Nailbiter Vol. 2 & 3 | Recensione

Pubblicato il 16 Aprile 2018 alle 17:00

I misteri attorno alla città di Buckaroo s’infittiscono, e condurranno verso un escalation di sangue ed orrore splendidamente narrata.

Walter Matthau e Jack Lemmon diventarono un duo imprescindibile per le comedy americane grazie al film La Strana Coppia. In Nailbiter lo sceriffo Crane e l’agente Finch, sarebbero una coppia tipica da thriller poliziesco, se non fossero accompagnati da un terzo “intruso” capace di dare un tocco da black comedy ad un sorprendente fumetto thriller/horror, con sfaccettature umoristiche.

Edward Warren, il “Mangiaunghie” protagonista di Nailbiter, colui che dà il titolo a questa serie Image Comics di Joshua Williamson e Mike Henderson, è un personaggio ben scritto e trasversale, capace d’integrarsi nelle sfaccettature thriller/horror della trama così come in quelle da commedia nera. Nailbiter è un fantastico omaggio alla tradizione slasher, con un tocco di modernità che riesce a dare senso ad una dilatazione dei tempi narrativi, che a volte nei fumetti Image Comics, non è ben giustificata.

I volumi due e tre di Nailbiter riescono ad essere tanto efficaci, quanto geniali. Il secondo volume, intitolato Mani Insanguinate, meriterebbe la lettura anche solo per i due episodi di apertura: il primo vede come protagonista una donna intenzionata a partorire il proprio bambino a Buckaroo, con l’auspicio che l’influsso della città lo possa trasformare in un futuro serial killer.

Il secondo episodio vede protagonista nientemeno che Brian Michael Bandis. Il fumettista della Marvel (da poco passato in Dc Comics) è la star d’eccezione di una sorta di fill-in metafumettistico durante il quale si recherà a Buckaroo per lavorare ad un fumetto dedicato ad i serial killer. Ma le minacce provenienti della cittadina dell’Oregon lo faranno desistere dal proposito.

Proprio durante questi episodi riempitivi Nailbiter dimostra tutta la sua originalità, rivelandosi capace di mantenere alta l’attenzione e la curiosità anche nei momenti di pausa dalla narrazione principale (cosa che altre serie a fumetti faticano a fare). Tanto che lo stile narrativo, e l’originalità degli episodi riempitivi, usati da Joshua Williamson, ricordano il Vince Gilligan di X-Files e Breaking Bad.

Ma il filone narrativo principale è sempre ben presente: proseguono infatti le ricerche del nuovo serial killer di Buckaroo, colui che ha mutilato e ridotto in fin di vita l’agente Elliot Carrol, e che ha spinto nella città dell’Oregon l’agente dell’Fbi Nicholas Finch. Dall’altra parte lo sceriffo Crane, assieme al suo ex fidanzato serial Killer Edward “Mangiaunghie” Warren cercheranno di supportare Finch nelle indagini, scavando sempre più a fondo nei misteri di Buckaroo.

Il secondo volume di Nailbiter si mette in evidenza, oltre che per degli ottimi episodi riempitivi, anche per alcuni momenti scioccanti: come il folle tentativo di Thomas Crowe, il guidatore dello scuolabus, di purificare i giovanissimi studenti di Buckaroo. Oppure l’incontro tra l’agente Finch e lo psicopatico ossessionato dalle api.

Il repertorio di personaggi originali, ben scritti e ben rappresentati in Nailbiter, è un ulteriore punto di forza della serie, che riesce a intrigare sia per la sua scrittura, che per una fitta trama principale capace di mantenere alta l’attenzione ed il mistero, svelando qualcosa, ma non tutto.

Importante per l’evoluzione della trama resta il terzo volume, intitolato Sangue Nell’Acqua, nel quale si ripercorre, attraverso un’intera linea temporale basata sui flashback, la relazione adolescenziale tra lo sceriffo Crane ed il mangiaunghie Warren.

Nailbiter può essere considerata una tra le migliori serie prodotte dalla Image Comics negli ultimi anni, e portata in Italia da Saldapress. Un autore del calibro di Joshua Williamson (sceneggiatore anche di Ghosted e Birthright, ed impegnato con la Dc Comics sulla run di Flash) è riuscito a tessere una trama capace d’intrigare il lettore, mantenendo alto l’interesse anche durante i momenti di pausa dal filone narrativo principale. La scrittura ed i tempi narrativi di Nailbiter sono probabilmente uno dei migliori esempi degli ultimi anni di scrittura di una serie a fumetti.

Ottimi anche i disegni di  Mike Henderson, co-creatore della serie assieme a Williamson, il quale riesce a dare efficacia visiva ad i tempi narrativi impeccabili dello sceneggiatore americano. Nailbiter si sarebbe ben prestata ad uno stile di disegno più realistico, che però avrebbe reso ancora più dure e violente alcune scene. Lo stile di Henderson, invece, è spigoloso e non troppo attento al dettaglio, ulteriormente vivacizzato e alleggerito dai colori di Adam Guzowski, il quale tende a rendere meno dure e splatter alcune scene visivamente forti.

Nailbiter è quindi una lettura obbligatoria per tutti gli appassionati di thriller/horror, e di slasher. Ma è anche un’ottima lettura per chiunque voglia approcciarsi ad un fumetto capace di mantenere sempre alta la tensione ed il senso di mistero, descrivendo personaggi originali e ben caratterizzati. Una lettura assolutamente consigliata e capace di coinvolgere il lettore in una trama dalla quale, per certi versi, non si vorrebbe mai uscire. A patto di non aver paura dei serial killer.

 

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