Doom Patrol 1×01 – Pilot | Recensione

Pubblicato il 15 Febbraio 2019 alle 20:30

La squadra dei supereroi più bizzarri del mondo prende vita nella seconda serie originale firmata DC Universe.

Debutta ufficialmente Doom Patrol, seconda serie originale nata per la piattaforma DC Universe, e “spin-off” della ammiraglia Titans. Il gruppo infatti era stato introdotto proprio nel quarto episodio di quella serie – se volete recuperate la nostra recensione QUI – e aveva aggiunto un certo substrato weird a quello horror e action che avevano caratterizzato poi la serie.

Avevamo fatto la conoscenza quindi di una “famiglia” molto particolare e composta da Cliff, un robot dal cervello umano, Larry, un eccezionale cuoco completamente ricoperto di bende e la bellissima, ma affamatissima, Rita. La loro resa sullo schermo era stata poi pressoché perfetta e anche se l’episodio in questione non aveva aggiunto molto in termini di progressione della trama di Titans, se non l’aggiunta di Gar/Beast Boy al cast principale, era servito come discreto backdoor pilot.

Per chi fosse completamente a digiuno la Doom Patrol è uno dei gruppi più oscuri, caratteristici e pop della DC creato da Bob Haney, Arnold Drake e Bruno Premiani nel 1963. La Doom Patrol è costituito da meta-umani che vengono emarginati non tanto per i loro poteri, potenzialmente pericolosi quanto per il loro aspetto, e sono agli ordini del misterioso Chief Niles Caulder.

Ci ritroviamo quindi ora con il primo episodio della serie a loro dedicata intitolato – senza troppa fantasia – Pilot è sostanzialmente un retelling delle origini di tutti i protagonisti – eccetto proprio Chief. Iniziamo però dal goffo Morden e dal Paraguay del 1948. Lì l’uomo si sottoporrà volontariamente ad un esperimento condotto da un ex-ufficiale nazista con risultati che vedremo effettivamente solo a fine episodio.

La voce di Morden ci condurrà per tutto l’episodio in una analessi, in diverse epoche dagli anni ’50 agli anni ’80, in cui rivivremo l’incidente che stroncherà la vita al pilota da corsa Cliff Steele, al tragico incidente che metterà il collaudatore Larry Trainor in contatto con una misteriosa fonte di energia che lo farà precipitare con il suo aereo e con l’incidente sul set di Rita Farr che la muterà in una massa gelatinosa informe. L’ultima ad essere presentata è però Crazy Jane, giovane donna afflitta da un problema di personalità multiple… oltre 60 per la precisione e non tutti assolutamente tranquille.

Quando Chief decide di compiere uno dei suoi “viaggi di lavoro”, l’eterogeneo quartetto si avventura – per la prima volta in decenni – in città rivelandosi al mondo e soprattutto a quello che sembra essere un antico nemico proprio di Niles Caulder.

E’ difficile sbagliare quando si parla di supereroi se si parte con una storia di origini. Molti dei personaggi che rientrano in questo genere infatti hanno delle origini così iconiche che basta raccontarle con il giusto piglio e il giusto taglio e il tutto prende forma quasi da solo.

Ecco la Doom Patrol è esattamente l’opposto di questo concetto e Pilot lo esprime benissimo grazie ad un episodio che utilizza sì degli stilemi assolutamente classici ma li infonde di una inquietudine latente e disturbante che si concretizza non solo nella ironica voce narrante di Morden – un Alan Tudyk davvero in gran spolvero – ma anche nel nostro privilegiato punto di vista ovvero quello di Cliff Steele/Robotman.

E’ incredibile come lo sceneggiatore riesca a rielaborare in maniera tanto fedele quanto sorprendente le sue origini mostrandoci il conflitto interiore dell’uomo ancora prima dell’uomo trasformato in macchina.

E’ altrettanto palese che la cifra dell’episodio e di questi personaggi sia la diversità, il confronto con essa e la sua accettazione – splendido in tal senso anche il piccolo “cambio” nelle origini di Larry Trainor.

Se inoltre temete che Doom Patrol dia spazio al comic relief – così come visto in alcuni promo circolati – rimarrete, per fortuna, delusi: la serie infatti ha una certa ironia di fonda e Brendan Fraser nei panni di Robotman è incontenibile ma il luciferino Niles Caulder di Timothy Dalton da una parte e un tono quasi malinconico dall’altro rendono questo episodio uno degli esordi più convincenti fra le serie TV supereroistiche di sempre.

La regia è puntuale, la colonna sonora azzeccatissima, la fotografia cinematografica e gli effetti speciali, fra CGI e prostetica, davvero all’altezza e la scrittura è notevole riuscendo a rispettare il cuore di questi personaggi pur “reinventadoli”.

Doom Patrol è a giudicare da questo primo episodio superiore a Titans. Non c’è infatti né l’ansia da prestazione della serie ammiraglia, che pure aveva come protagonisti personaggi sicuramente più conosciuti dell’Universo DC, né quel senso di derivazione che sia Arrowverse o universo cinematografico così come concepito da Zack Snyder.

In definitiva le aspettative, caute finora, si sono alzate improvvisamente e dopo questo primo fantastico episodio Doom Patrol dovrà davvero dimostrare che i prodotti targati DC Universe possono competere con quelli di qualsiasi concorrenza.

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