Sam Zabel e la penna magica – Recensione

Pubblicato il 13 Aprile 2015 alle 10:20

Arriva in Italia, edito da BAO Publishing, il romanzo grafico che segna il ritorno dell’artista neozelandese Dylan Horrocks

Sam_Zabel_e_la_penna_magica

Avete mai desiderato di poter interagire con i vostri personaggi a fumetti preferiti? Beh, chi è che non vorrebbe entrare in quel mondo di pura fantasia, anche solo per divertirsi o per scappare dalle responsabilità della vita quotidiana!?

Come il cinema, il fumetto è prima di tutto una evasione dalla realtà: un luogo magico sicuro, accogliente e ospitale, dove potersi rifugiare per poter stimolare la propria immaginazione e, perché no, imparare qualcosa .

La magia prodotta dal fumetto e il rapporto tra ogni singola opera e il suo scrittore sono i due temi protagonisti di Sam Zabel e la penna magica, la graphic novel edita dalla BAO Publishing con cui Dylan Horrocks torna ad omaggiare la Nona Arte, a 15 anni di distanza dall’uscita di Hicksville.

Sam Zabel, alter ego di Horrocks, è un fumettista neozelandese caduto in uno stato di profonda crisi creativa e di anedonia, un’assenza di piacere molto prossima alla depressione.

Sposato e con due figli a carico, le giornate di Sam sono scandite dagli impegni familiari, dalle ricerche al computer e  dalla scrittura controvoglia delle sceneggiature di  Lady Night, un fumetto con protagonista una supereroina che, rispetto ai fasti degli anni ’50, ha preso una pericolosa deriva commerciale. In occasione di una conferenza sulla letteratura nel 21simo Secolo, il fumettista fa amicizia con  Alice Brown, una giovane nerd autrice di Web comics  e fanzine, che lo introduce alla lettura di un misterioso fumetto vintage intitolato Il re di Marte ad opera di un certo Evan Rice.

Incuriosito dalle parole della giovane scrittrice, Sam compra il fumetto, ma durante la lettura, a causa di un semplice starnuto,  si ritrova catapultato inspiegabilmente proprio nelle pagine de Il Re di Marte, in un mondo popolato da marziani dalla pelle rossa e da gruppi di venusiane verdi ninfomani. Per scoprire come si è ritrovato in questo universo alternativo costituito da personaggi dei  fumetti, Sam dovrà intraprendere uno stravagante viaggio tra fumetti di ambientazione piratesca/medievale e manga scolastici  alla ricerca di una potente penna magica in grado di dare vita alle storie di fantasia.

Come si evince dalla trama, l’elemento metanarrativo costituisce la caratteristica principale di Sam Zabel e la penna magica. ‘Il fumetto che parla di fumetti’ è un topos che sta acquistando una certa importanza nel panorama fumettistico internazionale, nonostante non sia di facile sviluppo.

In questa graphic novel Dylan Horrocks utilizza il meta-fumetto in maniera molto interessante, poiché dietro l’apparenza di un’avventura onirica e a tratti delirante in stile Alice nel Paese delle Meraviglie, cerca di stimolare nel lettore molti (forse anche troppi) interrogativi sul medium del fumetto e sul ruolo della fantasia.

Tutte le penne sono magiche, Sam. Ogni matita, pennello, ogni dito intinto della pittura….. è tutto magico

Che cosa significa “leggere un fumetto”?  Com’è strutturato il processo creativo di un’opera? Ma soprattutto: è giusto che un artista  si ritenga moralmente responsabile delle fantasie che portano alla creazione delle sue opere?

Tra queste domande la problematica della responsabilità morale dell’autore ricorre spesso nel corso dell’avventura e merita una certa riflessione. Mentre nel sogno le fantasie di uno scrittore prendono forma solo nella sua mente e solo da lui sono conosciute; nel processo di creazione di un’opera, invece, la sua immaginazione e i suoi desideri più nascosti danno vita ad un prodotto reale, che verrà osservato ed usufruito da una nutrita schiera di persone estranee, con il rischio di poter essere mal interpretati o accusati di trasmettere un messaggio sbagliato.

Il potere (e quindi la responsabilità) di dare vita ad un prodotto di pura fantasia nasce proprio nel momento in cui si utilizza un qualsiasi strumento artistico, come una comune penna. Seppure  questa riflessione sembra giustificare l’imputazione di una responsabilità, non viene specificato come e nei confronti di chi o cosa bisogna sentirsi responsabili. Nei confronti della società sostenitrice dei falsi idoli del perbenismo?

Poche volte Horrocks ci offrirà una risposta esplicita alle tante domande sollevate, facendo emergere in maniera chiara una dolce nostalgia nei confronti di un certo tipo di fumetto del passato: quello che presentava storie ingenue, ma che allo stesso tempo produceva nel lettore un incantamento puro, scevro da giudizi assoluti e da ogni possibile influsso commerciale o socio-politico proveniente dalla vita vera. Il fumetto come Arte trascendentale.

L’autore lascia spazio anche ad una velata critica al mondo dei comics supereroistici, omaggiando esplicitamente i pochi autori che hanno saputo ricavarne fumetti di qualità (Alan Moore, Grant Morrison e Frank Miller) e ironizzando indirettamente tramite Lady Night sui suoi trascorsi alla DC Comics sul mensile di Batgirl.

A parte ciò, Sam Zabel e la penna magica è prima di tutto una godibilissima avventura divisa in 13 avvincenti capitoli, con tanto di mostri, villain da sconfiggere e personaggi secondari carismatici come Miki, una scatenata ragazza otaku che vola con stivali a razzo. Se la storia non fosse stata dilatata più del dovuto, si sarebbe potuto evitare anche una certa ridondanza.

Da un punto di vista grafico, Horrocks dimostra una notevole varietà stilistica, che gli permette di passare con naturalezza dal disegno retrò dei fumetti anni ’50 (con tanto di pagine ingiallite) a quello classico dei manga giapponesi. Il suo tratto morbido e pulito riesce a creare scene evocative (vedi la scena dell’harem con le donne venusiane) o fortemente simboliche, per effetto della saltuaria mancanza totale o parziale degli sfondi.

Grazie ai tanti temi toccati e alla  molteplicità delle sue chiavi di lettura, il prodotto finale confezionato da Dylan Horrocks non mancherà di far parlare di sé nei mesi a venire.

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