Ratchet and Clank – Recensione PS4

Pubblicato il 6 Luglio 2016 alle 20:00

Noi videogiocatori siamo strani, sempre vogliosi di rinnovamento e sorprese ma mai realmente pronti ad abbandonare titoli ed icone che hanno accompagnato il nostro passato. Così è stato per Ratchet And Clank, ritornato nelle nostre case dopo anni di assenza ed alcuni dimenticabili capitoli.

Insomniac Games ha però deciso di non riprendere il racconto da dove si era interrotto ma di ripartire da capo, con un reboot volto a rinfrescare una saga giunta ormai a quattordici primavere ed a dimostrare che nel mercato videoludico odierno di spazio per nuovi platform 3D ve n’è ancora molto.

La strategia adottata per raggiungere questi obiettivi? Semplicemente raccogliere in un unico capitolo tutto ciò che dal 2002 aveva fatto innamorare i fan di una delle saghe più iconiche del panorama Playstation.

VERSO I CONFINI DELL’UNIVERSO

Le nuove imprese di Ratchet and Clank iniziano quando il piccolo lombax sogna ancora di diventare un ranger spaziale ed il suo aiutante è solamente un robodifetto fuggito da una lontana fabbrica. Narrate dalla voce del capitano Qwark, le vicende protagoniste di questo nuovo inizio della saga ideata da Insomniac Games si strutturano nelle modalità a noi ormai familiari, ossia con una trama piuttosto lineare ed un sacco di location da esplorare.

Il consueto tentativo di salvataggio del mondo da parte di eroe quantomeno inusuale ci porterà infatti da un pianeta all’altro, tra distese di terra e sabbie mobili, città che emergono dai mari e minacciose basi spaziali.

Rimangono anche tutti gli altri elementi che ci hanno fatto innamorare nel corso degli anni, come uno stile narrativo leggero e divertente e dei personaggi che pur appartenenti ad un mondo cartoonesco non mancano certo di appeal e carisma. Ratchet ha quindi conservato una buona dose di ironia ed audacia, accompagnata dallo spirito e dal simpatico sarcasmo del robottino più intelligente della galassia.

E tutte queste sia chiaro sono sicuramente buone notizie, ma sono anche le stesse buone notizie che avevano contraddistinto i precedenti capitoli fin dal 2002. Ed è questo principalmente il problema che l’idea di unire i pregi di tutti i predecessori comporta, ossia una enorme sensazione di già visto, già provato.

Ratchet 1

TANTO DIVERTIMENTO, TANTE ARMI

Ciò in cui questo Ratchet and Clank eccelle è invece il gameplay, che ha sicuramente beneficiato di tutto il perfezionamento compiuto nel corso degli anni. Ed infatti pur avendo sulle spalle parecchi inverni la ricetta elaborata dagli sviluppatori risulta più soddisfacente, frenetica e divertente che mai. Rimane un punto fisso l’esplorazione della galassia e dei vari pianeti, ormai ampiamente conosciuti dai fan di vecchia data. Partendo da Veldin si passa dall’uggioso orizzonte di Rilgar fino alle assolate isole di Pokitaru.

La navetta spaziale ha quindi permesso al team di sviluppo di continuare a sbizzarrirsi riportando in campo alcune delle ambientazioni più iconiche della serie e modificandone leggermente altre. Ogni location sarà poi dotata di diverse missioni secondarie oltre alla quest line principale, che possono variare dalle semplici gare di overboard, alla raccolta di collezionabili, alla pulizia di alcune aree e che servono ad aumentare ulteriormente l’offerta ludica proposta dalla software house di Burbank.

Enorme poi la scelta di stravaganti armi ed invenzioni che sono disponibili per il giocatore, quasi gli sviluppatori si siano improvvisati dei provetti Leonardo da Vinci. La pressione di un tasto permetterà quindi di visualizzare l’inventario, agevolando la scelta tra i vari marchingegni.

Potremo quindi imbracciare il Pixelizer (i cui effetti non sono troppo difficili da dedurre), lo Sheepinator, che simpaticamente trasformerà i nostri nemici in simpatiche pecore oppure il Goovitron, un letale globo da discoteca capace di ipnotizzare in improbabili danze i mostricciatoli che ci si pareranno davanti. Un grande focus è stato riservato anche ai vari gadget ottenibili nel corso delle avventure ed utili ad esplorare angoli della mappa fino a quel punto inaccessibili.

Ratchet 4

La varietà di nemici pur essendo evidentemente stata oggetto di notevoli sforzi da parte del team di sviluppo non porta mai ad un tipo di approccio realmente diverso e ad eccezione delle interessanti boss fight, alcune delle quali anche discretamente impegnative, la scelta della tipologia di armamento da utilizzare sarà determinata dalla volontà di potenziare un preciso equipaggiamento piuttosto che dalle necessità imposte dal contesto.

E tutto ciò va ad inficiare profondamente la profondità di meccaniche di gioco che a prima vista appaiono curate ed articolate

In generale la struttura generale del titolo, con una storyline principale affiancata da missioni secondarie che hanno realmente senso solamente in un’ottica di completismo risulta però una scelta troppo sicura.

Per quanto sia vero che sono assicurate parecchie ore di divertimento, era anche lecito aspettarsi da un reboot un certo grado di innovazione, soprattutto alla luce dell’importanza generale che un titolo di questo genere ricopre. Ciò che ci attende è invece una versione migliorata del gameplay dei numerosi capitoli precedenti, decisione soddisfacente ma anche terribilmente monotona sul lungo periodo.

Ratchet 3

LA MODA PASSA, LO STILE RESTA

Dal punto di vista estetico Ratchet and Clank è invece un piccolo gioiello, tanto particolareggiato nei dettagli quanto fluido nella propria esecuzione. In questo senso gli sforzi sono evidenti fin dall’inizio, grazie ad una palette cromatica che riesce ad esaltare ulteriormente il colpo d’occhio di ogni scenario.

La pioggia battente e le onde imbizzarite che colpiscono RIlgar sono ben differenti dai colorati pesci di Pokitaru o dalle fredde costruzioni di Quartu. Ogni ambiente è carico di una propria atmosfera, eccellentemente caratterizzato dopo anni di tentativi, capace di regalare la non scontata sensazione di stare veramente viaggiando attraverso una galassia, tanto affascinante quanto eterogea.

La realizzazione tecnica è quindi senza mezzi termini ineccepibili, con cali di framerate rarissimi se non addirittura inesistenti ed impercettibili. Qualche lavoretto in più poteva essere fatto su alcune texture, malamente amalgamate con il resto, ma stiamo comunque parlando di difetti da dover cercare per forza con la lente d’ingrandimento.

Un ulteriore plauso va invece fatto alle cutscene, provenienti direttamente dal film e senza ombra di dubbio qualitativamente impareggiate nell’ambito dei platform 3D (e non solo).

Ratchet 5

Spesso un nuovo inizio coincide anche con un colpo di spugna, un tentativo di partire da zero o quasi e cancellare talvolta anni di fatiche e lavoro. I ragazzi di Insomniac Games sotto questo punto di vista sono stati però molto saggi, andando a riprendere tutti gli aspetti che hanno regalato al lombax ed al suo robo-difetto un posto nei cuori di numerosi appassionati.

L’evidente buonsenso degli sviluppatori si è però accompagnato anche ad una certa voglia di non avventurarsi in particolari novità, preferendo riporre la propria fiducia in contesti e situazioni sì sicure ma anche terribilmente familiari.

Ciò a cui ci si trova davanti è comunque la degna rinascita di una delle icone più celebri delle console di casa Sony ed un titolo che in quanto a divertimento e svago al momento ha ben pochi rivali. Ben tornato Ratchet!

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