Young Liars – David Lapham – recensione

Pubblicato il 5 Maggio 2011 alle 00:00

Young Liars

Autore: David Lapham (testi e disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 32,00, 16,8 x  25,7, pp. 432, col.
Recensione


David Lapham è uno dei talenti più anti-convenzionali attualmente in attività nel comicdom statunitense e la dirompente Stray Bullets, l’opera che a suo tempo lo rese celebre, ne è la dimostrazione, e lo stesso dicasi per una graphic novel inquietante e incisiva come Silverfish.

E chi leggerà Young Liars, comic-book Vertigo di diciotto numeri, inclusi in un tp pubblicato da Planeta, avrà modo di comprendere la carica eversiva della sua ispirazione. Se nei lavori precedenti Lapham aveva rivelato uno spiccato interesse per il noir e l’hard-boiled, con Young Liars le cose sono più inclassificabili.

Protagonista del serial è Danny, un ragazzo sfigato, dalla vita precaria, che fa un lavoro qualsiasi e suona in una band dall’incerto avvenire. Siamo in piena situazione ‘no future’, quindi, tipica della generazione punk, tanto per intenderci, e le persone che frequenta sono molto strane: Cee Cee, una splendida ex groupie di varie rock bands, piena di problemi psicologici; Don, un farsesco travestito; Truman, un figlio di papà in rotta con il genitore e perennemente in bolletta; e Annie X, un’anoressica.

Ma non sono niente se paragonati alla ragazza di Danny: Sadie. È sexy. È disinibita. A letto è una bomba. Ma è completamente pazza, nonché capace di lottare con chiunque senza fermarsi e pronta anche ad uccidere. Un’autentica mina vagante, insomma. Colpa forse di una pallottola che, per una serie di circostanze, le è penetrata in un’area delicata del cervello, compromettendo il suo equilibrio psichico, e che potrebbe farla cadere in coma in qualsiasi momento.

Danny, nel complesso, ha imparato ad accettarla. Ma quando i due, insieme ai loro amici, decidono di fare un viaggio in Europa per trovare un quadro di El Greco che potrebbe farli diventare ricchi, la situazione degenera. Innanzitutto, alcuni strampalati e letali personaggi, denominati Pinkerton, sono sulle tracce di Sadie e non si fermeranno di fronte a nulla pur di catturarla. Lavorano per conto del padre di Sadie, un ricco imprenditore che, per motivi complicati, ha tutto l’interesse a dare la caccia alla figlia.

Quali sono i segreti della famiglia di Sadie? E, soprattutto, da che razza di persone è composta? Magari da deviati dediti all’incesto e ad altre agghiaccianti perversioni? E che ruolo giocano orribili aracnidi, che Sadie chiama Ragni di Marte, e che, a quanto afferma, hanno deciso di dominare il genere umano? È realtà o solo il frutto della pazzia di Sadie? E cosa c’entra una bizzarra rockstar chiamata Danny Duoshade?

Lapham intesse una complessa story-line piena di sesso, violenza, stilemi noir, dialoghi da sit-com, suggestioni cospiratorie e science-fiction, giocando abilmente con la contrapposizione realtà/illusione e ricorrendo a sogni, incubi, mondi paralleli ed efferatezze, con nani amanti delle evirazioni, maniaci, tossici, clown stupratori, ragazzine perverse, e divertendosi a depistare il lettore con falsi indizi, fluttuazioni di identità e invenzioni narrative mutuate dall’estetica pop e dalla psichedelia. Un tema fondamentale del comic-book è la menzogna e tutti i character, fondamentalmente, mentono e nascondono segreti scioccanti. Senza escludere Danny che, alla conclusione della saga, si rivelerà l’elemento cardine dell’intrigo. E non mancano forti critiche al capitalismo e al liberismo dilaganti negli Stati Uniti.

Tra flashback e flashforward, con uno script sperimentale composto da trame parallele, Lapham realizza uno dei suoi migliori lavori, con testi ben impostati e un tratto piacevole che risente molto degli esiti underground. Nel complesso, Young Liars è un ottimo prodotto; ma non per tutti, data la follia esasperata (che in certi momenti mi ha fatto pensare a Shade The Changing Man di Milligan) e cervellotica della storia, estranea al mainstream.

Inoltre, il serial è una dichiarazione d’amore nei confronti del rock. Le citazioni di canzoni, rock bands ed elementi collegati alla musica sono molteplici e, come scrive Brian Azzarello nella post-fazione del volume, ogni story-line è stata concepita da Lapham come un album e ogni capitolo rappresenta una canzone. Lo stesso dicasi per le stupende cover dall’impostazione pop che rimandano a vari dischi. Aggiungo, inoltre, che il tp non presenta refusi. Di conseguenza, mi sento di consigliare Young Liars ai fans di Lapham e a coloro che volessero provare qualcosa di diverso.


Voto: 8

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