ODY-C Vol. 1 – Verso Ithicaa di Matt Fraction | Recensione

Pubblicato il 5 Febbraio 2018 alle 10:30

Matt Fraction ci porta nello spazio per la sua particolare versione di uno dei più importanti poemi della civiltà occidentale, l’Odissea di Omero

Dopo un anno di guerra contro Troiia le Achaee sono riuscite ad espugnare la città imprendibile. Ma la guerra ha visto cadere molte da entrambe le parti, Keles (Achille), Paris (Paride), Hekta (Ettore), e ora rimangono solo Odyssia (Odisseo/Ulisse), Gamem (Agamennone) e Ene (Menelao), che si porta a guinzaglio il suo trofeo, il ritrovato He (Elena). Ora Odyssia è pronta a tornare alla sua Terra, Ithicaa, a bordo della sua trasnave, Ody-C. Ma l’ira di Poseidone per un tributo mancato non tarda ad arrivare; e così comincia una serie di avventure per tornare a far sì che Odyssia possa riabbracciare Penelope ed il figlio Telem (Telemaco). Nel frattempo, tra gli dei serpeggiano invidie e contrasti, che, come nell’originale Odissea, hanno effetti anche sul mondo degli umani.

Se la storia ed i personaggi vi sembrano familiari, l’incipit del volume, che cita “CANTACI, O MUSA, DI ODYSSIA, SCALTRA E RAMINGA, CHE VIAGGIÒ VERSO CASA ALFIN CESSATA LA GUERRA”,vi svelerà definitivamente che ci troviamo di fronte ad una versione alternativa, in chiave futuristica, dell’Odissea di Omero.

Questa versione, come facilmente intuibile dal sunto della trama, è sviluppata da un punto di vista femminile, in quanto tutti gli eroi della storia cambiano sesso e diventano donne. Tuttavia, Fraction non si è certo limitato ad un banale cambio di sesso, ma ha anche modificato i caratteri dei personaggi, se non nelle loro qualità, almeno nella loro sensibilità. Infatti, Odisseo è la personificazione dell’astuzia, del coraggio, della curiosità e dell’abilità manuale, qualità che permangono anche a Odyssia; inoltre, Odyssia ha una statura inferiore a, per esempio, Gamem, proprio come l’Odisseo originale (in effetti Odisseo significherebbe anche “il piccolo”, definizione adatta alla sua statura, anche se il significato principale dovrebbe essere “colui che è odiato”). Ma Odyssia presenta una sensibilità tipicamente femminile che ovviamente Odisseo non aveva perché eroe figlio di un’epoca mitica in cui il rapporto con gli altri era molto diverso da quello attuale; questo cambio di sensibilità lo si vede soprattutto nei pensieri della protagonista verso il figlio e la famiglia che le mancano.

La trama segue fedelmente le tappe di Odisseo: così abbiamo lo scontro con le Cicone (i Ciconi di Ismaro nell’opera originale), la terra delle Lotofaghe (praticamente una fumeria di oppio con spa), la ciclope di Kylos (corrispondente a Polifemo) ed Eolo.

Durante queste varie avventure Fraction inserisce degli intermezzi in cui spiega gli antefatti della storia: tra questi fondamentale la spiegazione sul perché esistano solo donne tra gli uomini. Molto affascinante, invece, la rielaborazione di Fraction del mito di Prometeo (qui Promethene): se nella versione “originale” Prometeo è il paladino del genere umano per averlo forgiato e averlo protetto contro gli dei, qui regala alle donne il modo di poter continuare la propria specie pur senza la presenza di un uomo.

Non cambia invece il carattere delle dee, collerico e molto umano.

Anche se la storia ha una ambientazione prettamente futuristica, Fraction cerca di rifarsi allo stile di prosa della poesia epica, il c.d. esametro dattilico. Se l’intenzione è corretta, dato che ci troviamo comunque di fronte ad un poema basato sull’epica, dall’altro la costruzione della frase può creare un po’ di frustrazione e, per questo, la lettura richiede una certa attenzione. Bisogna però ammettere che l’epicità è data solo da questo elemento in quanto la storia in sé non riesce a trasmettere quel senso di poema epico che l’Odiseea, ma anche alcuni autori moderni (penso, per esempio, a Masami Kurumada in Saint Seiya) riescono ancora oggi a fare. Non credo sia questione di intenti ma solo di avere la capacità (studiata o dono di natura, non lo so) di  sapere incastrare vari elementi che trasmettono al lettore la sensazione di stare assistendo ad una impresa epica; cosa che qui non accade anche a causa di alcuni dialoghi non propriamente perfetti in tal senso. Qui, “purtroppo”, siamo solo di fronte ad un bel fumetto sci-fi.

L’opera di Ward colpisce certamente il lettore, con uso di colori primari, acidi e che si pone al limite dello psichedelico. Cosa che si sposa perfettamento con un layout dinamico. Ricercato il charadesign dei personaggi; soprattutto le vesti e le armature, che richiamano l’antica Grecia, ma hanno un po’ di quello stile fantascientifico che richiama la fantascienza classica. Il trionfo è però, come detto, la colorazione. Suggestiva la rielaborazione della Ciclope, che richiama la Signora di Efeso, la dea di origine orientale dai molti seni (o testicoli di toro?) poi identificata con la Artemide greca.

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