Predator 4 & 5 | Recensione

Pubblicato il 24 Febbraio 2019 alle 16:00

Su Predator 4 e 5 si chiude “l’elseworld” Nemesis ed inizia Cacciatori II, sequel della mini-serie con cui saldaPress aveva inaugurato lo spillato.

Avevamo lasciato il neonato mensile Predator con la conclusione, sui numeri 2 e 3, dell’ottima mini-serie Cacciatori – firmata dal veterano Chris Warner – che inaugurava in maniera adrenalinica il nuovo spillato di saldaPress con una storia che pestava il piede sull’acceleratore, e quindi sull’azione, per una storia che bilanciava violenza ed ironia e faceva delle spettacolari sequenze nella giungla il suo punto forte per un finale assolutamente non scontato sia nella forma che nella sostanza – la nostra recensione QUI.

In Predator 3 inizia inoltre iniziava Nemesis con la quale avevamo fatto un salto nella Londra Vittoriana dove avevamo incontrato Andrew Soames, antenato della protagonista di Cacciatori. L’East End londinese era terrorizzato da una serie di brutali omicidi che facevano rivivere l’incubo di Jack Lo Squartatore ma che Soames ricollegava ad una “divinità” malvagia incontrata anni prima nelle Indie.

Su Predator 4 trova spazio il secondo, e conclusivo, episodio di Nemesis che vede Soames attrezzarsi – per quanto sia possibile in epoca vittoriana – per la battaglia contro il Predator. Nelle fogne di Londra infatti viene rinvenuta la nave dell’alieno e l’uomo quindi non deve far altro che attenderlo. Lo scontro è rapido e brutale e dall’esito inaspettato.

Chiude il quarto numero il one-shot Prigioniero. Cosa succede quando si cerca di tenere in cattività un Predator? Lo scoprirà presto il capitano d’industria Stern che, pur costruendo un habitat ideale, sottovaluterà non solo le capacità di cacciatore del Predator ma anche il suo senso dell’onore.

Su Predator 5 invece inizia Cacciatori II, sequel della mini-serie con cui saldaPress aveva inaugurato lo spillato.

Avevamo lasciato la squadra di Cacciatori – umani sopravvissuti ad uno scontro con un Predator e ora a caccia di letali alieni – lasciare, pur decimati, l’isola dove quella dei Predator era diventata una sorta di religione/ordine sociale.

Ancora intenti a leccarsi le ferite Jaya Soames riorganizza la squadra per una nuova missione, un Predator è stato avvistato in uno dei focolai di guerra più caldi del pianeta: l’Afghanistan. Complici le brutalità della guerra, il Predator agisce in maniera tanto indisturbata quanto violenta e spietata.

Giunti in Afghanistan i Cacciatori, spacciandosi per operatori umanitari, rintracciano la possibile posizione del Predator nei pressi di un remoto villaggio ma a quanto pare non sono gli unici a caccia dell’alieno, anche l’esercito americano è sulle sue tracce: recuperare la sua tecnologia infatti è di primaria importanza.

Il quarto numero del mensile si presenta solidissimo sia per contenuti che per quanto riguarda la parte grafica. L’epilogo di Nemesis, messi da parte gli intenti citazionistici, tratteggia con sicurezza lo scontro fra Soames, che si sente macchiato nell’onore dopo essere fuggito la prima volta al cospetto dell’alieno quando era soldato, e il Predator con sequenze semplici ma essenziali che trovano nel tratto sicuro e spigoloso di Colin McNeil una eccellente “regia.”

Idealmente anche nel one-shot Prigioniero è l’onore a farla da padrone con il Predator che non solo fa sfoggio delle sue abilità ma punisce anche il suo carceriere per averlo costretto a diventare una bestia in gabbia. Da notare le matite stilizzate e quasi francesi – fra Bilal e un Moebius più oscuro – di Dean Ormston, che abbiamo visto recentemente all’opera sull’ottima Black Hammer.

Con il quinto numero invece esordisce Cacciatori II che utilizzando lo stesso schema narrativo della prima mini ci offre un incipit incisivo che va subito al sodo con il veterano Chris Warner che riesce benissimo a coniugare gli stilemi narrativi classici della narrativa con protagonista Predator e lo sfondo attuale concedendosi anche qualche riflessione sulla situazione politica legata alla “guerra al terrore”. Le matite di Augustin Padilla sono moderne e scattanti, la costruzione della tavola dinamica e molto attenta all’uso delle inquadrature. Da segnalare anche il suo Predator estremamente minaccioso e soverchiante.

Come sempre curatissimi gli spillati saldaPress con corposi contenuti redazionali e traduzioni ed adattamenti impeccabili.

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