Manifest Destiny 1 – Recensione

Pubblicato il 17 Settembre 2014 alle 10:30

L’esplorazione dell’Ovest americano, i pioneri Lewis e Clark…e soprattutto un sacco di mostri!!! Questo è Manifest Destiny

MANIFEST DESTINY VOLUME 1

Manifest Destiny_vol01_cover

Autori: Chris Dingess, Matthew Roberts, Owen Gieni
Genere: horror-distopico
Editore: SaldaPress
Uscita: Settembre 2014
Formato: 16.8×25.6, brossurato, 136 pp col
Prezzo: 14.90 euro

L’esplorazione del selvaggio West è sempre stato un argomento affascinante, che ha ispirato libri, film, fumetti. L’idea di una terra inesplorata, che offrisse sorprese e pericoli, è sicuramente un’ambientazione che permette di costruire storie interessanti e appassionanti.
Nessuno però aveva mai provato un’interpretazione così fuori dagli schemi come fa questo Manifest Destiny, diventato subito esauritissimo negli USA al lancio.
Il titolo, “destino manifesto”, si riferisce all’idea di avere il dovere morale di portare civiltà e modernità nelle terre selvagge che tanto ispirò gli esploratori del XIX secolo.

I fatti quindi narrati in questa storia hanno un’origine reale: Lewis e Clark sono realmente esistiti, raggiunsero la costa pacifica all’inizio dell’800. Secondo Manifest Destiny, nel loro viaggio trovarono….mostri. Mostri fantastici, cattivi e spietati.
Il fumetto inizia dandoci uno spaccato sull’imbarcazione che trasporta la spedizione: spaccato in tutti i sensi, perché troveremo due tipi di personaggi. I due protagonisti e i volontari, che sentono fortemente l’idea del destino manifesto: per loro ogni creatura è un pericolo, va esaminata e analizzata ma soprattutto eliminata, anche a costo di rischiare la vita.

Poi ci sono i mercenari: galeotti a cui è stata offerta la libertà in cambio della missione, pedine sacrificabili in questa avventura rischiosissima. Per loro la priorità è sopravvivere, e sono pronti a scappare al primo pericolo: subito la dinamica tra le due fazioni sarà interessante e utile a non appiattire l’introduzione. Manifest Destiny alterna un ritmo serrato nelle scene di lotta e cali di ritmo con conversazioni e dinamiche interne tra i personaggi che comunque non rallentano eccessivamente la lettura, anzi talvolta fanno crescere la tensione in maniera efficace.

La prima creatura bestiale che gli esploratori incontreranno sarà una sorta di minotauro: l’incontro spaventerà soprattutto i mercenari presenti, che cominceranno a chiedersi cosa realmente li aspetti. E’ interessante infatti come i pionieri sembrino molto consapevoli di trovare cose fuori dal comune in questa spedizione: si crea così una sorta di mistero che evita di far cadere la narrazione in un monotono cerca-scappa-uccidi,, interessando il lettore e approfondendo così i personaggi.
Per rifugiarsi dai minotauri la compagine finirà per rifugiarsi in un villaggio apparentemente abbandonato. Sembrerebbe un buon moneto per rallentare la narrazione, ma ben presto si scoprirà che il forte è stato abbandonato per un motivo ben preciso, essendo infestato da una sorta di zombie-vegetali, con un design veramente riuscito.

Chiusi tra due fuochi, il gruppo di Lewis e Clark si troverà a far conto con le prime vittime, con l’inasprirsi degli sconti interni e con il gruppo di superstiti fuggiti all’infezione del villaggio. qui la narrazione effettivamente rallenta, per dar tempo al lettore di elaborare tutto quello di enorme e pericolo appena visto e per introdurre un altro mistero che rende intrigante la trama, l’arrivo di una ragazza indiana decisamente in grado di badare a se stessa, di cui i due esploratori sembravano aspettare l’arrivo.

L’ultima parte del fumetto è secondo me quella più riuscita ed esplosiva, con la fuga dal forte, ulteriori vittime e il confronto con l’origine delle creature zombie: la cosa davvero interessante è che ognuno di questi mostri non è semplicemente un pericolo ambulante ma sembra avere un misterioso ma preciso background, che probabilmente verrà rivelato con il proseguire della storia ma che appunto è ottimo per tenere vivo l’interesse del lettore senza ridurre il tutto ad una semplice caccia alla bestia.

I disegni di Roberts e i colori di Gieni svolgono davvero un ottimo lavoro: nulla di indimenticabile quando si tratta di dialoghi e caratterizzazione dei volti, ma le scende d’azione sono davvero ben realizzate, le vignette sono impostate in maniera efficace ed originale ed il design delle creature evita di dare una sensazione di deja-vu, rischio che poteva essere concreto disegnando dei non-morti, ormai visti in tutte le salse ma forse non in quella qui presentata.
I dialoghi sono semplici ma mai eccessivamente ridondanti, anche se a dir la verità non c’è molto spazio per approfondimento ed evoluzione dei personaggi, almeno in questo primo volume, anche se forse non è quello che spetta fare a questo genere.

Insomma un prodotto molto interessante ma soprattutto che apre a ottimi sviluppi, non ricadendo nel genere mainstream ma contemporaneamente fornendo un intrattenimento tutto sommato accessibile e godibile.

Voto: 7,5

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