Super Eroi Classic 1: Amazing Spider-Man 1 [Recensione]

Pubblicato il 2 Aprile 2017 alle 16:25

Arriva una nuova collana dedicata ai Supereroi Marvel! Non perdete le opere che sono entrate nella storia del fumetto americano! E si comincia con le prime avventure dell’Arrampicamuri firmate dai leggendari Stan Lee e Steve Ditko!

Panini Comics dà il via a una serie di volumi settimanali dedicati agli eroi Marvel, allegati al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport. La casa editrice non è nuova a questo tipo di iniziative ma stavolta ha deciso di concentrarsi sulle storie classiche, quelle, per intenderci, provenienti dai Marvel Masterwork. I neofiti e i collezionisti avranno quindi modo di leggerle a un prezzo più accessibile rispetto a quello dei volumi da libreria.

E non si poteva non incominciare con l’Uomo Ragno, il personaggio più celebre della Casa delle Idee. Il sommario include lo storico n. 15 di Amazing Fantasy che rappresentò l’esordio di Peter Parker. Scritto da Stan Lee e disegnato da Steve Ditko, l’episodio sintetizza le caratteristiche che faranno di Spidey un eroe molto amato dai lettori.

Peter è un nerd, disprezzato dai compagni di classe, che a causa del morso di un ragno radioattivo acquisisce le proprietà di un aracnide. Sin dal principio, Stan evidenzia le difficoltà della vita del signor Parker.

Peter è infatti un ragazzo normale. Un orfano che vive con la zia May e lo zio Ben. E’ lontanissimo dagli eroi DC, perfetti e invincibili. Non è un reporter di successo o un ricco playboy miliardario. In pratica, è il prototipo di ciò che Lee di lì a poco definirà ‘supereroi con super problemi’, formula che decreterà il successo della Marvel.

Spinto dalle necessità finanziarie, Peter indosserà il costume dell’Uomo Ragno e farà spettacoli allo scopo di guadagnare grosse somme di denaro.

Di conseguenza, il suo comportamento iniziale non è dettato dall’idealismo ma dall’interesse economico. Fu un’intuizione all’epoca rivoluzionaria ma, ovviamente, la tragica morte dello zio Ben cambierà tutto. Ancora oggi la storia è emozionante, sebbene lontana dagli odierni canoni narrativi e grafici dei comics a stelle e strisce. Ma un classico è un classico e tanto basti.

L’albo poi include i nn. 1-5 di Amazing Spider-Man, la collana regolare che Lee decise di varare dopo l’inaspettato riscontro di quell’episodio. Il Sorridente scrive sempre i testi e approfondisce l’aspetto umano del personaggio. Il lato supereroico è importante ma altrettanto importante è la vita privata di Peter.

Il giovane è preoccupato per la zia May, peraltro di salute cagionevole, e l’atteggiamento dei compagni di classe Flash Thompson e Liz Allen non gli rende la vita facile. Costoro sono già ben caratterizzati e lo stesso vale per J. Jonah Jameson, direttore del Daily Bugle, che darà subito filo da torcere a Spidey, usando il suo giornale per metterlo in cattiva luce.

L’idea che i mezzi di comunicazione possano influenzare l’opinione pubblico è oggi scontata ma nel 1963 le cose erano diverse e anche questa fu un’intuizione geniale di Stan. Così come sono geniali i villain che appaiono in queste storie. Alcuni di essi, come il Dr. Octopus, l’Avvoltoio, l’Uomo Sabbia, Electro, saranno destinati a diventare fondamentali; altri, come il Riparatore, saranno forse meno rilevanti ma comunque ricorrenti nelle saghe ragnesche.

Lee, inoltre, inserisce l’Uomo Ragno nel contesto del nascente Universo Marvel. Non per nulla fa apparire nel primo episodio i Fantastici Quattro, all’epoca gli eroi di punta della casa editrice, e la Torcia Umana, in particolare, ricompare nella storia che narra le origini di Octopus. Nel corso dei numeri successivi, Spidey e la Torcia saranno spesso in combutta.

Nel quinto episodio, inoltre, l’eroe dovrà vedersela con il terribile Dottor Destino, classica nemesi dei Fab Four, che già in quel periodo incominciava a essere il criminale più importante in assoluto della Casa delle Idee.

I testi di Lee sono verbosi ma con dialoghi vivaci ed efficaci. Il Sorridente evidenzia il lato umoristico e sarcastico di Peter tramite battute fulminanti che sono anche oggi una delle sue caratteristiche imprescindibili. Le trame sono poi dense di avvenimenti e, da questo punto di vista, sono un capolavoro di sintesi.

Nell’ambito di un numero relativamente ristretto di pagine, infatti, Stan descriveva situazioni che oggi sarebbero narrate nell’arco di parecchi mesi. Era una concezione diversa del fumetto, distante anni luce da quella odierna, ma intrigante.

I disegni di Steve Ditko risentono dello stile grafico dei sixties ma si discostano dai canoni kirbyani che presto sarebbero stati dominanti alla Marvel.

Il suo Peter è un ragazzino gracile e banale e rappresenta quella normalità che Lee intendeva evocare con le sue storie. Il lay-out è tradizionale ma Ditko gioca con le prospettive, sia nel taglio delle inquadrature, sia con le posizioni strane che Spidey spesso assume.

I volti hanno un’aura grottesca e non mancano giochi d’ombra suggestivi. Del resto, Ditko aveva alle spalle una carriera di disegnatore di fumetti horror e del brivido e queste influenze sono palesi.

L’albo è poi corredato da alcuni interessanti articoli sulla Marvel dei primordi che servono a contestualizzare le storie presentate. Insomma, se volete scoprire o riscoprire la magia degli anni sessanta, questa è l’iniziativa editoriale che fa per voi.

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