Jurassic Park: Dangerous Games n. 1-5 – Recensione USA

Pubblicato il 7 Febbraio 2012 alle 10:29

La IDW riapre i battenti di Jurassic Park, l’isola popolata da dinosauri clonati creata dal compianto romanziere Michael Crichton, portata sul grande schermo da Steven Spielberg e ora teatro di questa miniserie a fumetti di cinque numeri.

Jurassic Park: Dangerous Games n. 1-5

Autori: Erik Bear, Greg Bear (testi); Jorge Jimenez (disegni); Studio c-10 (colori).
Casa editrice: IDW
Provenienza: USA
Prezzo: $ 3,99
Data di pubblicazione: settembre 2011 – gennaio 2012 (USA)

L’ONU si è ormai disinteressata a Jurassic Park, nato per essere un parco di divertimenti ed accantonato dopo gli incidenti raccontati nei due romanzi di Crichton o, se vogliamo, nei due film di Spielberg e nel terzo di Johnston.

In effetti, se questa miniserie sia il sequel della trilogia cinematografica o del dittico letterario non è dato sapere e, in fin dei conti, interessa poco.

L’isola viene acquistata dal pericoloso trafficante di droga Cazeres mentre i suoi uomini scoprono che nell’organizzazione c’è un agente della CIA sotto copertura di nome Espinoza. Il boss, patito di caccia, anziché ucciderlo decide di lasciarlo libero nell’isola per metterne alla prova le capacità di sopravvivenza e, come se non bastassero i dinosauri, gli sguinzaglia dietro l’infallibile sicario Tiburon.

Espinoza trova un insperato aiuto nella dr.ssa Frances White, naturalmente bellissima e prosperosa, ex-impiegata di Jurassic Park che, in seguito ad una serie di tragici eventi, si è rifugiata nella giungla dove vive in simbiosi con i velociraptor addestrandoli ad obbedire ai suoi ordini.

La storia orchestrata da Erik Bear con l’aiuto del padre Greg è tutta qui. Segue, com’è giusto che sia, tanta tanta action che però non denota troppa originalità. L’idea nuova è quella di avere le due fazioni armate di dinosauri addomesticati, con le buone da Frances, con le cattive dagli uomini di Cazeres. Tutto resta però poco approfondito, anche il tema del T-Rex visto come “dio” dell’isola.

Le didascalie introspettive di Espinoza servono poco. Si tratta di un eroe che corre, combatte, sopravvive e poco altro. Più approfondita Frances, in particolare il suo rancore vendicativo verso la civiltà, anzi, l’inciviltà umana. Lasciano perplessi i disegni manga-style di Jimenez, tirati via un po’ alla buona in alcuni punti e con una colorazione approssimativa, poco curata, quasi fastidiosa.

E’ una miniserie puramente commerciale che sfrutta il titolo di un franchise di successo ma con risultati davvero poco interessanti, una storia banale e un aspetto grafico mediocre. Niente di che.

Voto: 4,5

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