Supereroi Il Mito, la recensione del numero 2 Thor Il Seme di Galactus

Pubblicato il 14 Gennaio 2014 alle 11:30

È disponibile il secondo volume della collana Supereroi Il Mito e stavolta è il turno di Thor, il Dio del Tuono della Marvel, alle prese con minacce di portata cosmica in storie scritte da Robert Rodi e Matt Fraction e illustrate da Olivier Coipel e Mike Choi.

supereroi il mito 2 recensioneSupereroi Il Mito n. 2
Thor Il Seme di Galactus

Autori: Robert Rodi, Matt Fraction (testi), Mike Choi, Olivier Coipel (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Genere: Supereroi

Prezzo: € 9,99, 18 x 28, pp. 272, col.

Data di pubblicazione: 2013

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Una collana intitolata Supereroi Il Mito non può non prendere in considerazione un personaggio che sin dagli anni settanta è stato conosciuto in Italia con l’appellativo di ‘mitico’. Mi riferisco a Thor, il celeberrimo Dio del Tuono, uno dei pilastri del Marvel Universe. La gloriosa editoriale Corno rese il termine ‘mighty’ con ‘mitico’, appunto, e sebbene non si trattasse di una traduzione accurata, non fu fuori posto, considerando che, come ben sanno i Marvel fan, le vicende di Thor hanno molto a che vedere con gli antichi miti. Stan Lee, nel lontano 1962, ebbe l’idea di trasformare un dio della mitologia nordica in un supereroe, facendolo esordire nel mensile Journey Into Mystery. In principio, le storie del biondo asgardiano erano fantascientifiche nei toni e in un certo qual modo l’eroe era una specie di Superman della Marvel e affrontò minacce che sembravano uscite da un comic-book dell’Uomo d’Acciaio. Con l’importante eccezione del malvagio Loki, tutti quegli elementi fantasy che in seguito avrebbero avvinto i fan erano assenti.

Dopo qualche mese, però, Lee si rese conto che c’era un immenso pantheon mitologico da utilizzare e, coadiuvato dal grande Jack Kirby, introdusse Asgard, dimora degli dei norvegesi; il sovrano Odino e character fondamentali come Balder, i Tre Guerrieri, Karnilla, Sif, Hela, Heimdall e così via. Presto Journey mutò nome in Mighty Thor e le story-line firmate Lee/Kirby, oltre ad essere considerate tra le migliori produzioni Marvel di tutti i tempi, furono un riuscito mix di supereroismo, fantasy e fantascienza. Thor divenne uno degli eroi più popolari, grazie pure alla sua appartenenza ai Vendicatori, e nei seventies la sua serie continuò ad essere apprezzata, anche se autori come Len Wein o Gerry Conway non fecero altro che sfruttare a più riprese le vecchie intuizioni di Lee senza aggiungere nulla di nuovo.

Bisognò attendere i primi anni ottanta, quando Walt Simonson risollevò le sorti del mensile con una lunga e incredibile run, altamente innovativa, che rimise sotto la luce dei riflettori il Dio del Tuono. Dopo la gestione di Tom De Falco, tuttavia, il comic-book di Thor ha subito sconcertanti alti e bassi qualitativi e per un periodo è stato chiuso. Forse è il personaggio a risultare datato, perlomeno confrontato ad altri character odierni, e piuttosto scontato nella sua divinità. Il presente volume, comunque, include alcune produzioni recenti. Si inizia con la miniserie Astonishing Thor scritta da Robert Rodi. L’autore inserisce Thor in contesti cosmici e fantascientifici che gli sono congeniali, divertendosi peraltro ad usare creazioni storiche dell’epoca Lee/Kirby, a cominciare dal pazzesco Ego, il Pianeta Vivente.

L’improvvisa apparizione della bella Zephyr è il pretesto che serve a Rodi per descrivere un mortale scontro con Ego, lo Straniero e il Collezionista. Ma la vicenda è piatta e banale, nonché inconsistente, e risulta noiosa. L’analisi psicologica dei personaggi non esiste e Rodi stravolge le origini di Ego introducendo pure la discutibile idea di un gemello. Testi e dialoghi sono anonimi e l’unico elemento di interesse di Astonishing Thor è dato dai disegni di Mike Choi, penciler dall’impostazione pittorica che realizza tavole di grande impatto visivo e versioni suggestive di Thor e degli altri character. La miniserie non fa quindi altro che confermare l’impressione che la Marvel odierna mi suscita e cioè quella di una casa editrice attenta più alla superficie che alla sostanza. Insomma, abbiamo a che fare con un fumetto bello da vedere ma inutile da leggere.

Lo stesso dicasi per i nn. 1-6 di Mighty Thor, scritti da Matt Fraction, uno degli autori di punta della Marvel attuale. Lo sceneggiatore, di solito abile, delinea anche in questo caso una story-line inconsistente. La storia si svolge nel periodo in cui Asgard si trovava sulla Terra, il perfido Loki era un bambino e Odino era tormentato da una spaventosa profezia (la vicenda si collega al crossover Fear Itself). La popolazione di Broxton, nell’Oklahoma, non ama avere gli asgardiani come vicini e teme, non senza ragione, per la propria incolumità. Un prete si fa portavoce dei timori della collettività e chiede agli dei di andarsene. Ma che succede quando all’improvviso appare Silver Surfer, divenuto nuovamente l’araldo di Galactus? La risposta è ovvia: il Divoratore di Mondi sta per arrivare e la sua presenza non promette nulla di buono. E va da sé che Thor si opporrà a una delle creature più temibili del cosmo.

Tutto sembra ruotare intorno a un non meglio identificato ‘seme’ e non mancherà nemmeno lo zampino di Loki nella faccenda. Malgrado Fraction sfiori tematiche importanti come quelle della fede e delle religioni, tutto si riduce a una serie di lotte senza costrutto e la storia è dimenticabile; per non parlare poi dello stesso Thor che, dal punto di vista psicologico, è privo di personalità. Solo con Silver Surfer l’autore cerca di scavare in profondità, senza comunque riuscirci. Le matite di Olivier Coipel, assistito da Khoi Pham, sono ottime e rendono più sopportabile la lettura, così come va segnalato il dinamico lay-out. Ma torniamo al discorso di prima: c’è solo superficie e la sostanza latita. Questo volume è perciò evitabile.

Voto: 5

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