Sandman Overture n. 3, recensione RW Lion

Pubblicato il 29 Aprile 2015 alle 15:31

Continuano le straordinarie e surreali vicende di Sandman Overture, la miniserie che ha segnato il ritorno del Principe dei Sogni Morfeo! Non perdete questo nuovo straordinario capitolo della saga scritta dal grande Neil Gaiman e illustrata dall’eccezionale J.H. Williams III!

SANDMAN OVERTURE # 3

Per quanto concerne la recente produzione DC, ci sono due opere che si distinguono per la qualità e la complessità della concezione narrativa e grafica. La prima è Multiversity del geniale Grant Morrison che sta stravolgendo in maniera pazzesca il Multiverso. La seconda è Sandman Overture di Neil Gaiman, miniserie che segna il ritorno di uno dei personaggi più amati e apprezzati, il cupo e inquietante Dio dei Sogni Morfeo, protagonista a suo tempo di un mensile considerato all’unanimità una pietra miliare non solo della DC/Vertigo ma del comicdom mondiale. Il fatto che lavori così dirompenti siano firmati da autori provenienti dal Regno Unito è l’ennesima dimostrazione di quanto sia ancora innovativa la scuola fumettistica di area British.

Come sanno i fan, la miniserie si colloca in un periodo precedente il comic-book Sandman, in pratica nel momento in cui Morfeo non era stato imprigionato dalla setta di occultisti introdotti nel primo, leggendario episodio del mensile regolare. C’era il rischio che Neil giocasse stancamente con vecchi concetti, giusto per accontentare gli estimatori di Dream, ma per fortuna non è accaduto e Sandman Overture si sta rivelando un gioiello grafico e narrativo. In effetti, comunque, lo sceneggiatore usa vari character del passato, delineando una story-line piena di rimandi e citazioni delle sequenze più salienti della saga di Morfeo.

Ma la trama è profonda e avvincente, ricca di misteri ed enigmi, valorizzata da testi lirici e intensi. Gaiman non ha perso colpi e lo sta dimostrando. La vicenda è iniziata con l’uccisione di una versione di Morfeo da parte di una stella impazzita. Questo evento rischia di distruggere l’intera esistenza per tutta una serie di ragioni. Allarmato, il Signore dei Sogni, dopo aver discusso con svariate incarnazioni della sua poliedrica personalità, si mette in viaggio, cercando di raggiungere la Città delle Stelle e di capirci qualcosa. Insieme a lui, c’è la sua versione felina introdotta nella celeberrima ‘Sogno di Mille Gatti’, una delle storie in assoluto più acclamate dal pubblico e dalla critica.

In questo terzo capitolo Gaiman, pur ricorrendo alle abituali atmosfere fantasy, inserisce Morfeo in un contesto pseudo-western. Il viaggio che intraprende insieme al gatto è infatti tipico dei pionieri che attraversano le zone vaste del west e affrontano imprevedibili pericoli. Ed è proprio ciò che avviene e Gaiman non rinuncia ad inserire altri character. Per esempio, riappaiono le Tre Streghe, ben note ai lettori Vertigo, e si sa che la loro presenza non annuncia mai nulla di buono. Poi fa il suo esordio Speranza, una ragazzina che giocherà un ruolo importante, e ricompare Alianora, vecchio amore di Morfeo introdotta nella seminale ‘A Game of You’. Per giunta, si scoprono particolari impensabili sul suo conto che la legano al terribile Desiderio.

Ma questi sono solo labili accenni di ciò che leggerete. Gaiman infatti crea un intreccio di ampia portata, sbizzarrendosi con invenzioni immaginifiche, facendoci intravedere alieni, strane creature e arrivando a citare persino il Corpo delle Lanterne Verdi e i mostruosi esseri cancerogeni creati da Len Wein e Bernie Wrightson nelle classiche storie di Swamp Thing. J.H. Williams III, dal canto suo, fa un lavoro eccezionale. Nei numeri precedenti i lettori avevano già avuto modo di ammirare le sue tavole variopinte e spettacolari, degne di un trip da LSD. E pure stavolta non è da meno. Ogni pagina ha una costruzione peculiare, a volte legata a un simbolo specifico, altre volte organizzata in modo da formare una silhouette particolare. Da notare la doppia pagina incentrata sulla figura di un gigantesco troll che, simile a un maestoso titano, regge sulle spalle l’universo.

In alcuni momenti il tratto di Williams fa pensare, facendo i debiti distinguo, a quello del Moebius di Blueberry (ma ho già specificato che in questo capitolo le influenze western sono evidenti), e il penciler ricorre a uno straordinario mix di matite e contributi pittorici che fanno di Sandman Overture un’opera d’arte. Da lodare poi i colori dell’ottimo Dave Stewart. Insomma, se c’è un fumetto da seguire senza se e senza ma è proprio questo. In pratica, un must.

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