Sin City vol. 1: Il duro addio – Nuova edizione – Recensione

Pubblicato il 7 Maggio 2012 alle 10:52

Magic Press ripropone una delle più acclamate saghe noir contemporanee: Sin City del leggendario Frank Miller! Seguite le crude e violente vicissitudini del terribile Marv ambientate nell’intimidente Città del Peccato!

Sin City Il Duro Addio

Autore: Frank Miller (testi e disegni)

Casa Editrice: Magic Press

Provenienza: USA

Genere: Noir

Prezzo: € 15,00, 17 x 26, pp. 216, b/

Data di pubblicazione: marzo 2012

 


Frank Miller è, al pari di Alan Moore, il più importante tra gli autori emersi nel mercato statunitense dei comics anni ottanta. Sin dagli inizi di quel decennio, infatti, i lettori si resero conto che l’allora giovanissimo cartoonist del Maryland non era uno qualsiasi. Fu evidente nella sua acclamata run di Daredevil, contrassegnata da una profonda sensibilità noir e dagli influssi estetici di impronta manga. E i disegni di Miller, pur riconducibili agli stilemi di Gil Kane e Steve Ditko, erano insoliti e i fan furono conquistati dai giochi d’ombra, dalle costruzioni inventive e dall’impostazione cinetica di molte tavole che richiamavano palesemente l’esempio degli story-board cinematografici.

Quando Miller raggiunse fama planetaria con capolavori del calibro di Dark Knight Return e Batman Year One, tra gli altri, non fu più considerato un giovane alle prime armi ma un maestro a tutti gli effetti, fonte di ispirazione di entusiasti epigoni. Anche se Frank aveva iniziato la sua carriera disegnando supereroi era estimatore della narrativa hard-boiled di scrittori come Chandler, Hammett e Spillane e l’elemento noir delle sue storie era innegabile.

Di conseguenza, quando nei primi anni novanta Miller annunciò la nascita di un vero e proprio serial noir per la Dark Horse pochi si stupirono. Sin City, questo il titolo dell’opera, nacque in un periodo in cui Frank iniziava a provare insofferenza nei confronti delle major Marvel e DC (più o meno come Moore) e intendeva realizzare fumetti non imperniati sui giustizieri in calzamaglia. Sin City, quindi, fu il risultato di tale esigenza. E quello che parve un esperimento azzardato si dimostrò una delle più memorabili prove d’autore del fumetto USA, nonché uno dei più grandi esiti noir contemporanei (al pari di 100 Bullets della coppia Azzarello/Risso che qualcosa deve alle idee di Frank).

Il primo ciclo di Sin City fu pubblicato nell’antologico Dark Horse Presents e Magic Press, in possesso dei diritti di tutta la saga, ha deciso di riproporla, partendo proprio con la story-line iniziale intitolata Il Duro Addio. Frank immagina una città inquietante e sporca, dominata dal crimine e dalla corruzione, Basin City, da tutti chiamata Sin City, città del peccato. In questa oscura metropoli si aggira lo psicopatico Marv: un uomo talmente brutto e pericoloso che nessuna ragazza osa avvicinarsi a lui.

Tuttavia, la storia si apre con Marv che fa l’amore con una splendida donna, Goldie, che gli si concede per ragioni misteriose. Quando il giorno dopo Marv si sveglia, scopre che è morta. Chi l’ha uccisa? E in che modo? E’ stato Marv, dal momento che il suo equilibrio mentale è precario? Oppure la risposta è più agghiacciante? È questo il fulminante inizio di Sin City e Miller delinea una trama avvincente, dal ritmo incalzante, rappresentando in maniera esplicita le brutture e le bassezze più insidiose dell’animo umano e non esimendosi dal rappresentare graficamente una violenza sconcertante.

Come in un romanzo hard-boiled degno di questo nome, Miller sbatte in faccia al lettore verità orribili e inenarrabili legate al mondo religioso (i simboli e le ossessioni del cattolicesimo sono onnipresenti), giocando con i cliché del noir, a cominciare dai locali fumosi e malfamati, per poi continuare con pestaggi, poliziotti corrotti, femme fatales con un corpo da infarto e serial killer cannibali. Tutto è inserito in un contesto allucinante di patologia e descritto con testi secchi e incisivi, post-hemingweyani e paratattici nell’impostazione.

Sin City rappresentò un momento cruciale per l’evoluzione di Miller ma non solo per quanto riguarda i testi. I disegni, infatti, furono l’ennesimo esempio della sua voglia di sperimentazione. Frank optò per il bianco e nero (scelta obbligata per il noir) e le figure e le architetture sono il risultato dell’incontro/scontro del black and white; anzi, è il nero che delinea i contorni dei soggetti delle vignette, con il candore accecante del bianco a risaltare sullo sfondo. Lo stile è milleriano ma con omaggi a Josè Munoz (che con il noir non era un novellino) e che aveva influenzato cartoonist americani come Keith Giffen (va precisato, però, che questa tecnica l’aveva usata pure il mitico Magnus in alcuni horror). Le pagine, inoltre, sono sovente composte da due o tre grandi vignette (a volte una sola) di indiscutibile impatto visivo, stridente, per esempio, con quelle minuscole e minuziose del suo Daredevil.

Definire Sin City un capolavoro è un luogo comune ma non c’è altro termine da usare. Certo, sono evidenti quei particolari, in precedenza accennati, che spingono molti a odiare Miller: il sessismo e in generale un’ispirazione reazionaria (se proprio non vogliamo tirare in ballo il fascismo) e bisogna ammettere che è con Sin City che l’autore incomincia pian piano a perdere la bussola fino a giungere agli illeggibili deliri anti-islamisti odierni. Perciò Sin City può essere visto come il massimo traguardo della crescita artistica di Miller ma anche come il principio del suo declino umano. Nondimeno, questo è un volume che bisogna necessariamente avere e lo stesso vale per i successivi, anche perché l’attuale edizione si distingue per la qualità della stampa e la cura editoriale, indubbiamente migliore delle precedenti, e con una carta che valorizza il connubio bianco/nero che rende Sin City caratteristico. Insomma, il tp vale la spesa.


Voto: 8

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