Collezionare Scarabocchi: intervista a Maicol & Mirco | Lucca Comics and Games 2018

Pubblicato il 15 Novembre 2018 alle 16:30

A Lucca Comics & Games con ARGH, primo volume dell’opera omnia de Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco.

Condivisi, ricondivisi, stracondivisi da migliaia di utenti su Facebook e Instagram, Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco sono bocconcini di filosofia del quotidiano e non, accessibili a tutti. Nonostante i vari repost da parte degli autori, può sempre capitare di perdersi per strada qualche Scarabocchio in particolare: qui arriva in soccorso Bao Publishing, che pubblica un’opera omnia dove sono raccolte tutte le strip pubblicate sul web e sulle riviste. Durante la kermesse lucchese, abbiamo incontrato Maicol & Mirco, impegnatissimi con i loro fan nei firmacopie, e abbiamo approfittato per fare loro qualche domanda.

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MF: Quale criterio avete deciso per ordinare le strisce? Cronologico, tematico, ecc…

M: Abbiamo deciso di pubblicare gli scarabocchi in ordine cronologico, saltando quelli pubblicati nei primi due volumi autoprodotti (quelli li recupereremo più avanti in un unico volume ad hoc). Gli Scarabocchi presenti in Argh sono quindi inediti su carta. Nella collana, che si chiama Opera Omnia, ristamperemo di tutto: storie lunghe, brevi, gli speciali, le pagine di “Linus”, persino le interviste disegnate. Tutto tranne Il suicidio spiegato a mio figlio, che non potrà mai essere ristampato essendo uscito con la piattaforma primaomai.com.

MF: Quanti volumi saranno?

M: Almeno una quindicina. Sarà una collana da libreria, che avrà le stesse dimensioni de Il papà di Dio. È un’ode ai tascabili di una volta con i quali siamo cresciuti (Oscar Mondadori, i libri di Linus, raccolte Corno e compagnia bella). Anche il prezzo è da tascabile.

MF: Nella prefazione del libro firmata da Adriano Ercolani, venite definiti come «un incrocio tra Beckett e G. G. Allin». Vi rivedete nella sua descrizione?

M: Adriano è stato il primo a svelare i reali contenuti delle nostre strisce. Gli Scarabocchi nascono come sfogo, volto a raccontare quello che finora si ha avuto paura di raccontare. Siamo dell’opinione che non esiste nulla di non-raccontabile, esiste solo il modo giusto per farlo. Gli Scarabocchi sono proprio questo: il modo giusto di raccontare l’inraccontabile.

MF: I titoli si rifanno a onomatopee: dopo questo Argh ci sarà Sob e così via. Come mai avete scelto le onomatopee?

M: Perché le onomatopee nei nostri fumetti sono estremamente narrative. E poi è un omaggio al fumetto classico, al suo linguaggio basic.

MF: Perché avete scelto la soluzione bicromatica rosso/nero?

M: Come tutte le cose che funzionano è stata una scelta casuale e non ragionata. Una scelta irragionata potremmo dire. Tutto è nato di getto: contenuti, personaggi, temi, lunghezza, ritmo… Quando smetti di pensarci troppo su inizi a raccontare quello che veramente ti travolge. Lo sfondo è diventato immediatamente narrativo, in bianco e nero sarebbe assolutamente un’altra opera. Il rosso ormai è diventato parte del contenuto, la bandiera de Gli Scarabocchi che sventola sulle rovine di questo stupendo disastro che chiamiamo società.

MF: Per quanto riguarda i personaggi, sono sempre tutti diversi, ma ne troviamo alcuni ricorrenti (uno scarabocchio barbuto con barba e cappellino…). Ci sono scarabocchi a cui siete più affezionati?

M: Tutti gli scarabocchi vivono lo spazio della pagina, però effettivamente alcuni ritornano: ci siamo io e Mirco (ormai due maschere classiche), poi Dio e Satana, che abbiamo sviscerato ne Il papà di Dio (la cosmogonia del nostro universo narrativo). Comunque se ci ragioni sopra è abbastanza naturale: qualcuno sopravvive sempre, a qualunque strage.

MF: Nonostante la genesi degli scarabocchi sia del 2001, nel 2012 hai iniziato a pubblicarli online. Che differenze ci sono tra le pubblicazioni cartacee e quelle sul web?

M: Online funzionano perché sono rapidissimi da leggere, si rimane nei ritmi di Internet. Su carta hai invece la possibilità di leggerli di seguito e con altri tempi. Inoltre tutti questi scarabocchi fatti di attimi,una volta raccolti, diventano storia. Una storia con mille personaggi e senza trama, proprio come la Storia Umana. Non sono strisce. Ma un unico fumetto fatto di migliaia di finali.

MF: Per quale motivo chiudete ogni vignetta con la parola “fine”?

M: All’inizio era per l’effetto comico, un colpo secco, come lanciarsi con l’auto a 200 km/h e inchiodare dopo 2 metri. Poi è diventato un elemento stilistico della storia. Da’ anche ritmo e molto spesso aggiunge contenuti. Come finire questa risposta con la parola FINE e poi invece continuare con un’altra domanda. FINE.

MF: Per Bao Publishing hai pubblicato anche Il papà di Dio e Palla rossa e palla blu. C’è stato un lavoro tra questi in particolare a cui siete particolarmente affezionati?

M: Sono tutti figli nostri. Possiamo solo amarli e perdonarli.

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