Destino 2099 di Warren Ellis: Il Mondo di Destino 1 – Recensione Panini

Pubblicato il 15 Luglio 2014 alle 10:30

Torna una delle opere più dirompenti della Marvel: l’acclamato ciclo di Destino 2099 scritto dal trasgressivo Warren Ellis! Cosa succederà all’universo futuribile del 2099 quando lo spietato Von Doom deciderà di dominare il mondo? Scopritelo in questo volume targato Panini Comics!

Destino 2099 by Warren Ellis – Il Mondo di Destino 1

DESTINO 2099 BY WARREN ELLIS IL MONDO DI DESTINO 1

Autori: John Francis Moore, Warren Ellis (testi), Pat Broderick, David Klein (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 17,00, 17 x 26, pp. 208, col.
Data di pubblicazione: luglio 2014

Come ho scritto in altre occasioni, la linea 2099 che la Marvel varò all’inizio degli anni novanta fu il tentativo di creare un universo futuribile popolato da personaggi che più o meno si richiamavano a concetti narrativi già conosciuti e di successo, inseriti in un contesto cyberpunk. E, con buona pace degli estimatori di tale divisione editoriale, di cyberpunk non c’era quasi nulla. Buona parte delle serie 2099 erano collocabili nell’ambito della science-fiction tradizionale e mancava l’attitudine eversiva e antagonista tipica delle opere di Gibson, Sterling, Rucker, Cadigan e così via.

Ma ci furono due importanti eccezioni. La prima fu Ghost Rider 2099 di Len Kaminski e Chris Bachalo e la seconda Doom 2099. In questi comic-book gli sceneggiatori non cercarono di scimmiottare malamente lo stile cyberpunk. Erano cyberpunk e basta. Tuttavia, per ciò che concerne Doom 2099, il discorso vale per la run di Warren Ellis, iniziata con il n. 24 della testata. In precedenza, le vicende erano state narrate da John Francis Moore che in maniera pedante e noiosa si era limitato ad inserire il Dr. Destino in un’ambientazione fantascientifica sostanzialmente convenzionale.

Nella serie c’era un mistero relativo all’identità di Von Doom. La serie era iniziata con Destino che di colpo appariva nel 2099. Si trattava del vero monarca di Latveria? O di un discendente? O di uno dei tanti robot creati dal perfido villain e dotato di autonomia? Moore non lo spiegò mai e delineò story-line imperniate sulle macchinazioni di Doom che cercava di assumere il controllo del mondo. Ma a un certo punto la Marvel decise di stravolgere tutto assumendo Warren Ellis, all’epoca messosi in luce in casa Vertigo con un controverso ciclo di Hellblazer.

Nei nn. 24 e 25 l’autore britannico collaborò con Moore portando a compimento una trama riguardante il dissidio tra Destino e i perfidi Tiger Wylde e Margaretta Von Geisterstadt. A partire dal n. 26, però, Ellis incominciò a concepire una saga di ampio respiro con un obiettivo preciso: trasformare la serie nel fulcro dell’intera divisione editoriale 2099. Fino a quel momento, infatti, le vicende di Destino non avevano influenzato più di tanto le altre collane e ci voleva quindi un ribaltamento delle prospettive. Ellis, perciò, si pose una domanda cruciale: cosa succederebbe se Destino riuscisse ad ottenere il potere e a diventare leader degli Stati Uniti?

La risposta potrete trovarla in questo volume Panini Comics che include i nn. 24/31 del comic-book originale nonché l’albo 2009 Special: The World of Doom. Si tratta di materiale pregevole che molti lettori aspettavano da tempo e, senza spoilerare, specifico che lo status quo del 2099 cambia radicalmente. Ma cambia pure l’atmosfera delle storie. Ellis scrive testi sperimentali, inventivi e incisivi, di chiara matrice cyberpunk, creando personaggi che non sfigurerebbero in un romanzo di William Gibson o in una pellicola stile Matrix. In un certo qual modo, Doom 2099 rappresenta l’inizio di un discorso cyber che articolerà poi in altre celebrate opere come Stormwatch, per esempio, o Transmetropolitan. Crea character inquietanti come Majik e Paloma, contrappone Destino al terribile Tyler Stone, ripesca addirittura l’Iron Man del 2020 e descrive una società asettica, disumana, dominata da multinazionali come la Stark-Fujikawa, senza rinunciare a momenti di critica sociale.

In parole povere, Doom 2009 (al pari di Hellstorm che Panini farebbe bene a ristampare) fu uno dei pochi mensili Marvel dai toni adulti paragonabili a certi prodotti Vertigo della concorrente DC. Dal punto di vista dei disegni, Pat Broderick, che aveva tenuto a battesimo la serie, fa un buon lavoro, sebbene il suo tratto risulti sovente standardizzato (in seguito farà meglio Steve Pugh). Altri episodi sono invece illustrati dall’efficace David Klein. Nel complesso, il volume è da accogliere con favore poiché ripropone una delle opere Marvel più peculiari e intriganti mai realizzate.

Voto: 7 ½

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