (fra i quali spicca Elisabeth Moss) Adelaide e la sua famiglia nel tornare a casa vengono accolti sul vialetto dalle sagome di quattro figure che si tengono per mano, solo per scoprire che i misteriosi assalitori sono in realtà quattro copie identiche di loro stessi.

Ancora più politicamente schierato e lungimirante del film precedente, Noi è una storia di classismo e riscatto sociale dai risvolti psicanalitici e surreali, un grido di aiuto che grida per i più deboli e i meno abbienti, che scava nei meandri della società alla ricerca delle origini dei disagi culturali, economici e sociali e li ritrova tutti nelle differenze della stratificazione sociale.  E’ un film che guarda alla relazione tra il bene e il male con sguardo tanto inedito quanto illuminato, sottolineando come sia in definitiva il contesto geopolitico in cui si cresce a plasmare la natura dell’individuo, che non nasce né buono né malvagio ma pronto ad essere influenzato da ciò che lo circonda.

Un montaggio eccezionale scandisce i ritmi di un racconto dilatato nel primo atto e poi via via sempre più convulso, che si dirige a perdifiato verso un finale narrato attraverso uno storytelling da applauso. Noi è la prova definitiva che il cinema di Jordan Peele non è stato solo un caso isolato, ma una realtà crudissima e quanto mai necessaria, politicamente e artisticamente.

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