Zona di Guerra – Punisher Collection Vol. 6 | Recensione

Pubblicato il 12 Agosto 2018 alle 11:00

Panini Comics ripropone i primi episodi di Punisher War Zone, la dirompente serie degli anni novanta dedicata a Frank Castle, scritta da Chuck Dixon e disegnata da John Romita Jr.! Cosa succede quando il più spietato vigilante della Marvel prende di mira la famiglia mafiosa dei Carbone? Scopritelo in questo volume!

Quando Gerry Conway fece esordire il Punitore nella sua memorabile run di Amazing Spider-Man forse non pensava che un giorno sarebbe diventato uno dei personaggi di punta della Marvel. All’inizio intendeva solo ideare un avversario che desse di tanto in tanto filo da torcere all’Arrampicamuri. Si ispirò, però, agli antieroi dei pulp, individui che combattevano il crimine senza porsi scrupoli sui metodi da usare.

Il Punitore, infatti, affrontava i criminali ma li uccideva. Nei comic-book dell’epoca, ancora sottoposti alle regole del Comics Code, un eroe non poteva uccidere. L’omicidio lo rendeva di fatto un cattivo.

Frank Castle, divenuto il Punitore dopo aver perso la famiglia nel corso di un regolamento di conti tra mafiosi, si inseriva dunque in un contesto di ambiguità morale. Prendeva di mira i delinquenti ma nello stesso tempo, agli occhi della legge, lui stesso rientrava nella categoria. La sua peculiarità intrigò molti lettori e Conway lo rese protagonista di alcune avventure uscite in albi antologici in bianco e nero.

Tuttavia, i tempi non erano maturi e bisognò aspettare gli anni ottanta per leggere gli albi del Punitore. Grazie ad autori del calibro di Chris Claremont e Frank Miller, il pubblico aveva infatti avuto modo di apprezzare character come Wolverine ed Elektra, non privi di lati negativi e discutibili. Di conseguenza, il Punitore era in linea con il nuovo contesto narrativo. La Casa delle Idee, dopo una miniserie, varò quindi due mensili regolari, Punisher e Punisher War Journal, che ebbero subito un buon successo.

Nel 1992 la casa editrice stampò un terzo mensile, Punisher War Zone, i cui primi sei episodi vengono ora riproposti in questo volume. Si trattò di un comic-book di notevole impatto, a causa dei testi incisivi e delle trame coinvolgenti di Chuck Dixon, autore adatto per le avventure piene di azione adrenalinica e violenza. E la violenza, come è facile intuire, qui non manca.

Frank Castle si concentra sulla famiglia mafiosa dei Carbone, coinvolta in ogni attività losca di New York. Stavolta, però, agisce in maniera più sottile. Non si limita a identificarne i componenti per ucciderli ma si finge un gangster e si infiltra all’interno del clan. Non vuole solo eliminare i Carbone ma scoprire il loro modus operandi e ottenere informazioni sui loro contatti. Dixon, senza dimenticare di scrivere una story-line basata su scontri, inseguimenti e sparatorie degne di un poliziesco, non trascura la delineazione psicologica del protagonista.

Il suo Frank Castle è persino più malato e psicopatico di quello descritto dai suoi predecessori. E’ vittima di un’ossessione che lo rende disumano. La sua lotta contro il crimine è ciò che lo spinge ad andare avanti, è l’unica cosa che lo rende, in un certo qual modo, vivo. Dixon descrive dunque un uomo solitario, privo di affetti e amicizie. Gli contrappone un intrigante personaggio femminile: Rosalie Carbone, la bella e spietata figlia di uno dei boss.

E’ una ragazza aggressiva, dai forti appetiti sessuali, animata da una dirompente pulsione vitale che la spinge a schiacciare chiunque pur di raggiungere i suoi scopi. Palesemente attratta da Frank, rimarrà coinvolta in una storia di desiderio e violenza che avrà strascichi in futuro (riapparirà nella serie del Punisher scritta da Garth Ennis). Con questi character Dixon costruisce una trama avvincente e ricca di colpi di scena.

Tuttavia, alla sua uscita Punisher War Zone entusiasmò i lettori più che altro per i disegni di John Romita Jr. Il figlio del celebre Jazzy John realizzò uno dei suoi lavori migliori e la sua interpretazione grafica di Frank fece scuola. Innanzitutto, questi sembra molto più freddo, inquietante e spietato del solito, poiché John lo raffigura con lo sguardo fisso e inespressivo, compromesso da una maniacalità che ci fa pensare realmente a uno psicopatico.

Ha una figura imponente e quando spara è quasi sempre in parte nascosta dall’esplosione di un’arma da fuoco. John usa prospettive di impostazione cinematografica e le pagine sono dinamiche come non mai. L’atmosfera claustrofobica e da noir delle storie è enfatizzata da chiaroscuri e da un’inchiostratura pesante e densa. Abbiamo inoltre modo di ammirare i primi piani dei personaggi e Frank, in particolare, è irriconoscibile. Romita Jr. lo disegna con il viso scavato e pieno di cicatrici, rappresentazioni metaforiche dei traumi e del dolore subiti in passato.

Nel giro di poco tempo, purtroppo, il livello qualitativo di Punisher War Zone si abbassò. Non si può negare, comunque, che questi primi sei episodi siano memorabili e bene ha fatto Panini Comics a ristamparli. Da provare.

 

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