Orfani: Sam 3 Il Deserto Nero | Recensione

Pubblicato il 26 Giugno 2017 alle 10:00

Continua la fuga di Andromeda e Perseo!

Sam, Perseo ed Andromeda si addentrano nel deserto di Nuovo Mondo, diretti a una possibile salvezza. Ma in quel nulla fatto di roccia e sabbia finiscono nel luogo meno sicuro per loro… una nera cattedrale in cui viene professato il culto della Madre Severa, quella che per alcuni è la salvatrice dell’umanità…

Dopo i primi due numeri al fulmicotone arriva anche per Orfani: Sam il momento di tirare il freno a mano ma non per questo rinunciare all’azione.

Recchioni e Monteleone infatti utilizzano questo terzo numero per affrontare un tema che nel corso della saga era rimasto un po’ confinato ai margini: la religione.

Un mondo devastato dalla guerra, un mondo in cui l’ordine delle cose è stato “riarrangiato” per praticità la religione viene relegata come inutile e dannosa ma questo non elimina il problema del fanatismo e del culto della persona.

La cattedrale dove Perseo e Andromeda cercano rifugio è essenzialmente questo un tempio dedicato ad una persona sola ovvero Jsana Juric la cui impronta è stata così forte nel mondo da suggestionare un’intera categoria di individui che non a caso sono resi graficamente come appartenenti ad un regime militare più che ad un culto religioso.

Gli autori ci fanno capire come una personalità, qualunque sia il suo operato, influenzi le menti distorcendo la percezione della realtà – elemento sapientemente sfruttato attraverso le macchinazioni del Governatore che mostra alla fine la vacuità del culto della persona.

Questa digressione è sottesa alla scoperta da parte di Andromeda e Perseo delle loro origini – rivelazione sconvolgente che almeno per il momento non viene approfondita – lasciando invece spazio alla furia di Sam sui malcapitati cultisti, Sam che in questo numero compare “poco” così come Ringo ancora un passo indietro rispetto al gruppetto.

Se l’attenzione del lettore è volutamente indirizzata ai due bambini, la presenza con il contagocce di Sam e Ringo non è casuale: ancora una volta le coordinate di Orfani: Sam sono palesi e ben salde ovvero mostrare come il mondo sia fatto di zone grigie. Sam che disubbidisce alla sua programmazione, Ringo che inizia a farsi qualche domanda sugli ordini impartiti ed ovviamente l’assurdità del fanatismo.

Ottimo il lavoro del duo Casalanguida/Mancinelli ai disengni: da un lato si mantiene omogenea la parte grafica rispetto ai primi due numeri con un tratto moderno ed incisivo che trova il proprio spunto personale giocando molto ed in maniera intelligente con l’impostazione della tavola – panel che si sovrappongono agli sfondi, figure a tre quarti che occupano la pagina in verticale lasciando piccoli panel sullo sfondo ad esempio – dall’altro i due “intermezzi” spezzano la tensione con il secondo forse più efficace del primo – un po’ forzato a mio parere – ma entrambi realizzati con personalità.

Menzione d’onore ai colori di Andres Mossa in stato di grazia che si supera nelle tavole ambientate nel deserto – sembrava quasi di sentire la sabbia sul proprio volto! – e che formula una paletta personalissima in cui i colori sono poco materici giocando piuttosto sulle sfumature e sui contrasti fra colori caldi e freddi.

Ottima come sempre la cura cartotecnica ed impossibile non segnalare come ancora una volta il team editoriale di Orfani sia riuscito a puntare i riflettori su talenti nostrani come quelli appena citati sopra.

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