Marvel Gold – Omega Classic – Recensione

Pubblicato il 27 Marzo 2012 alle 11:31

Panini Comics propone in un unico volume una delle serie più anti-convenzionali della Marvel anni settanta: Omega The Unknown compianto Steve Gerber! Seguite le intricate e claustrofobiche vicissitudini di un avventuriero dello spazio e di un enigmatico ragazzino!

Marvel Gold – Omega Classic

Autori: Steve Gerber, Mary Skrenes, Scott Edelman, Roger Stern, Steven Grant (testi), Jim Mooney, Lee Elias, Herb Trimpe (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 18,00, 17 x 26, pp. 224, col.

Data di pubblicazione: marzo 2012

 


Il compianto Steve Gerber è stato uno degli autori più anti-convenzionali del comicdom statunitense, specie se si prende in considerazione la sua produzione fumettistica degli anni settanta che spesso lo mise in contrasto con i dirigenti Marvel e DC. Oltre alla sua innegabile inventiva, uno dei meriti di Gerber fu quello di affrontare, in ambito mainstream, tematiche controverse che rendevano le sue storie profonde e non esclusivamente classificabili come avventure supereroiche.

Lo sa chi ha avuto modo di leggere la sua run di Defenders, per esempio, in cui Gerber si occupò di argomenti scottanti come la droga, la repressione o le condizioni dei penitenziari statunitensi, o quella di Man Thing che, con il pretesto di un horror, si distinse per la lucida e fredda analisi della società americana e delle sue storture (fino ad arrivare a denunciare, nella metà degli anni ottanta, il vergognoso scandalo Iran-Contras). Ma Gerber era poliedrico e nel suo curriculum non si può non segnalare la satira di Howard The Duck, character da lui inventato. O la fantascienza di Omega The Unknown.

In un certo qual modo, il serial è forse l’opera più estrema di Gerber (qui coadiuvato da Mary Skrenes) e quando la Marvel iniziò a pubblicarlo nel lontano 1976 dimostrò notevole coraggio. In effetti, il comic-book  era piuttosto ostico per l’epoca e non ottenne grande successo, tanto che la testata chiuse dopo appena dieci numeri, lasciando vari punti narrativi in sospeso. Fu poi Steven Grant, nei nn. 76-77 di Defenders, a concludere la saga.

Questo materiale è ora disponibile in un volume della linea Marvel Gold, meritoriamente proposto da Panini Comics, e coloro che non conoscono lo strano eroe e non hanno mai letto le sue storie farebbero bene a colmare la lacuna. Anche se, ripeto, Omega The Unknown non fu un bestseller, nel corso del tempo venne rivalutato e annoverato tra i migliori esiti creativi della Casa delle Idee dei seventies. Per giunta, Omega diventò un personaggio di culto, ammirato da molti artisti, non tutti appartenenti al comicdom, come lo scrittore Avant-Pop Jonathan Lethem che in anni recenti l’ha omaggiato in una riuscita miniserie (anch’essa disponibile in due volumi Panini Comics).

Perlomeno in principio, l’atmosfera del serial è sci-fi. Omega, tormentato alieno, finisce per una serie di circostanze sulla terra; per ragioni incomprensibili, è collegato a un dodicenne terrestre, James Michael. Costui è un ragazzino solitario che perde i genitori in un incidente automobilistico, proprio nel giorno in cui questi lo stanno accompagnando a scuola (e la sequenza dell’incidente sconvolse i lettori, dal momento che si scopre, in modo scioccante, che i genitori sono in realtà due androidi!).

Giocando con elementi angosciosi alla Philip K. Dick, Gerber delinea una story-line complessa basata su due linee narrative parallele: la prima ha a che fare con Omega che, suo malgrado, è costretto ad affrontare vari villain; la seconda, invece, riguarda James Michael e i suoi rapporti con un’infermiera e una fotografa del Dayly Bugle, con una compagna di classe e con alcuni bulli. È evidente che tra l’alieno e il ragazzino esiste un legame. Ma di quale tipo?

Era questo l’enigma fondamentale del comic-book e Gerber aveva idee chiare in proposito. Tuttavia, le vendite non entusiasmanti spinsero l’autore a non insistere in maniera eccessiva su tale aspetto e a ricorrere a scontri con popolari criminali come Electro o con supereroi come Hulk, più in linea con il Marvel Universe familiare al fandom generalista. Gerber alternò questi character con altri ormai dimenticati, tipo il rissoso Blockbuster o l’occultista El Gato. Per un paio di episodi Gerber si fece sostituire da Scott Edelman e da Roger Stern (che utilizzò il terribile Nitro, noto agli estimatori di Capitan Marvel) ma poi la casa editrice sospese il mensile, lasciando molti punti irrisolti (ripresi, come ho già scritto, da Steven Grant con le storie dei Difensori presenti nel volume).

Dal punto di vista testuale Omega è ancora oggi interessante e lo stile di Gerber, pur risentendo delle tendenze formali del periodo, è evocativo e introspettivo, e i temi analizzati non sono banali: l’alcolismo, il degrado delle periferie urbane (il serial è ambientato a Hell’s Kitchen, molto prima di Daredevil), la ricerca ossessiva del denaro e, soprattutto, la violenza ai danni dei minori e la piaga del bullismo (che nelle scuole americane incominciava ad assumere dimensioni preoccupanti!). E i dialoghi sono ben impostati.

Forse però una serie così all’avanguardia avrebbe avuto bisogno di un penciler meno tradizionale di Jim Mooney, amatissimo per la Supergirl dei sixties, che fece comunque un buon lavoro, caratterizzando in maniera efficace i componenti del cast, ma senza particolare inventiva. Gli episodi dei Difensori, invece, sono appannaggio di Herb Trimpe, il disegnatore più kitsch del fumetto a stelle e strisce, e non c’è da esaltarsi. Nel complesso, tuttavia, il volume simboleggia un momento importante della storia Marvel e troverete personaggi come il secondo Foolkiller, la Valchiria, Dragoluna, Hellcat, e situazioni bizzarre non prive di fascino. Insomma, pur con i suoi limiti, Omega The Unknown è un classico e varrebbe la pena concedere una chance a questo tp.


Voto: 7

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