Flight di Kuniko Tsurita | Recensione

Pubblicato il 11 Marzo 2019 alle 11:00

Coconino Press ci presenta una antologia delle migliori storie della mangaka giapponese, il cui sperimentalismo è stato un esempio per molti.

Flight raccoglie infatti in un unico volume alcune delle storie-chiave della vita artistica di Tsurita Kuniko, iniziata nel lontano 1965 con il suo debutto sulla celebre rivista “Garo”, quando l’autrice aveva solo 18 anni. Questa antologia contempla opere diverse per genere e destinazione di pubblico, che tradiscono, nelle prime storie, la passione della mangaka per la fantascienza. Successivamente le tematiche cambiano e si rifanno soprattutto all’attualità del suo tempo, alle tendenze giovanili degli anni Sessanta: si vedano a questo proposito storie come Testone o La tragedia di sua eccellenza la sesta figlia, che forse sono quelle che hanno lasciato, tra tutte le opere realizzate da Tsurita, più il segno tra i lettori.

Ogni racconto dell’autrice rappresenta una diversa visione, una diversa panoramica dei suoi occhi. Così in alcune storie (tanto per citare degli esempi, Senza senso e Anti) l’autrice sceglie una dimensione più drammatica per le sue trame, mentre in altre (come Questa storia) troviamo una Tsurita più leggera, che mostra la sua capacità di costruire gag divertenti ed ispirate. Da segnalare soprattutto l’ultima storia, che dà il titolo alla raccolta, apparsa su Young Champion, dopo che Kuniko Tsurita aveva passato la sua carriera su una rivista come Garo. Flight è del 1979 e ormai la malattia della mangaka ha preso il sopravvento e l’autrice non ha più forze, come si può desumere dal tratto usato nella storia, spezzato, sicuramente fragile.

L’opera è anche interessante perché consente di vedere l’evoluzione grafica della mangaka nel corso degli anni e le influenze che la stessa ha subito: si veda per esempio il confronto tra le opere giovanili del 1968 e quel suo tratto un poco acerbo e quanto mostrato dalla autrice in Sciagura, opera realizzata dopo il suo abbandono di Tokyo ed il suo ritorno alla città natale di Takasago; qui il segno si fa più espressivo, il tratteggio fitto e le ombre sono ben delineate. In questa opera forse si vede meglio che in qualunque altra l’influenza che ha avuto fare da assistente (seppure per un periodo molto breve di tempo) al grande Shigeru Mizuki, l’autore noto al grande pubblico italiano soprattutto per Kitaro dei Cimiteri.

Money e Max concludono, si potrebbe dire, questo ciclo evolutivo, regalandoci due opere intense e crude che sono quasi l’ultima prova della abilità di disegno della Tsurita prima che la SLE (o Lupus eritematoso) cominci a manifestare davvero i suoi nefasti e tristi effetti sulle sue capacità di autrice.

Venendo all’edizione italiana di questa antologia, proposta da Coconino Press – Fandango, abbiamo un volume classico della collana dedicata al gekiga, con una copertina brossurata di buona fattura; nonostante il volume sia molto corposo (si va ben oltre le 400 pagine), la rilegatura è solida e non fa rimpiangere il non avere tra le mani un cartonato. Oltre alle storie, troverete alla fine del volume una (piccola) gallery ed una interessante postfazione ad opera di Sho Onoda, che ripercorre la vita e le opere dell’autrice.

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