SUICIDE RISK, un intrigante mix di supereroismo e avventura poliziesca – RECENSIONE

Pubblicato il 7 Aprile 2016 alle 11:20

Cosa può fare un poliziotto quando deve affrontare esseri dai grandi poteri che si rendono responsabili di crimini atroci? Ce lo spiega Mike Carey con Suicide Risk, intrigante serie targata Boom! Studios illustrata dalla bravissima Elena Casagrande!

Il catalogo Bao Publishing è caratterizzato da indiscutibile qualità e basta ragionare sulle opere e sugli autori pubblicati per rendersene conto. Per ciò che concerne l’ambito anglofono, da diverso tempo la casa editrice sta traducendo un’intrigante serie di Mike Carey, acclamato scrittore di lavori del calibro di Lucifer e The Unwritten, giusto per citare i più conosciuti.

Il suo punto di forza è la versatilità. Carey, infatti, è in grado di concepire storie horror, fantasy e supereroiche in maniera personale.

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E’ il caso di Suicide Risk che Carey sta realizzando per la Boom! Studios. E’ un intrigante mix di crime e supereroi ed è incentrato su Leo, un poliziotto che sembra uscito da un telefilm stile Criminal Minds. Agisce però in un mondo in cui esistono i supereroi. Tuttavia, è arduo considerarli giustizieri in calzamaglia. Molti di essi hanno iniziato la loro attività con l’obiettivo di combattere il male ma in seguito si sono trasformati in esseri malvagi e senza scrupoli.

Vale per il forzuto Grudge, per esempio, e per le terribili Memento Mori e Diva che giocheranno un ruolo importante in questo primo story-arc. Un’altra particolarità inserita da Carey è data dal fatto che i super poteri sono ottenuti in maniera illegale, pagando un prezzo considerevole. Ed è ciò che è costretto a fare Leo dopo che un suo collega perde un braccio a causa di un super impazzito. Ed è a questo punto che la vita del protagonista diventa un incubo.

Carey descrive un uomo idealista, legato alla moglie e ai figli, coinvolto in qualcosa che non comprende. La trama è piena di misteri e Carey svolge un ottimo lavoro, riuscendo a incuriosire sin dalle prime pagine.

Suicide Risk inizia come un poliziesco per poi evolversi in un fumetto supereroico che, analogamente a Powers o ad Astro City, privilegia la prospettiva di un individuo comune.Nei capitoli finali del volume, inoltre, si rilevano atmosfere misticheggianti che possono far pensare, facendo i debiti distinguo, a quelle di Lucifer.

I testi e i dialoghi sono efficaci e contribuiscono a fare di Suicide Risk una lettura di intrattenimento, certamente priva di pretese autoriali, ma non banale. La serie va tenuta d’occhio pure per i disegni della bravissima Elena Casagrande.

Ciò che più colpisce è l’impostazione delle tavole, quasi sempre composte da vignette orizzontali. La maggior parte delle prospettive sono poi concepite dall’alto o dal basso e ciò avviene soprattutto nelle sequenze d’azione. Tali scelte visive conferiscono ai disegni un taglio cinematografico appropriato per una serie che deve molto all’immaginario filmico degli ultimi anni.

Gli sfondi sono meno particolareggiati ma l’attenzione deve concentrarsi sui personaggi e sulle intense emozioni che li animano.

In questo Elena Casagrande è impeccabile e riesce ad evocare con maestria i loro stati d’animo tramite gli sguardi, la piega delle labbra e le posture dei corpi. Insomma, Suicide Risk è una proposta da non trascurare e consiglio vivamente di recuperare questo volume iniziale e quelli successivi. Non rimarrete delusi.

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