Special K: storie di creature disadattate | Recensione

Pubblicato il 10 Febbraio 2018 alle 17:00

Una strega, un gatto, un gufo e un lupo mannaro: sembrano i personaggi di una barzelletta o di un libro di fantasia, ma Special K in realtà ha ben poco da far ridere (e, quando lo fa, ti lascia l’amaro in bocca): Simon Hanselmann dipinge un quartetto molto triste che non riesce a disfarsi della depressione, del senso di inadeguatezza, dell’alcool e della droga.

Special K è una raccolta delle brevi storie a fumetti dell’australiano Simon Hanselmann, autore trentenne che cominciò a pubblicare le avventure di Megg, Mogg and Owl sulla sua pagina Tumblr, girlmountain. Hanselmann ha “rubato” i tre personaggi principali delle sue strip (una strega, un gatto e un gufo) a Meg and Mog, una serie di libri per bambini degli anni ’70 di Helen Nicoll e Jan Pienkowski: ma, a parte i nomi e la “specie” dei protagonisti, la somiglianza finisce qui.

Grazie a tumblr, le storie di Hanselmann cominciarono ad attirare l’attenzione della rete e dei lettori di fumetti, tanto da essere poi pubblicate in America dall’editore Fantagraphics e guadagnare una nomination ai prestigiosi Ignatz Awards (che riconoscono soprattutto l’impegno delle piccole case editrici e il talento di autori indipendenti). In Italia l’editore di Megg, Mogg and Owl è la Coconino Press.

In Special K, i protagonisti sono creature fantastiche che, però, non fanno nulla di “fantastico”: Megg la strega non usa mai la magia (nonostante abbia l’aspetto della strega tradizionale: pelle verde e verruche); Mogg il gatto non si comporta per niente da famiglio; Gufo vorrebbe essere saggio ma qualcosa gli va sempre sorto; e Werewolf Jones è sempre un lupo, che sia giorno che sia notte.

I personaggi più ricorrenti sono Megg e Mogg (legati da una situazione sentimentale autodistruttiva), che condividono la loro casa perennemente in disordine con Gufo, unico personaggio che tenta di uscire dal circolo vizioso di alcool, fumo e vita sregolata di cui sono invece vittime i suoi amici. A completare il quartetto è Werewolf Jones, un padre dall’omosessualità repressa che sfrutta i due figli per cercare i lanciare la sua linea di cappelli fatti a mano.

Non solo i quattro personaggi non hanno nulla di “magico”, ma addirittura non possono essere nemmeno paragonati a persone comuni, dato che sono praticamente dei disadattati che dipendono dal sussidio di disoccupazione. E la loro situazione non cambia nemmeno quando Megg continua ad andare in terapia o Gufo crede di aver finalmente trovato il lavoro dei suoi sogni: succede sempre qualcosa che resetta tutto dall’inizio, caratteristica tipica delle comic strip.

Special K non è solo una black comedy, ma un vero e proprio fumetto disturbante che, a fine lettura, lascia il lettore con l’amaro in bocca: un volume che si presenta come una sit-com o come una raccolta di pagine di un fumetto domenicale, ma che di piacevole e spensierato ha ben poco. Per questo motivo le storie di Simon Hanselmann non sono decisamente per tutti i palati e, in caso se ne cerchi la lettura, l’avviso è questo: potreste addirittura arrivare ad odiare questi personaggi passivi che “si lasciano vivere”, bloccati perennemente nel loro ambiente.

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