Onimusha: Warlords | Recensione PS4

Pubblicato il 19 Gennaio 2019 alle 13:00

Dopo lunga attesa è arrivato Onimusha: Warlords, remake del celebre titolo uscito per PlayStation 2 quasi venti anni or sono. Le componenti principali ci sono tutte, soprattutto quella nostalgica per chi se la sente di tornare nel Giappone feudale a far fuori un po’ di demoni.

Come dicevamo, Onimusha: Warlords è il reamke del celebre videogioco d’azione a tinte survival horror, sviluppato e pubblicato da Capcom nel 2001 per PlayStation 2. Questo rifacimento vede la stessa casa giapponese al lavoro ma questa volta per PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch, con uscita il 15 gennaio 2019. Il titolo è completamente sottotitolato in italiano e doppiato in inglese.

Onimusha: Warlords è ambientato in Giappone nel 1560 nel pieno dell’epoca feudale, la storia inizia con il video introduttivo durante la battaglia di Okehazama, dove il daimyō Nobunaga  arriva dopo una campagna di conquista di successo, qui sconfigge Imagawa Yoshimoto ma proprio mentre sta per festeggiare la sua vittoria una freccia spuntata dal nulla lo uccide.

Un salto temporale di un anno più tardi vede la principessa Yuki scrive una lettera al protagonista, Samanosuke, dove lo informa che stanno accadendo dei misteriosi quanto inquietanti eventi al castello di Inabayama. Quando il samurai arriva alla fortezza la principessa è stata rapita e un’invasione di demoni è dilagante. Così, insieme alla kunoichi Kaede, parte per l’ardimentosa e rischiosa missione di salvarla.

Il gameplay di Onimusha: Warlords è senza dubbio l’aspetto più riuscito del gioco. Non che ci volesse molto, in fondo il punto di partenza del titolo originale era già solidissimo. Ma è stato aggiunto un valido supporto per gli stick analogici DualShock 4 e una modalità Facile disponibile fin dall’inizio, il che favorisce anche i neofiti del genere o chi vuole inoltrarsi in questa nuova avventura senza troppa ansia.

Purtroppo però permane un problema che si era presentato già come il remake del primo Resident Evil, che presenta anch’esso un sistema a telecamera fissa e che era anche lui passato dall’uso della croce direzionale allo stick analogico. Con l’uso appunto di questo nuovo strumento il gioco ha guadagnato senza dubbio in fluidità, ma il cambio di direzione quando si passa da un’inquadratura all’altra lascia ogni tanto qualche indecisione nel giocatore, e quindi nel personaggio, che si ritrova magari a tornare allo step precedente piuttosto che andare avanti. Comunque per i puristi si può usare sia lo stick analogico che la croce direzionale, per riprovare le vecchie sensazioni del titolo originale.

Onimusha: Warlords è un titolo dalle meccaniche piuttosto semplici da apprendere, si inizia il gioco massacrando demoni e si finisce nello stesso modo, con la pancia ben piena di azione e momenti di tensione. Nel gioco avremo a disposizione tre di armi: la katana, lo spadone e il naginata, che ci darà ciascuno uno stile diverso di combattimento, ovviamente. Inoltre averemo anche le corrispondenti armature e delle armi da tiro, come l’arco, con due tipi diversi di frecce, e il tanegashima-teppō, che altro non è che una specie di archibugio giapponese.

Avremo un tasto per parare, uno per colpire e uno per catturare le anime dei demoni uccisi. Una vaga componente RPG ci permetterà di potenziare le nostre armi con le anime catturate per avere dei colpi più efficaci e performanti. Inoltre nel gioco sono stati inseriti degli obiettivi nascosti, chiamati Onori, disseminati segretamente nella mappa e che possiamo definirli una sorta di missioni secondarie che oltretutto non sono notificate e quindi dovremo impegnarci a trovare.

Dal punto di vista grafico Onimusha: Warlords, se comparato al lavoro di riedizione messo in piedi per la saga Resident Evil, è decisamente deludente. Sebbene supporti una grafica in alta definizione e l’opzione video widescreen (per chi volesse, può anche essere impostata all’originale 4:3), sicuramente si sarebbe potuto fare uno sforzo in più, a maggior ragione per il fatto che il gioco funziona con una meccanica a telecamera fissa.

Infatti, gli sfondi pre-renderizzati appaiono spesso sfocati con alcuni ambienti che restano decisamente sotto tono. Molte texture sono piuttosto povere e arricchite senza troppa convinzione,  anche nei video di intermezzo si nota un puntuale quanto fastidioso tremolio. D’altro canto il frame-rate si asseta sui 60fps e i caricamenti sono piuttosto rapidi e ci permettono di godere appieno l’azione di gioco.

La colonna sonora del gioco è la caratteristica che, forse più di tutte, profuma davvero di nuovo. Infatti questa è stata totalmente riscritta, tanto che il tema centrale di Onimusha: Warlords si chiama Cleave Ittou Ryoudan, un brano del gruppo rock giapponese Rookiez is Punk’d. Tutte le partiture sono state riscritte il che dona al titolo un tappeto sonoro e un’atmosfera che coinvolge e ci trasporta magicamente in un bellissimo Giappone feudale a tinte horror.

Arriviamo infine a parlare di un’altra nota dolente di Onimusha: Warlords, e cioè la longevità. Infatti ormai siamo abituati a giocare titoli di ogni genere dalle vastità smisurate delle mappe e dalle infinite ore di gioco. Ebbene in questo gioco non troveremo nulla di tutto ciò. Le mappe sono piuttosto piccole e anguste, e le ore di gioco sono decisamente pochine, all’incirca 4, a prenderla comoda. Ma tutto questo rientra comunque nella vecchia concezione dei giochi d’azione o survival horror. Ad esempio anche Resident Evil, che ha molti punti in comunque con questo titolo, regalava poco più di due ore di gioco per essere concluso, quindi nulla di così grave.

In conclusione molte delle migliorie grafiche come il wide screen e l’alta risoluzione o l’uso della levetta analogica per il movimento riescono a traghettare Onimusha: Warlords sulle console di ultima generazione. Ma questo step il gioco lo fa non senza qualche dazio da pagare. Nonostante tutto dal punto di vista della struttura e dei contenuti questo titolo è esattamente come quello originale.

Questo aspetto può essere visto sia come un bene che un male. Un bene per tutti coloro che dopo diciotto anni vogliono tornare a vestire le vesti del samurai e inoltrarsi in una campagna che, sebbene sia abbastanza breve, riesce a coinvolgere e divertire. Un male perché, sebbene il sistema di combattimento sia ancora valido, il resto del gameplay soffre decisamente il passare del tempo. Infine, in molti avevano sperato che questa remaster includesse anche Genma Onimusha, in modo da avere nel complesso una longevità maggiore e una più estesa completezza della storia.

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