Recensione Marvel Gold Excalibur, la spada sguainata – Panini Comics

Pubblicato il 9 Settembre 2010 alle 10:40

Autori: Chris Claremont (testi), Alan Davis (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 15,00 17 x 26, pp. 168


Nel corso degli anni ottanta, Chris Claremont, deus ex machina dell’universo mutante Marvel, era un mito indiscusso; perché, come tutti sanno, è grazie a lui se Uncanny X-Men è stata non solo la serie più venduta e amata negli Stati Uniti ma anche un vero e proprio fenomeno mediatico e comunicativo.

Occupandosi di personaggi che, in principio, nemmeno la Marvel considerava più di tanto, delineò una intricata serie di vicende, con misteri e colpi di scena degni di una soap opera, che avvinsero un numero enorme di lettori; e, nel corso degli anni, Ciclope, Tempesta, Wolverine e gli altri componenti della squadra diventarono gli eroi più apprezzati dai Marvel zombies.

Ovviamente, il successo di Uncanny X-Men facilitò l’uscita di iniziative collaterali, con diversi mensili collegati alle vicende labirintiche dei pupilli del Professor X. Tramite le storie degli homo superior tormentati e braccati dagli umani, Claremont affrontò, nell’ambito del fumetto popolare, tematiche importanti, a cominciare da quella del razzismo; e, come molti critici e lettori rilevarono, Claremont si avvicinò ad atmosfere sempre più cupe e drammatiche che sfociarono nella story-line intitolata ‘Massacro Mutante’.

Fu il vertice della cosiddetta tendenza ‘morte e disperazione’ che permeò i comics americani per un certo periodo. Di conseguenza, quando, nel 1987, la Marvel annunciò un nuovo serial mutante, imperniato su un’altra squadra di homo superior, e sempre scritta da Claremont, tutti si aspettarono le consuete avventure dal tocco tragico.

E, invece, Chris partorì Excalibur, coadiuvato da Alan Davis. Il comic-book, innanzitutto, non era ambientato negli Stati Uniti ma in Gran Bretagna. E i membri della squadra erano Nightcrawler e Shadowcat (fino a quel momento componenti degli X-Men); Rachel Summers, la seconda Fenice (che Claremont aveva introdotto sempre su Uncanny per poi farla sparire); e due personaggi poco noti ai fans americani, Capitan Bretagna e la stupenda compagna Meggan.

Capitan Bretagna era apparso su riviste della Marvel UK (e alcune run erano state scritte da Alan Moore e da Jamie Delano) e Chris lo aveva presentato in un paio di episodi di Marvel Team Up (serie dedicata alle alleanze dell’Uomo Ragno) e in un annual di Uncanny X-Men (dove compariva anche la sorella di Cap, Psylocke, futura acquisizione degli Uomini X).

Alan Davis, dal canto suo, aveva già disegnato le storie dell’eroe britannico e, in coppia con Claremont, fece esordire il nuovo team in uno speciale, incluso in questo volume della serie Marvel Gold, insieme ai primi cinque episodi del mensile regolare. E tutti si accorsero che Excalibur era fortemente innovativa, per gli standard narrativi mutanti e, più in generale, statunitensi.

Lo stile ‘morte e disperazione’ era assente. Il serial era divertente come non mai, per non dire comico. Gli eroi, infatti, sin dal principio si trovarono coinvolti in situazioni assurde e paradossali, affrontando villains bislacchi e farseschi (Gatecrasher, gli irresistibili Warwolves, il pazzoide Arcade o il classico Fenomeno, in quello che è uno degli episodi più spassosi del comic-book) e Claremont si sbizzarrì con testi ironici e dialoghi scoppiettanti, che nulla avevano della drammaticità, a volte esasperata, presente nelle storie degli X-Men.

Il pubblico impazzì, esaltato, per giunta, dal tratto fluido ed elegante di Davis e dalla sua maniera di rappresentare l’avvenenza delle due bombe sexy Rachel Summers e Meggan, nonché dalla raffinatezza di ogni sua soluzione grafica. Excalibur, quindi, al pari di Sensational She-Hulk di John Byrne e della Justice League del trio Giffen/De Matteis/Maguire, riportò la comicità nel fumetto americano, che da parecchio latitava.

Se qualcuno storce il naso nei confronti del Claremont odierno che, ammettiamolo, non scrive una storia decente da almeno dieci anni, potrebbe provare Excalibur e rimarrebbe positivamente colpito dall’inventiva e dalla genialità da lui dimostrata. L’unico appunto che si può fare è che Chris si riferì un po’ troppo alle vicende passate di Capitan Bretagna e dei suoi avversari; e nessuno, a parte i lettori inglesi, poteva conoscerle (e ciò vale, in parte, anche oggi, benché si possa correre ai ripari leggendo il volume di Alan Moore, proposto da Panini Comics). Ma è un particolare che non compromette più di tanto la lettura di queste meravigliose storie.


Voto: 8

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