The Terror – la serie horror prodotta da Ridley Scott | Recensione

Pubblicato il 12 Aprile 2018 alle 15:00

La serie è disponibile in Italia sul servizio di streaming on demand Amazon Prime Video.

Sembra di essere all’interno di un film di Guillermo Del Toro, dove un contesto storico realistico fa da sfondo ad una vicenda romanzata i cui toni oscuri evidenziano proprio le atmosfere del contesto storico di riferimento. Sembra di essere in un film di John Carpenter, dove un gruppo di persone intrappolate dalla neve viene soffocato non solo dalla paranoia suscitata dalla terribile situazione in cui avversa, ma anche da un mostro mangia-uomini assetato di sangue. E sembra di stare soprattutto in un film di Ridley Scott, dove i set in cui quel gruppo di persone interagisce sono ricreati nei minimi dettagli, l’alieno che dà la caccia ai protagonisti appare e scompare (non nel buio, ma nel bianco della neve) alzando la tensione in ogni momento, e nessuno può sentirti urlare quando vieni attaccato perché il vento dell’Artico è soverchiante tanto quanto il silenzio dello spazio.

Di solito sembrare tante altre cose che ti hanno preceduto, che sono arrivate prima di te e che per giunta sono state rivisitate e riproposte più e più volte nel corso degli anni, in ambito cinematografico risulta essere una debolezza: e, se fosse stato pensato per il cinema, The Terror sarebbe benissimo potuto passare del tutto inosservato, o per lo meno etichettato come il fratello minore de La Cosa e/o un Alien nella neve (numerose le citazioni che rimandano alle due opere).

E invece AMC ha fatto centro ancora una volta, perché nonostante il punto di riferimento principale per questa nuova serie horror sia sotto tutti i punti di vista quello del mondo cinematografico, il format per cui è pensata è quello della televisione. E non si era mai visto nulla di simile in televisione.

Tratta dall’omonimo best-seller del 2007 scritto da Dan Simmons (la Mondadori l’ha portato in Italia col titolo La Scomparsa dell’Erebus), la serie è ambientata nel 1845 e racconta l’ultimo viaggio delle navi della Marina Britannica Terror ed Erebus, vascelli d’esplorazione capitanati da Sir John Franklin (Ciarán Hinds) la cui missione era quella della ricerca del così detto Passaggio a Nord Ovest (una rotta navale per raggiungere il Pacifico dall’Atlantico passando per il mar Glaciale Artico).

Partendo dalla premessa di eventi realmente accaduti e documentati (la Terror e la Erebus scomparvero davvero nel nulla, così come l’intero equipaggio, e i relitti sono stati ritrovati solo nel 2014), nel giro di un paio di episodi The Terror si lascia trasportare dal vento di poppa e vira bruscamente nei mari del fantasy-horror, mescolando la vita a bordo dei vascelli inglesi di Master and Commander di Peter Weir con i desolati paesaggi ghiacciati dei territori a nord della barriera del mondo de Il Trono di Spade.

Nel guardare la serie, l’unica cosa che sembra sbagliata è la decisione di mandarla in onda in primavera ora che l’inverno è appena terminato: il vento e il gelo sono personaggi reali, quasi più tangibili e più pericolosi del misterioso mostro carnivoro che incombe sui protagonisti, e rafforzano non poco l’idea alla base della storia, quella cioè che la natura è un nemico imbattibile e che la hubris degli uomini non può nulla contro di essa. I momenti migliori di The Terror, infatti, sono quelli in cui ci viene detto che non è tanto il supernaturale ad aver messo in pericolo la vita di questi uomini, quanto la loro stupidità e il loro smisurato orgoglio.

L’avventura dei protagonisti è circondata da un fortissimo senso di ineluttabile decadenza (rappresentato dall’inclinazione della nave, via via più accentuata, o dagli arti che congelano e anneriscono e poi vengono amputati) che ci spinge a temere per il peggio, fin dai primi istanti, e la speranza del lieto fine viene abbandonata immediatamente. Siamo completamente in balia delle più elementali e primordiali forze della natura, e ci affezioniamo a personaggi il cui destino fa sembrare quello di Jack e Rose una nuotata finita male (giusto per rimanere in tema di traversate sfortunate).

Ci sono poi tutta una serie di accortezze registiche e scenografiche che vale la pena notare e lodare, partendo dalla fotografia degli interni (illuminati solo da luci naturali o candele e lampade ad olio) e arrivando al dettaglio maniacale con cui viene rappresentato graficamente il gore, con trucco e parrucco davvero efficace e sanguinolento.

Forse troppo lunga – tagliare ad otto episodi avrebbe reso tutto molto più coeso e affilato – ma comunque promossa a pieni voti.

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