American Vampire 2: Recensione

Pubblicato il 12 Novembre 2011 alle 12:12

Torna la saga vampiresca di Scott Snyder imperniata sul terribile Skinner Sweet, il primo vampiro americano, e la trama incomincia a farsi più intrigante e complessa, sullo sfondo della Las Vegas del 1936!

American Vampire 2

Autori: Scott Snyder (testi), Rafael Albuquerque, Mateus Santolouco (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 16,95, 16,8 x 25,7, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: ottobre 2011

Gli zombi e i vampiri non passano di moda e negli ultimi anni hanno dimostrato di avere notevole rilevanza in ambito comunicativo. Basti pensare ai numerosi libri, film, serial televisivi e fumetti ad essi dedicati. Per ciò che riguarda i morti viventi, il successo di The Walking Dead di Robert Kirkman (ora anche telefilm) è sotto gli occhi di tutti, senza tralasciare quello delle pellicole di George A. Romero (diventato pure lui autore di comics) e di vari romanzi basati su questa tematica.

Quanto ai vampiri, è sufficiente ragionare su True Blood, sui romanzi di Anne Rice e di Stephanie Meyer, sul trend di Twilight e sulla nutrita schiera di succhiasangue presenti nel mercato fumettistico. Nello specifico, però, delle creature della Transilvania, bisogna ammettere che i cliché dilagano: quasi sempre, infatti, il vampiro è descritto come un languido e malinconico dandy, sexy e tormentato; o come un perfido aristocratico che soggiace alle sue pulsioni, in linea con le impostazioni originarie di Bram Stoker.

Il comic-book Vertigo American Vampire, invece, rappresenta una curiosa variazione. Skinner Sweet, protagonista principale della serie, oltre ad essere il primo vampiro americano, non è bello. Meno che mai elegante e raffinato. Anzi, è mostruoso e, last but not least, decisamente malvagio e poco raccomandabile. La maggior parte degli altri vampiri della serie, per giunta, non sono migliori di lui.

Questo è il progetto di Scott Snyder, sceneggiatore di American Vampire che, nei primi episodi, si è avvalso della collaborazione del grande Stephen King. Il primo tp, pubblicato mesi fa da Planeta, costituiva l’inizio della story-line, con ogni episodio composto da due capitoli: uno, ideato da Snyder, ambientato ai primi del Novecento, agli albori di Hollywood, si concentrava su Pearl, aspirante attrice che, per una serie di drammatiche circostanze, incontrava Skinner e altri vampiri e veniva trasformata in una succhiasangue; l’altro, invece, scritto da King, riguardava le origini di Skinner che risalivano ai tempi dei pionieri del West.

Recensendo il primo volume, scrivevo che American Vampire era interessante ma sarebbe stato necessario leggerne il seguito per avere un’idea più precisa. E questo nuovo tp, che include i nn. 6-11 del mensile originale, è totale appannaggio di Snyder e la trama diventa più articolata. L’autore gioca con atmosfere da detective story, delineando un’avventura ambientata a Las Vegas nel 1936. Cash, capo della polizia della città, indaga sull’efferato omicidio di un pezzo grosso. Il particolare strano è che costui è stato dissanguato. Dopo poche ore, giungono due agenti federali che, almeno ufficialmente, vorrebbero aiutare Cash. Ma è davvero così?

Se in precedenza Snyder si era limitato a presentare l’ambientazione e i personaggi del serial, ora dà una brusca accelerata alla story-line inserendo un consorzio di vampiri dedito al business e coinvolto nel mercato edile nonché in quello del vizio. I vampiri americani di Snyder, infatti, hanno una mentalità capitalistica che li differenzia dai colleghi europei.

Naturalmente, anche in questo caso appaiono Skinner e la bella Pearl e peraltro Snyder introduce una misteriosa società segreta che dà la caccia alle creature della notte e fa accenni a profonde rivalità esistenti tra le schiere di vampiri presenti nel territorio statunitense. Insomma, American Vampire si fa appassionante, con intrighi, trame e sottotrame che, ovviamente, si dipaneranno nelle uscite successive.

I testi e i dialoghi di Snyder sono ben impostati e il tratto dei penciler Rafael Albuquerque e Mateus Santolouco efficaci e, benché un po’ grezzi, adatti a rappresentare l’aggressività vampiresca, lo squallore dei bordelli e dei quartieri a luci rosse e, in generale, l’oscurità opprimente e macabra di molte sequenze. Posso affermare, dunque, che il secondo volume di American Vampire è indubbiamente migliore del primo e potrà piacere agli estimatori dell’horror.

Voto: 7 ½

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