Shade L’Uomo Cangiante n. 7 – Recensione

Pubblicato il 9 Giugno 2015 alle 11:10

Tornano le visionarie avventure di Shade L’Uomo Cangiante scritte dal trasgressivo Peter Milligan! Le vicende dell’alieno di Meta diventano sempre più folli in questo nuovo tp che include il primo incontro tra lo strano eroe creato da Steve Ditko e l’occultista John Constantine!

Shade The Changing Man ha avuto il merito di far conoscere al grande pubblico il talento eversivo di Peter Milligan che negli anni ottanta si occupò di un bizzarro supereroe creato dal maestro Steve Ditko riproponendolo in chiave trasgressiva e visionaria. Milligan aveva in precedenza realizzato per la DC solo la miniserie Skreemer e il suo lavoro con Shade rappresentò il primo vero impegno su una serie regolare. Nel giro di pochi mesi il comic-book si mise in luce come uno dei più innovativi della casa editrice, al pari di Animal Man e Doom Patrol di Morrison, Hellblazer di Jamie Delano e Sandman di Neil Gaiman.

Ancora oggi Shade The Changing Man è giustamente considerato una pietra miliare della Vertigo e Lion ha deciso di pubblicarlo in versione integrale. Ormai siamo arrivati agli episodi inediti in Italia e in questo settimo tp che include i nn. 38-44 del mensile originale avrete modo di leggere storie importanti. Dopo la conclusione della lunga e complessa story-line imperniata sull’American Scream, entità che permeava con la sua follia gli Stati Uniti, Shade deve affrontare parecchi problemi. Il vezzo di creare suoi doppi dotati di differenti personalità lo espone a seri pericoli, soprattutto dal punto di vista psicologico.

Come se non bastasse, la sua amata Kathy si è allontanata da lui e ha iniziato una relazione con la stravagante Lenny. Le ragazze però vivono con Shade e le dinamiche intercorrenti tra loro incasinano la situazione. Ora l’alieno proveniente da Meta gestisce il cosiddetto Hotel Shade, un albergo che, tanto per cambiare, è strano e al cui interno si verificano avvenimenti assurdi e incomprensibili. Inoltre la strada di Shade e delle sue amiche si è incrociata con quella di Miles, uno scrittore, con esiti sconvolgenti.

Pare esserci lui, infatti, dietro i guai che stanno tormentando in particolare Lenny e Kathy. Milligan delinea una trama riguardante il tema della creatività, descrivendo situazioni folli, psichedeliche e sconcertanti. Gioca poi con le leggende dell’antica Grecia, reinterpretandole in maniera irriverente quando Shade ha a che fare con una statua animata dallo spirito della mitica Pandora. Analizza gli elementi sessualmente metaforici presenti nelle opere di Eschilo e di altri autori classici con risultati apprezzabili. Ma la fantasia di Milligan è scatenata e preparatevi pure a vedere Jim Morrison incarnatosi in uno sfigato con l’acne e ulteriori amenità.

Il piatto forte del volume è comunque costituito dal primo incontro tra Shade e l’occultista John Constantine e quando c’è di mezzo lui si sa che i guai sono vicini. I character infatti rimarranno loro malgrado coinvolti in un incredibile viaggio nel tempo e si confronteranno con il fanatismo di puritani dediti alla caccia alle streghe. Ciò dà l’opportunità a Milligan di riflettere sul ruolo della donna in una società maschile, sulla natura della sessualità femminile e persino su un tema scottante e controverso come quello dell’aborto. La sequenza crea i presupposti per il successivo e più recente incontro di Shade con John avvenuto in alcuni albi di Hellblazer scritti sempre da Milligan.

Questa uscita si segnala proprio per i testi di Peter e per la struttura sperimentale delle sceneggiature. Ci sono stralci di romanzi dallo stile hemingweyano e giochi meta-narrativi come nel caso del secondo episodio in cui l’autore del fumetto diventa parte integrante della narrazione (operazione analoga a quella compiuta da Morrison in Animal Man). I dialoghi hanno un’attitudine burroughsiana, sarcastica e molto punk e non sono privi di sferzante e acre ironia.

Quanto all’aspetto grafico le cose vanno meno bene. Il bravissimo Chris Bachalo, infatti, non illustra tutti gli episodi e in certi casi realizza solo alcune tavole. Il resto è affidato a Glyn Dillon, Scott Eaton, Steve Yeowell e Philip Bond. L’eccessiva eterogeneità degli stili rende perciò il volume visivamente discontinuo e i penciler non sono comunque paragonabili a Chris. In ogni caso, questa proposta è imperdibile e non può mancare nella collezione dei fan della Vertigo e della scuola britannica dei comics. Da non perdere.

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