Altered Carbon – Stagione 1 | Recensione

Pubblicato il 6 Febbraio 2018 alle 15:30

Nel 2384, sarà possibile prolungare l’estensione naturale della vita grazie a uno speciale dispositivo nel quale la coscienza umana potrà essere immagazzinata, ma quali saranno le implicazioni sociali derivanti dalla distribuzione non equa di una opportunità come questa, e cosa avviene quando il corpo in cui è custodita la nostra coscienza muore?

Altered Carbon è una nuova produzione originale Netflix di genere fantascientifico e distopico basata sul romanzo omonimo (in Italia edito però con il titolo Bay City) scritto da Richard K. Morgan.

Protagonista principale della storia è Takeshi Kovacs, ex membro delle forze speciali chiamate Spedi la cui coscienza è stata reimpiantata nel corpo (al quale da ora in poi ci riferiremo con il termine usato nella serie, il freddo, distaccato e disumanizzante “custodia”) dell’agente di polizia Elias Ryker per indagare sull’apparente caso di suicidio del miliardario Laurens Bancroft.

  • Una sola mente, tante custodie

Grazie a una importantissima innovazione scientifica, nel futuro distopico in cui è ambientato Altered Carbon la vita umana può essere estesa virtualmente all’infinito: un po’ come avviene in Chappie (misteriosamente chiamato in Italia Humandroid), film del 2015 di Neill Blomkamp, è possibile digitalizzare e trasferire una copia di noi stessi in un dispositivo denominato pila corticale, che a sua volta può essere collocato alla base del collo di una qualsiasi custodia.

Per quanto sembri essere questa una prospettiva allettante, nel corso di Altered Carbon si farà sempre più evidente che non è tutto oro quello che luccica…

Quando una custodia viene danneggiata fino a morire, infatti, la pila corticale può essere trasferita in un’altra custodia, ma solo i più facoltosi possono permettersi le migliori, o anche creare dei cloni di se stessi. Tutti gli altri, invece, dovranno accontentarsi delle custodie disponibili, per cui sarà possibile che la pila di una bambina venga impiantata nella custodia di una persona anziana, o che una donna finisca nel corpo di un uomo.

Lo scambio di custodie va tenuto sempre in considerazione durante la visione, perché la verità è che non potrete essere sempre sicuri che a una data custodia corrisponda la sua pila corticale originale. Questo espediente narrativo è ingegnosamente impiegato anche per costruire un coinvolgente thriller, nel quale a ogni mistero svelato ne corrisponde un altro ancora da rivelare.

  • Society, The Horror

La critica all’alta società è trattata attraverso i Mat, abbreviazione di Matusalemme: si tratta delle persone più ricche della società in cui è ambientato Altered Carbon, che hanno dunque la possibilità di creare cloni dei propri corpi e backup della propria memoria.

Mentre inizialmente queste persone vengono presentate semplicemente come una sorta di aristocrazia privilegiata in grado di acquistare qualunque cosa desideri grazie alle proprie disponibilità economiche, man mano che si prosegue nella scoperta dell’intricato intreccio di vite che caratterizza questa narrazione sarà sempre più evidente quanto in realtà l’alta società di Bay City sia corrotta.

Si tratta ovviamente di una critica rivolta all’alta società odierna attraverso una narrazione simbolica ambientata in un remoto futuro che riporta un po’ alla mente come la stessa tematica sia stata trattata nel film del 1989 diretto da Brian Yuzna Society – The Horror, in cui le persone più ricche di Beverly Hills nascondono un mostruoso segreto…

  • Scott e Dick guardano un’isola penitenziario attraverso uno specchio nero in una neurosimulazione interattiva, sotto lo sguardo attento di Poe

Le fonti di ispirazione sia del romanzo originale che della serie televisiva Altered Carbon sono molteplici, ma orchestrate in modo davvero originale, anche se non sempre così coinvolgente, a causa di disquisizioni a volte troppo lunghe, ma affascinanti dal punto di vista narrativo:

  1. Ridley Scott: evidente è nella struttura delle ambientazioni, soprattutto della città di Bay City, la grande influenza esercitata dal classico fantascientifico di Ridley Scott Blade Runner;
  2. Philip K. Dick: si riscontra anche una grande influenza di questo autore, il cui premio omonimo è stato vinto nel 2003 da Richard K. Morgan proprio con il suo romanzo Altered Carbon;
  3. Laeta Kalogridis: autrice della sceneggiatura di Shutter Island, nonché di quella di Altered Carbon;
  4. Charlie Brooker: creatore della serie televisiva distopica Black Mirror, di cui alcune tematiche vengono riprese anche in questa serie, nonostante il romanzo omonimo risalga al 2002;
  5. Sorelle Wachowski: la possibilità di entrare in un mondo digitale abbandonando momentaneamente il proprio corpo ricorda molto a vicino Matrix;
  6. Edgar Allan Poe: l’hotel in cui Kovacs alloggia non solo si chiama The Raven, Il Corvo, come una celebre poesia di Poe, ma l’intelligenza artificiale al suo interno ripropone anche le fattezze dello scrittore.

Altered Carbon è perciò una serie consigliata agli amanti dei thriller distopici con ambientazione futuristica e cyber punk.

 

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