Supreme Blue Rose, un piccolo gioiello della nona arte [Recensione]

Pubblicato il 9 Settembre 2016 alle 11:25

Lion porta in Italia Supreme Blue Rose, la complessa e affascinante miniserie fantascientifica di Warren Ellis e Tula Latoy.

Quando Rob Liefield scrisse Supreme per la Image comics, nell’ormai lontano 1992, lo fece per realizzare il suo più grande sogno: raccontare una storia su Superman. E, infatti, l’eroe da lui creato condivideva molti aspetti con l’ultimo figlio di Krypton, a cominciare dai suoi super poteri.

Sarebbe, però, ingiusto tributare la paternità dell’opera a un solo uomo. L’autore che ha, infatti, arricchito l’universo di Supreme, lasciando un’impronta indelebile sul personaggio è Alan Moore che, similmente ad altre sue produzioni, decostruì l’eroe dando la sua personalissima visione della creatura Image.

Supreme Blue rose rappresenta la giusta sintesi del lavoro d’invenzione di Liefield e di reinvenzione di Moore, seguendo una parabola per certi versi vicina al personaggio che lo ha ispirato.

Quello che per Superman fu Kingdom Come, per Ethan Crane, il protagonista di Supreme, è Supreme Blue rose. Le due opere hanno tanto in comune, a iniziare dal tono disilluso che le permea. Tutti i personaggi sono in cerca di se stessi e di una spiegazione agli eventi che li coinvolgono. Ciò che sarebbe naturale aspettarsi da una storia di supereroi, gli eroi per l’appunto, semplicemente non c’è.

Come per il Clark Kent del capolavoro di Waid e Ross, il personaggio principale rimane in disparte per quasi tutta la storia. Anzi in Supreme Blue rose questa assenza è più accentuata che mai perché, se in Kindom come Superman rimaneva per gran parte della storia osservatore degli eventi, nell’opera di Ellis, Ethan Crane, pur rimanendo una presenza che aleggia costantemente nel dipanarsi delle vicende, compare solo al termine del racconto.

Vera protagonista della storia è Diane Dane, una donna che è convocata da Darius Dax, il dirigente di un’importante compagnia, e incaricata di indagare su un misterioso oggetto precipitato sulla cittadina di Littlehaven e su un uomo la cui immagine viene catturata da una telecamera al momento dell’incidente.

La donna viene inoltre assunta in un periodo difficile della sua vita, perché, oltre che essere appena stata licenziata dal suo precedente lavoro, è affetta da strane visioni.

La trama può apparire la solita storia dove un investigatore con problemi di vario genere è tenuto a risolvere il caso più difficile della sua carriera, se non fosse che a complicare il tutto e a renderlo davvero interessante interviene il tempo: personaggi spuntati da linee temporali diverse incroceranno la strada di Diane, rendendole difficile l’esistenza.

Il mondo in cui vive la ragazza è, infatti, nato da pochi mesi a causa di una “revisione”, un evento periodico che porta l’universo a riazzerarsi e a ripartire dall’inizio, ma un’anomalia nell’ultimo reset ha reso instabile e pericoloso il nuovo mondo.

La storia che risulta è un riuscito mix di elementi investigativi e sci-fi, che però possiede un’ulteriore chiave di lettura. È evidente che Ellis non volesse limitarsi e creare una grande storia, ma volesse anche dire la sua sul modo americano di fare fumetti.

Le cosiddette “revisioni” di cui parla l’autore altro non sono che un’invettiva, neanche tanto velata, contro la politica del reboot. E nella critica lo scrittore s’interroga sulla sorte che spetta a quei personaggi dopo la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova.

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Supreme Blue Rose

A rendere ancora più intrigante una trama, già così estremamente appagante, ci sono i disegni della Latoy. La penciler, pur costruendo tavole dalla struttura canonica, si distingue per una grande attenzione alle anatomie dei personaggi, che rappresenta con uno stile realistico, e per delle scie luminose che li avvolgono permanentemente, conferendo loro un ché di onirico e futuribile.

Un’opera dunque priva di difetti? Non proprio. Supreme the blue rose incontra il suo principale limite nell’accessibilità. Se Kingdom come, un capolavoro assoluto del fumetto, poteva avere delle difficoltà nell’essere metabolizzato da un lettore medio, all’oscuro di tutto quel sottobosco di personaggi di cui l’universo DC si compone, un problema simile si pone per il lavoro di Ellis, con la differenza che non sono i personaggi secondari a costituire un ostacolo alla fruizione della storia, ma quelli principali.

È fuori discussione che l’universo della Image Comics sia meno popolare di quello di Batman e soci e ciò rende più arduo, per un lettore digiuno di quei personaggi, cogliere appieno la bellezza dell’albo e tutti i suoi riferimenti. A complicare ulteriormente la lettura della storia c’è la scrittura di Ellis, una scrittura che si sviluppa l’intreccio gradualmente, compiendosi pienamente solo nel finale e rendendo ostica la comprensione al lettore occasionale di fumetti.

Ciò non toglie che Supreme Blue rose sia un piccolo gioiello della nona arte, capace di estasiare i fan della Image e di suscitare una certa curiosità su chi invece tale mondo non lo conosce.

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