Recensione: All Star Batman e Robin n. 1

Pubblicato il 11 Febbraio 2011 alle 11:46

Autori: Frank Miller (testi), Jim Lee (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 20,00, 18,3 x 27,6, pp. 256


Frank Miller è un nome leggendario del panorama fumettistico americano e internazionale, come sanno tutti coloro che, dal principio degli anni ottanta in poi, si sono fatti avvincere dalle sue produzioni, caratterizzate da una forte aggressività, sia per ciò che concerne i testi, sia per quanto riguarda il suo stile grafico che, partendo originariamente da una rielaborazione del tratto di Steve Ditko e Gil Kane (basti pensare alle primissime storie del suo Daredevil), in seguito si è ‘contaminato’ con stilemi europei e scansioni narrative che a volte devono qualcosa ai manga (come è evidente nel suo splendido Ronin).

Un altro elemento fondamentale dell’ispirazione milleriana è la spiccata sensibilità noir e hard-boiled dei testi, e ciò è palese non solo nelle memorabili storie del Diavolo Rosso marvelliano ma anche e soprattutto in quelle di Batman, senza voler poi considerare lo stupendo Sin City che, al pari di 100 Bullets di Azzarello, è indubbiamente una delle pietre miliari del fumetto noir statunitense degli ultimi anni.

Ma venendo a Batman, Miller è conosciuto per due capolavori indiscussi: The Dark Knight Return, miniserie distopica ambientata in un futuro angoscioso e opprimente, con protagonista un Uomo Pipistrello anziano e disincantato; e Batman Year One, scritta da Miller e disegnata da David Mazzucchelli, che rinarra le origini dell’eroe, secondo la personale ottica del cartoonist americano. Questi due fenomenali esiti creativi (specie il primo), hanno avuto il merito di far parlare del fumetto USA anche al di fuori del comicdom, ponendo la letteratura disegnata al centro di una profonda analisi critica ed estetica, come è accaduto con altri due masterpieces usciti nello stesso periodo: Maus di Art Spiegellmann e Watchmen del duo Moore/Gibbons.

Per molti anni i fans hanno sperato che Frank riprendesse Batman (cosa, peraltro, avvenuta con il seguito di Dark Knight Return che, però, pur valido, non è, secondo molti, all’altezza del capitolo precedente) e, a un certo punto, l’autore del Maryland li ha accontentati e precisamente con la serie mensile All Star Batman and Robin The Boy Wonder, i cui primi nove episodi sono raccolti in un bel volume da Planeta De Agostini.

Miller, tuttavia, si occupa solo dei testi e i disegni sono appannaggio di un’altra leggenda: quel Jim Lee celeberrimo per X-Men, WildC.A.T.S. e altri grandi successi USA. Le vicende del serial in questione sono sempre ambientate agli inizi dell’attività di giustiziere di Batman e si soffermano su un dettaglio che finora Miller non aveva affrontato e cioè l’ingresso di Robin nella vita di Bruce Wayne. Anche in questo caso Miller rilegge a modo suo le origini del Ragazzo Meraviglia, non stravolgendole, ma caratterizzando la psicologia di Dick Grayson in maniera più eversiva e meno solare rispetto a quella classica.

La serie ha ottenuto grande successo in America ma non tutti si sono entusiasmati, al punto che c’è chi ha addirittura parlato di un passo falso di Miller. In verità, se qualcuno cercasse le atmosfere cupe e oppressive di Dark Knight, effettivamente, rischierebbe di rimanere deluso. Ma Frank ha semplicemente deciso di realizzare un fumetto diverso da ciò che tutti si attendevano, più che altro basato sull’azione adrenalinica e la violenza e senza molta introspezione. Ciò non toglie che le vicissitudini che portano Robin a diventare un eroe insieme a Batman si leggono tutte d’un fiato, sono divertenti, con momenti pulp e trash che non guastano affatto. Senza contare, poi, la presenza di vari DC heroes come Superman, Wonder Woman e Lanterna Verde, che non hanno un rapporto idilliaco con il Bats milleriano, e terribili nemici come il Joker, qui più psicopatico che mai.

Inoltre, Jim Lee è di una bravura eccezionale. So che parecchi lo ritengono manierista ed è vero che, spesso e volentieri, il penciler coreano utilizza le solite trovate grafiche. Ma basta ragionare sulle sequenze degli inseguimenti e delle lotte, o sulla perizia con cui visualizza il fisico mozzafiato di Vicky Vale, di Wonder Woman o di una delle versioni in assoluto più sexy di Black Canary mai viste, o la malizia indisciplinata di un Robin sopra le righe o l’allegria sbarazzina di una giovane Bat-Girl e, soprattutto, sull’abilità sopraffina con cui rappresenta una spettacolare Bat-Caverna per mettere a tacere qualsiasi critica. Di conseguenza, come giudicare questi primi nove capitoli? A mio avviso, in maniera più che positiva. Dark Knight è Dark Knight e quindi irripetibile. Questa è un’altra cosa. Basta saper fare dei distinguo.


Voto: 8 ½

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