Il Nome della Rosa: Parte 3 | Recensione

Pubblicato il 19 Marzo 2019 alle 18:00

All’interno del monastero benedettino strani eventi continuano ad accadere e strani oggetti e luoghi vengono rinvenuti: morti misteriose, codici segreti nascosti, una biblioteca labirintica, A impensierire ulteriormente i monaci e in particolar modo il nostro Gugliemo da Baskerville c’è però anche un’altra importantissima questione: la sorte che toccherà al pauperistico Ordine dei Francescani, poiché la disputa che li riguarda e di cui si era parlato nelle puntate precedenti sta per avere luogo.

Questa terza parte della miniserie basata sull’omonimo romanzo scritto da Umberto Eco si rivela essere sempre più interessante, grazie a un ottimo lavoro degli interpreti di questa spiritualmente e corporalmente torbida storia e alla magistrale costruzione degli intrecci che la compongono. In questo caso, grande importanza assume la disputa che deciderà se i Francescani possono o meno continuare a far parte dei vari Ordini presenti all’interno della Chiesa Cattolica: il loro professare apertamente che la Chiesa Cattolica debba essere povera rischia di depauperare le casse del Vaticano e le tasche dei Vescovi più abbienti, se riusciranno a imporre ed estendere tale voto a chiunque faccia parte della Chiesa stessa. Ma Bernardo Gui ha in mente un piano…

POTERE SPIRITUALE CONTRO POTERE TEMPORALE

Il Nome della Rosa è un romanzo storico che fornisce ai lettori non solo una miriade di informazioni sui luoghi e sul tempo in cui è ambientata la storia, ma che, attraverso di esse, vuole spingere i lettori (o, in questo caso, gli spettatori) a riflettere su alcuni argomenti anche piuttosto delicati, come la disputa che riguarda l’Ordine Francescano: i seguaci di Francesco fanno anche voto di povertà per seguirne l’esempio (ricordiamo che San Francesco rinunciò a tutti i suoi beni materiali per seguire un percorso di vita prettamente spirituale), ma non si limitano a questo: poiché ritengono che lo stesso Gesù Cristo abbia vissuto in povertà, essi sostengono che, di conseguenza, anche la Chiesa Cattolica non deve insozzarsi le mani con i beni materiali. Ma naturalmente le alte sfere della Chiesa non hanno intenzione di rinunciare a tutti gli averi che hanno accumulato, ed è per questo che, ancora una volta, si dovrà decidere cosa ne sarà dei Francescani, già in passato ritenuti eretici proprio a causa di questo loro convincimento, che deriverebbe anche dalla convinzione che, se Gesù era povero, non c’è ragione per cui non debbano esserlo anche i suoi messaggeri sulla Terra.

Chiaramente l’argomento è particolarmente delicato, e lo stesso Guglielmo verrà chiamato in causa per dire la sua in quanto esperto teologo, e se abbiamo imparato a conoscere questo complesso personaggio, non è difficile intuire quale sia la sua impressione su tutta questa delicatissima faccenda, e che non tema in alcun modo di esprimerla.

IL TIMORE PER IL TENTATORE GENTIL SESSO E PER IL RISO

Come ci si potrebbe aspettare da dei monaci medievali che hanno fatto voto di castità, il concetto di donna nelle loro menti è alquanto retrogrado: poiché non possono avere rapporti sessuali con loro, decidono quasi di demonizzarla, vedendola come una sorta di mezzo che usa il Diavolo per tentarli. Ma i monaci sono pur sempre degli uomini fatti di carne e di ossa che, dunque, possono anche cedere alle tentazioni della carne. E naturalmente il giovane Adso non è il solo a provare una certa attrazione per il gentil sesso, e per una ragazza in particolare.

Una scena, poi, che mi ha sempre colpita del film Il Nome della Rosa è quella che vede come protagonisti indiscussi Jorge da Burgos e il nostro audace Gugliemo da Baskerville, i quali discutono piuttosto animatamente sul ruolo della risata nella vita degli uomini: mentre Jorge sostiene che sia una manifestazione indegna che rende gli uomini simili alle scimmie e che lo stesso Cristo non abbia mai riso, Gugliemo sostiene invece che il riso sia proprio della specie umana, e che, per questo, si tratta di un fenomeno del tutto naturale che non va dunque demonizzato. Da questa breve sequenza si intuisce ancor più quanto ampio sia il divario che separa i modi di pensare di questi due affascinanti personaggi: da un lato, abbiamo un uomo incredibilmente legato alle tradizioni, dall’altro c’è invece chi dimostra di avere una mentalità molto più moderna e aperta, particolare, questo, che si rivelerà determinante nel trovare finalmente il responsabile di tutte le morti che continuano misteriosamente a susseguirsi all’interno del monastero.

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