Arrow/Smallville undicesima stagione 1-4 – Recensione Lion Comics

Pubblicato il 20 Giugno 2013 alle 16:30

Dalle seguitissime serie tv, il mensile italiano della RW Lion che raccoglie le serie a fumetti del Freccia Verde e del Superman del piccolo schermo.

Arrow/Smallville undicesima stagione 1/4

Autori: Marc Guggenheim, Andrew Kreisberg, Brian Q. Miller (testi), Mike Grell, Sergio Sandoval, Jorge Jimenez, Eric Nguyen, Pere Perez (disegni).

Casa editrice: RW Lion.

Provenienza: Stati Uniti.

Prezzo: 2,75 Euro in offerta lancio il numero 1, 2,95 Euro i successivi, mensile, spillato, formato 16,8 x 25,6, 48 pagine a colori.

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Dopo il finale col botto (letteralmente) della prima stagione televisiva di Arrow, record di ascolti in America e pure su Italia 1, tanto da meritarsi anche un twitter di ringraziamenti da parte dell’attore protagonista, Stephen Amell, in attesa della seconda e delle molto probabili imminenti repliche su un qualche canale Mediaset del digitale terrestre, i fan più accaniti possono ingannare l’attesa con le avventure del Freccia Verde televisivo adattate nuovamente su carta grazie al mensile prontamente allestito dalla Lion (in edicola e fumetteria da marzo).

Come spesso succede con iniziative di questo tipo, la riduzione fumettistica non sempre è all’altezza, aggiungendo poco o nulla a quanto visto in tv, e anche questo caso non fa eccezione, tuttavia come compendio alle trame del serial qualche piccolo spunto anche apprezzabile si può trovare, a patto ovviamente di aver seguito attentamente gli episodi in tv, perché qui eventuali note di raccordo tra fumetto e televisione sono quasi del tutto assenti.

Chi non s’è fatto sfuggire nemmeno una puntata della prima stagione apprezzerà quindi dettagli come il recupero del Queen’s Gambit e la scoperta del suo sabotaggio (Arrow 3), o il piccolo episodio del passato nelle forze militari della guardia del corpo di Oliver (e talvolta pure suo sostituto sotto il cappuccio verde), John Diggle (su Arrow 2, graficamente però il punto più basso di questa versione a fumetti), finendo con le ennesime incomprensioni con l’amico Tommy, dovute ovviamente al segreto della sua doppia identità (Arrow 4).

Ogni albo originale è composto da più storie brevi, tre da dieci pagine l’una, il sommario del numero italiano quindi è presto allestito con due short stories alla volta arrivando a pubblicare due numeri interi americani ogni tre italiani, lasciando ovviamente la metà restante al serial di Smallville; graficamente Arrow si mantiene su livelli abbastanza accettabili, addirittura con la vecchia gloria Mike Grell a fare da portabandiera (e anche le cover dal numero 2, la prima era obbligatoriamente tratta da una foto dell’Arrow televisivo), autore che curava il personaggio addirittura dagli anni ’70 quando ne disegnava già le storie in tandem con Lanterna Verde (roba in parte pubblicata dalla lontana Cenisio e ora ristampata malamente ancora dalla Lion), passando poi per il suo rinascimento post-Crisis e la fondamentale mini dei Cacciatori del Lungo Arco (the Longbow Hunters) nella seconda metà degli Anni ‘80, proposte all’epoca dalla Play Press sul suo mensile omonimo (e poi ristampata dalla Planeta in volume).

Sono passati tanti anni ma i risultati sono ancora abbastanza buoni, anche se in quattro numeri si sono viste solo due sue storie (Arrow 1 e 3), di cui una introduttiva/riassuntiva del personaggio e delle sue vicissitudini da naufrago e poi da vendicatore urbano, probabilmente necessaria come apripista, ma in sostanza abbastanza generica e soprattutto velocissima da leggere; un po’ più sostanziosa la seconda sul numero 3, dove Oliver e Diggle si recano addirittura in Russia per eliminare l’ennesimo criminale segnato sulla sua lista, sicuramente più riuscita.

Molto interessanti anche le storie disegnate da Jorge Jimenez, la prima su Arrow 2 dedicata alla misteriosa killer asiatica dai capelli bianchi della Triade cinese (una veloce, velocissima incursione sulla sua origine, con qualche sbavatura nella trama peraltro), e la seconda dedicata al rapporto di Oliver con l’amico d’infanzia Tommy (cui accennavo in precedenza), su Arrow 4, comunque molto dinamiche, come ben si addice al telefilm, e con quel tratto un po’ sporco perfetto per creare la sintonia con le atmosfere tv, semmai più deficitario nel tratteggiare i volti dei personaggi che per forza di cose devono richiamare abbastanza esplicitamente gli attori del serial.

Chiude il cerchio Sergio Sandoval, finora il disegnatore più presente con ben tre storie nei primi quattro numeri (Arrow 1, 3 e 4), buono anche lui col suo tratto sporco e spigoloso a ricreare l’atmosfera urbana della serie tv, un po’ meno nel delineare i volti dei personaggi, abbastanza accettabile invece nelle scene d’azione (ma senza esagerare); nel complesso una lettura pur non disprezzabile ma abbastanza leggera (per non dire impalpabile), fatta in parallelo col serial tv è probabilmente la scelta migliore per ottenere il massimo dalle sue potenzialità, e grazie all’uscita dell’albo in concomitanza alla messa in onda e alle probabili repliche, questo mensile ha tutte le carte in regola per sfruttare ancora a lungo il favore dei passaggi televisivi, senza contare che il successo anche in patria ne dovrebbe garantire la prosecuzione per chissà quante stagioni (solo per sviscerare le vicissitudini di Oliver sull’isola ne sono state pianificate almeno cinque).

Diritto di nascita

…CONTINUA E SI CONCLUDE NELLA PROSSIMA PAGINA…

Discorso leggermente diverso invece per il serial di Smallville, di cui la versione a fumetti prosegue di fatto la trama lasciata in sospeso col finale della decima stagione, anziché accompagnarla con piccoli tasselli aggiuntivi strada facendo; il vero punto dolente in questo caso sono invece i disegni, appaltati almeno finora al solo Pere Perez che alterna tavole anche decenti, ben lontani comunque dall’impressionare lettori più avvezzi ai fumetti, ad altre dove inquadrature, vignette e pose sono quasi al limite del dilettantesco, involute, forzate, esteticamente abbastanza sgraziate, con le espressioni dei personaggi tv molto altalenanti (ovvero talvolta anche riconoscibili, tal altra no, una su tutti Lois Lane che evidentemente non è nelle sue corde).

Peccato perché a livello di trama la serie è anche interessante, si riparte con un mondo che ormai guarda al cielo per vedere la scia rossa e blu di Superman intento a compiere i suoi salvataggi quotidiani (dopo aver spostato nientemeno che Apokolips fuori dall’orbita terrestre nel finalone dell’ultima stagione), un Lex Luthor abbastanza somigliante a Michael Rosenbaum (pelato), clone e senza memoria del suo passato tranne che dell’omicidio della sorella Tess Mercer ora annidata nella sua coscienza grazie a una neurotossina; Freccia Verde (sì, com’era lecito aspettarsi c’è anche il FV di Smallville qui, il che rende anche più curioso l’abbinamento dei serial), continua la sua lotta al crimine supportato dalla moglie Chloe, e una scena d’azione (almeno per ora) in tandem con Superman era praticamente d’obbligo.

Intanto con la Queen Industries stanno costruendo una “Torre di Guardia” sul lato oscuro della Luna, da una breccia spazio-temporale piomba sulla Terra un misterioso visitatore e quasi contemporaneamente uno Space Shuttle della Lex Corp ha un gravissimo incidente; a farne le spese soprattutto il pilota, tratto in salvo in extremis proprio da Superman, peccato che si chiami Hank Henshaw (ovvero il ben noto Superman Cyborg!), il cui esordio è guarda caso molto simile a quello delle vecchie serie a fumetti (e quindi non fa presagire nulla di buono).

Di carne al fuoco quindi ce n’è già in discreta quantità, anche qui ogni albo americano è spalmato su almeno uno e mezzo italiano, è necessaria però la conoscenza base del telefilm altrimenti si perdono diversi dettagli, anche abbastanza fondamentali per la piena comprensione delle vicende, parliamo comunque di una storia che dovrebbe proseguire le trame di ben dieci stagioni televisive e indirizzata più specificatamente al pubblico televisivo che a quello abituato ai comics; tuttavia la vera nota dolente rimangono i disegni, probabilmente anche forzati ad essere il più vicino possibile a quanto visto in tv, al lato pratico invece spesso deludenti e a poco serve il nuovo, pressoché inutile e poco incisivo, design rifatto del costume di Superman (ma magari i telespettatori meno abituati a leggere fumetti sono di bocca buona e gradiranno il tutto molto di più).

Chiudono gli albi due pagine dedicate alle cronologie degli episodi di Smallville a partire dalla prima stagione (ogni numero ne percorre esattamente metà, quindi in venti uscite si dovrebbe avere il riassunto completo di tutte), e alcuni schizzi e le cover della collana (che pare di capire sono sempre due); edizione Lion nel complesso abbastanza buona, soprattutto considerando il prezzo che da quello lancio di 2,75 Euro è riuscito a mantenersi ancora sotto i 3, forse proprio grazie al sostegno dei passaggi televisivi di entrambe le serie (ad oggi su Italia 1 ogni pomeriggio vanno in onda le repliche di Smallville), che certo devono aver aiutato nel successo iniziale della collana visto che il numero 1 è andato esaurito in breve tempo, agli sfegatati fan di entrambi questi telefilm il binomio è evidentemente piaciuto e pure molto.


 Voto: 6 1/2

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